Lo scontro sulle banche si è trasformato in uno scaricabarile tra politici e funzionari a ogni livello, ma è già chiaro che nessuno ne uscirà vincitore. Il leader del Pd Matteo Renzi continua ad alimentare le polemiche nel tentativo di ricostruirsi una verginità morale, ma è destinato al fallimento perché nel ruolo di paladino dei risparmiatori non è credibile. Basta dare un’occhiata ai sondaggi per rendersene conto.

Renzi però, come al solito, combatte contro ogni evidenza, rilancia, gioca d’azzardo nella speranza di ribaltare la situazione all’ultimo secondo. Fin qui questa strategia si è sempre rivelata perdente: lo è stata un ano fa, ai tempi del referendum costituzionale, e lo è stata ancora il mese scorso, con la fallimentare crociata contro la riconferma di Ignazio Visco ai vertici della Banca d’Italia.

di Carlo Musilli

La Banca centrale americana ha un nuovo presidente. Si chiama Jerome Powell e da febbraio prenderà il posto di Janet Yellen. Avvocato, finanziere, docente, Powell è essenzialmente un repubblicano moderato che piace a tutti, fatta eccezione per i destrorsi più radicali.

Non c’è una sola forza politica che non voglia rinviare l’aumento automatico dell’età pensionabile, ma il governo tira dritto. Dal 2019 l’asticella per il trattamento di vecchiaia dei lavoratori dipendenti – a prescindere dal sesso – salirà di 5 mesi, a quota 67 anni. Un incremento che trova giustificazione nelle nuove tabelle pubblicate dall’Istat, secondo cui tra il 2013 e il 2016 la speranza di vita è aumentata appunto di cinque mesi.

Una follia dal punto di vista istituzionale, politico ed elettorale. Non si può definire altrimenti la bordata che Matteo Renzi ha deciso di scagliare la settimana scorsa contro la Banca d’Italia. La mozione approvata martedì alla Camera con cui sostanzialmente il Pd sfiducia il governatore Ignazio Visco è la dimostrazione definitiva dell’incultura e dell’impreparazione del segretario dem, nonché della sua disperazione in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, che preannunciano nuove Caporetto in stile 4 dicembre.

Vendere Alitalia è una missione difficile. Venderla in un unico blocco, cioè senza farne uno spezzatino, è forse impossibile. Il Governo però continua a provarci e venerdì scorso ha tirato un salvagente fatto di tempo (sei mesi) e soldi (300 milioni) ai tre commissari liquidatori: Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. Sono loro a dover piazzare sul mercato quello che resta dell’ex compagnia di bandiera finita in amministrazione straordinaria.


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