Todd: se Kiev perde l’Europa vince

di redazione

Esce per Fazi l’edizione italiana del volume La sconfitta dell’Occidente di Emmanuel Todd, pubblicato in Francia da Gallimard. Il libro ha scatenato un vespaio di critiche verso l’antropologo francese, accusato da un decennio di tenere posizioni filo-putiniane. Professor Todd, in Francia è stato scritto che lei vuole «far passare i suoi sogni per realtà» e che ciò che afferma non ha...
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Israele-Iran, la guerra che verrà

di Fabrizio Casari

Sono ore decisive per la situazione politica e militare tra Israele e l'Iran. Non c'è molto spazio per gli ottimismi: Netanyahu vuole la guerra e solo la sua estensione a tutta la regione, fino al Golfo Persico, può garantirli il consenso del quale ha bisogno per non veder cadere il suo governo e avviarsi verso un processo che finirebbe male per lui. Inoltre non può non raccogliere la sfida iraniana per non rendere nullo il consenso politico di cui gode in patria grazie alla guerra, che sembra essere avversa solo alle famiglie degli ostaggi, non alla popolazione nel suo complesso. Da parte sua l’Iran non poteva e non può rimanere inerte davanti ai massacri di civili, alle invasioni e ai bombardamenti dei paesi sovrani che Tel Aviv...
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A Berlino la coalizione rossa-rossa ha visto la Spd ottenere un 31% contro il 29.7% ottenuto nel 2001, mentre la sinistra radicale, evidentemente penalizzata dall'opera di governo, ha perso quasi dieci punti scendendo al 13.2%, alla pari con i Verdi, che aumentano di quattro punti e quindi potrebbero entrare nella coalizione al potere, o addirittura sostituire la Linkspartei, essendo sicuramente più vicini alle posizioni dei socialdemocratici, anche se la seconda opzione è senz'altro la più improbabile, la logica essendo quella di ampliare il più possibile la coalizione.
A destra i cristiano-democratici della Cdu perdono invece qualcosa, ottenendo un relativamente modesto 21.6% (23,8% nel 2001), mentre i liberali della Fdp calano dal 9% al 7.4%.

Ma è proprio dall'elezione del Parlamento federale in Meclemburgo-Cispomerania occidentale che trapelano, dall'aridità delle cifre politiche, sia un sovraccarico di domande da parte della società, sia inquietanti affermazioni dei neo-nazisti.
Il Meclemburgo, che fu inizialmente appartenente alla Ddr nel dopoguerra, per essere poi successivamente diviso in vari distretti, conta oggi 1.800.000 abitanti ed è oggi una delle aree più arretrate della Germania federale, con un tasso di disoccupazione stimato intorno al 25%.
In seno ad un'opinione pubblica scontenta e sfiduciata, il principale colpevole di questo grave problema è l'immigrazione turca, fortissima in terra tedesca.
Questo potrebbe spiegare il 7.2% ottenuto dalla Npd (il balzo dallo 0.8% del 2002 è notevole), come un voto di protesta, che non esprime una reale adesione ideologica a questo partito, ma certamente la situazione resta allarmante.

Ad ogni modo la maggioranza assoluta nel Parlamento federale resterebbe alla coalizione tutta di sinistra di Spd e Link, per un totale di 36 seggi.
Per i socialdemocratici è stato comunque un tracollo elettorale, essendo passati dal 40.6% di quattro anni fa, all'attuale 30%. Alla sinistra di Lafontaine è invece andato un buon 17%, che suggerisce una situazione di tenuta e consolidamento nella regione.
Inesistenti invece i Verdi che si fermano al 3.3%.
L'opposizione cristiano democratica cala dal 31.4% del 2002 al 28.7%, segno che la prova di governo nazionale qui ha dato ben pochi frutti, mentre il 10% (prima 4.7%) dei liberali può essere realisticamente definito un risultato "notevole", per usare le parole del leader di questo partito.
Completa il quadro l'affluenza elettorale, in calo di dieci punti sia a Berlino (58%) che in Meclemburgo (60.3%), con un tasso di astensionismo che pare quindi una costante confermata nelle recenti elezioni in Germania.

Ma cos'è realmente la Npd e c'è davvero da preoccuparsi?
Fondata il 28 Novembre del 1964, conta attualmente 6000 iscritti, e l'attuale leader è il baffuto Udo Voigt. L'Osservatorio federale per la protezione costituzionale, creato in Germania per prevenire soprattutto il riemergere di partiti razzisti e/o filo-fascisti, aveva valutato l'Npd come una formazione di estrema destra, dal forte carattere nazionalistico, ma col tempo è addirittura diventato un cartello che incorpora esperienze dichiaratamente neo-naziste, accanto ad altre proprie di un liberal-conservatorismo dal nazionalismo esasperato, con l'obiettivo di lanciare una sfida, nelle strade e in parlamento, a tutto l'arco costituzionale emerso nel periodo post-nazista.
In quanto ad immaginario collettivo le foto di famiglia sono quelle solite dell'estrema destra: si va dalla famiglia tedesca i cui rappresentanti sono tutti rigorosamente biondissimi, alle teste rasate dei naziskin, e la stessa cosa dicasi per la pratica politica: le rivendicazioni urlate ed esclusive per la famiglia ariana si affiancano ai raid notturni contro barboni, immigrati, e così via.
L'unica differenza, rispetto ai proclami del nascente movimento hitleriano, è che i lavoratori turchi hanno tolto il primo posto agli ebrei nel ruolo di pericolo pubblico numero uno per il benessere, la cultura, e la "purezza" dell'etnia tedesca.

Ovviamente sul piano dell'analisi storica siamo al revisionismo puro, dove, accanto a timide aperture su qualche possibile colpa o eccesso del Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale, si porta avanti, parallelamente, la causa della Patria tradita, dell'eroico sforzo dell'esercito tedesco, e dei caduti sul campo, vittime dei bombardamenti alleati, come nel caso della distruzione della città di Dresda, su cui pure lo scrittore Kurt Vonnegut, di sicura fede progressista, ha scritto il bellissimo libro "Mattatoio n°5", pietra miliare della letteratura pacifista.

Si tratta dunque di un partito anti-semita, razzista e xenofobo, che recupera in parte la componente vagamente populista e anti-capitalistica propria delle storiche S.A., la sinistra dell'allora partito nazional-socialista, i cui membri furono fisicamente eliminati dalle S.S., per volontà di Hitler, durante la "Notte dei lunghi coltelli", onde evitare una "seconda rivoluzione" nel Terzo Reich, col rischio di uscire dai recinti del capitalismo nazionale.
Tutto ciò oggi viene ripreso secondo il modello del socialismo nazionalista, dove la protezione sociale deve essere esclusiva della "razza" ariana, e gli immigrati e la grande "plutocrazia" finanziaria coloro che la minacciano.
Il tutto, in politica estera, declinato in chiave imperialista, secondo la ben nota e minacciosa "volontà di potenza"in versione hitleriana.

Se questa è la cifra politica della Npd, gli ingredienti per un mix esplosivo ci sono tutti, ma fino a tempi recenti il partito ha vagato solitario nelle lande desolate delle percentuali da prefisso telefonico.
Dal 1965 ad oggi i neo-nazisti hanno ottenuto alle elezioni per il Bundestag quasi sempre risultati inferiori all'1%, tranne il caso clamoroso del 1969 dove ottennero un 4.3%, in ogni caso al di sotto della soglia di sbarramento per entrare in Parlamento, salvo poi ritornare immediatamente al più canonico 0,6%.

Ma i recenti successi a livello federale, l'emergere di un sempre più diffuso revisionismo storico, il diffondersi di episodi non più isolati di squadrismo urbano e, per ultimo, l'astensionismo sopra i livelli di guardia che sempre precede spinte verso le ali estreme (come all'inizio del '900), pongono molti problemi, sia a livello nazionale che comunitario e non poco allarme.
La Storia del '900 e della Germania stessa, dimostra che gravi crisi economiche, forte disoccupazione, e una politica autoreferenziale e per nulla rappresentativa, possono spingere un Paese verso bivi prima impensabili.
Situazioni che pur essendo lontanissime oggi, soprattutto nel contesto dell'Unione Europea, devono essere affrontate preventivamente con le armi della politica e della cultura.

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