Gli Stati Uniti e l’Iran sarebbero vicini a finalizzare un accordo per lo scambio di detenuti e, soprattutto, per lo sblocco di sei miliardi di dollari di fondi della Repubblica Islamica congelati in Corea del Sud a causa delle sanzioni unilaterali americane. L’intesa, mediata dal Qatar, deve probabilmente superare ancora qualche sconosciuto ostacolo, ma ha già sollevato interrogativi tra gli osservatori sui possibili riflessi che potrebbe avere, assieme ad alcuni altri recenti sviluppi, sulle trattative – in stallo da tempo – per il ripristino dell’accordo sul nucleare iraniano (JCPOA).

Definito da tutti i partecipanti e dall’insieme degli osservatori un “compromesso accettabile” tra le resistenze dell’unipolarismo occidentale al mantenimento dell’asse politico in chiave ultra monetarista e le pressioni del Sud globale, che hanno portato all’immissione dell’Africa nell’organizzazione, si è concluso il Vertice del G20 di Nuova Delhi.

Per l’assalto alla sede del Congresso americano del 6 gennaio 2021 sono già state avviate più di 1.100 incriminazioni formali negli Stati Uniti ai danni di sostenitori di Donald Trump. Oltre 300 sono invece le sentenze di condanna emesse, ma la più pesante e significativa è stata quella di martedì contro l’ex leader della formazione paramilitare di estrema destra, Proud Boys, Henry “Enrique” Tarrio. Informatore dell’FBI e tra i registi – o presunto tale – del tentato golpe seguito alle presidenziali del 2020, Tarrio dovrà scontare 22 anni di carcere per il reato di “sedizione” nonostante non si trovasse fisicamente a Washington nel giorno dell’attacco a “Capitol Hill”.

Il faccia a faccia di Sochi dopo quasi un anno tra Putin ed Erdogan non ha come previsto risuscitato l’accordo del Mar Nero sul grano né, tantomeno, ha dato un qualche impulso al processo diplomatico per la sospensione delle ostilità in Ucraina. Queste aspettative appartenevano tuttavia soprattutto a governi e commentatori occidentali, mentre il senso del vertice di lunedì andava ricercato con ogni probabilità altrove. L’interesse principale risiedeva piuttosto nella verifica dello stato dei rapporti tra i due leader e i rispettivi paesi dopo le elezioni in Turchia del maggio scorso e il presunto riallineamento strategico di Erdogan verso occidente.

La destabilizzazione della Siria a causa delle mire strategiche americane ha scatenato negli ultimi giorni una serie di violentissimi scontri nelle province nord-orientali controllate dallo stesso contingente militare di occupazione illegale degli Stati Uniti e dai loro alleati locali. Quello che è iniziato come un regolamento di conti si è rapidamente trasformato in una battaglia tra le milizie curde e le formazioni armate delle varie tribù arabe della regione, teoricamente alleate sotto la supervisione di Washington. Nel fine settimana, una certa calma sembra essere stata ristabilita nell’area, ma le tensioni che minacciano di riesplodere rischiano di far crollare i piani USA per continuare a manovrare contro il governo di Damasco.

La giornalista britannica, Vanessa Beeley, ha proposto una cronologia dettagliata dei fatti di settimana scorsa sul suo blog ospitato dalla piattaforma Substack.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy