In tre giorni a partire da sabato scorso, le forze armate israeliane hanno bombardato altrettanti paesi in Medio Oriente, facendo segnare una significativa e rischiosissima escalation nel confronto in atto con l’Iran. Anche se il territorio della Repubblica Islamica non è stato colpito direttamente, è proprio quest’ultimo paese a essere oggetto dell’attenzione del governo del primo ministro Netanyahu, la cui impunità per azioni e crimini che non potrebbero essere tollerati se commessi da altri leader continua a essere garantita dall’appoggio completo dell’amministrazione Trump.

Per quanti sforzi i governi del G7 abbiano ostentato per proiettare un’immagine di relativa unità o, quantomeno, per evitare un nuovo fallimento pubblico, il vertice di Biarritz non ha fatto che confermare il rapido avvicinarsi di un possibile tracollo del sistema delle relazioni internazionali uscito dal secondo conflitto mondiale. Sotto la spinta di crescenti rivalità e divisioni tra le principali potenze del pianeta, prima fra tutte quella tra Washington e Pechino, i rappresentanti dei governi riuniti nel fine settimana in Francia non hanno nemmeno emesso un comunicato ufficiale unitario, essendo in grado di trovare un punto d’intesa solo nel riconoscimento della distanza che separa i rispettivi punti di vista.

Alberto Fernandez e Cristina Kirchner, candidati della sinistra peronista, hanno sconfitto il Presidente Macrì alle primarie per le elezioni presidenziali del prossimo autunno: 47 contro il 32 per cento il durissimo verdetto. Quindici punti di differenza che possono trasformarsi in distanza incolmabile. E’ stata una di quelle batoste che il presidente argentino di origini italiane, dai modi gentili e dalle idee rozze, con amicizie discutibili e politiche devastatrici, difficilmente dimenticherà. La relazione tra fallimento economico del governo e crisi di consensi pare ineludibile.
L’umiliazione di Macrì è la risposta degli elettori alle devastanti politiche ultraliberiste decise di concerto con il Fondo Monetario Internazionale. Come già avvenne con la sua musa ispiratrice, Menem, sostenuto dall’emissario dei fondi speculativi, Domingo Cavallo, la cura turbo liberista imposta agli argentini ha lastricato di fame, disoccupazione ed incertezza l’intero paese.

Lo scorso 5 agosto, i detenuti politici Edwin Espinal, Raúl Álvarez e Rommel Herrera, reclusi nel carcere di massima sicurezza "La Tolva", hanno reso pubblica la decisione di iniziare uno sciopero della fame indefinito, nella speranza di attirare l’attenzione sulla grave situazione di insicurezza e insalubrità in carcere e sul silenzio complice delle autorità. Di fronte ai locali della Procura a Tegucigalpa e nella piazza centrale di El Progreso, i famigliari dei tre detenuti politici, più quelli di un quarto giovane (Gustavo Cáceres), insieme ad attivisti del Comitato per la liberazione dei prigionieri politici, hanno iniziato un digiuno in solidarietà con i quattro detenuti.

Con una decisione inedita per l’area occidentale del pianeta, l’Amministrazione USA ha deciso di dichiarare l’embargo assoluto nei confronti del Venezuela. Donald Trump ha infatti emesso un ordine esecutivo presidenziale che allarga oltre ogni ragione il livello delle sanzioni nei confronti di Caracas, portando il paese latinoamericano al livello di altri destinatari dell’ira politica e commerciale statunitense come Russia, Corea del Nord, Siria, Iran. Vengono minacciati i Paesi che sceglieranno di mantenere rapporti commerciali con Caracas, che gli USA vogliono gettare nella disperazione; ma soprattutto non verranno perdonati partner commerciali perché la concorrenza commerciale non è amata.


Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy