di Eugenio Roscini Vitali

Sono cinque i soldati delle Forze di Difesa Israeliane che hanno perso la vita nei primi tre giorni d’invasione della Striscia di Gaza, quattro dei quali uccisi dal fuoco amico, colpiti durante gli scontri occorsi contro le formazioni combattenti di Hamas; 575 i palestinesi morti dall'inizio dell'operazione “Piombo fuso” (molti di più se si pensa ai corpi che potrebbero essere ancora sul campo di battaglia), almeno 150 i civili, moltissime le donne e bambini, quasi tremila i feriti. Dopo otto giorni di assedio e tre di guerra aperta e nonostante il tributo di sangue pagato dai civili arabi ed ebrei, il primo obiettivo dell'attacco non è ancor stato raggiunto. I razzi palestinesi continuano a cadere su Israele e il range si allunga enormemente, arrivando addirittura a meno di 30 chilometri dalla periferia sud di Tel Aviv: l'ultimo, che si è abbattuto sul centro abitato di Gedera, ha ferito lievemente un neonato di tre mesi; più di 40 i Grad da 122 mm e i Qassam da 105 mm sparati lunedì verso Ashkelon, Ashdod, Sderot, Kiryat Malakhi, Ofakim, Netivot e Be'er Sheva.

di Michele Paris

A distanza di pochi giorni dall’insediamento ufficiale alla Casa Bianca, il presidente-eletto Barack Obama ha visto cadere la prima tegola sul proprio gabinetto che dovrà affrontare a breve la conferma dei suoi membri di fronte alle varie commissioni del Congresso. Sono stati gli sviluppi di un’indagine in corso da qualche mese in merito ad un presunto scambio di favori tra il segretario al commercio designato, Bill Richardson, e un suo finanziatore, a spingere il governatore democratico del Nuovo Messico a ritirare il proprio nome dalla squadra di governo del 44esimo presidente degli Stati Uniti. L’ex segretario all’energia ed ambasciatore alle Nazioni Unite durante gli anni dell’amministrazione Clinton, sarebbe indagato per essersi adoperato affinché un’agenzia dello stato - di cui è a capo - chiudesse un lucroso contratto di fornitura con una società finanziaria californiana che figurava tra i finanziatori della propria campagna elettorale.

di Fabrizio Casari

Tra pochi giorni, Barak Obama, svestirà i panni del fenomeno politico-mediatico per indossare quelli - certo meno confortevoli e assai più impegnativi - di Presidente degli Stati Uniti d’America. Si è già scritto e detto in ogni salsa di quello che il primo presidente afroamericano simboleggia nel contesto di una superpotenza mai così in crisi d’identità, ruolo e prospettive, insomma di leadership globale. Si dirà e si scriverà di cosa farà nei primi cento giorni del suo mandato, come se la crisi sistemica che investe gli Stati Uniti fosse risolvibile in tre mesi di presidenza più o meno illuminata. Ma se i primi passi saranno dedicati a smantellare le linee di politica interna ed estera di Bush, un aspetto non secondario di questo percorso riguarderà proprio il rapporto tra Stati Uniti e America Latina. Nel suo programma elettorale, il neo presidente Usa aveva dedicato solo tredici pagine ai rapporti con il resto del continente, senza cheperaltro vi fossero però contenute particolari, significative affermazioni tali da giustificare ipotesi di lavoro immediate. Anzi, a ben guardare, solo nel capitoletto dedicato all’America Latina non si inneggiava al “change”, non si lanciavano slogan che potessero svegliare attese e speranze nei popoli latinoamericani per il nuovo inquilino della Casa Bianca.

di Giuseppe Zaccagni

Il governo della Corea del Sud si rifiuta di avanzare commenti ed ipotesi. Da Pechino e da Mosca arrivano solo timide voci e tutte riferite a fonti occidentali. Solo la Cia mette in moto la sua macchina spionistica e, dal cosmo, controlla ogni mossa per poi vendere ai media di tutto il mondo notizie, illazioni, versioni interessate. Su chi? Su Kim Jong Il, capo assoluto di una Corea del Nord silenziosa e blindata. Il personaggio è misterioso e fa del tutto per restare tale. Ed ora si parla, con insistenza, di una sua grave malattia e dell’eventuale fase di transizione che porterebbe ad una cambio della guardia al vertice del suo paese. Comunque sia una serie di notizie filtrano segnate anche da informazioni di ordine biografico.

di Eugenio Roscini Vitali

Operazione militare “Piombo fuso” su Gaza, ottavo giorno. Dopo i raid dell’aviazione israeliana e il martellante e distruttivo bombardamento dei cannoni Howitzer, i carri armati Merkava varcano il confine e la guerra entra nella seconda fase. Le truppe di terra penetrano dal confine settentrionale della Striscia: due i punti di ingresso, nei pressi di Beit Lahiya, proprio dove nel pomeriggio l'artiglieria pesante aveva colpito duro, distruggendo una moschea piena di fedeli. L'operazione prende il via alle 20:00, ora locale, proprio mentre con un comunicato lo Stato maggiore informa che l'obiettivo dell'incursione è prendere il controllo delle aree dalle quali Hamas effettua il lancio di razzi sul Neveg . Mentre i miliziani palestinesi cercano di rispondere all'invasione con un fuoco di sbarramento e con l'uso di mortai, sei i colpi sparati in serata, le truppe del Tsahal (Esercito di Difesa di Israele) avanzano appoggiate da elicotteri da combattimento e in poche ore assunto il controllo di alcune rampe di lancio dei razzi Qassam.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy