di Sara Nicoli

E' passata alla Camera la legge sull'indulto. Ma il prezzo da pagare è stato alto per il governo e la maggioranza che lo sostiene. Con fatica e con una mediazione politica che a tratti ha avuto i connotati della farsa, della bagarre, del "tutti contro tutti", si è alla fine riusciti a trovare quei due terzi necessari per consentire ad almeno 12 mila detenuti dei 38 mila rinchiusi nelle patrie galere, di vedere in mare almeno il prossimo ferragosto: 460 sì, 94 no, 18 astenuti. Carceri presto più vuote, dunque. Ma ciò che ha mostrato l'agone politico, ieri mattina alla Camera, ha messo in straordinaria evidenza come la maggioranza navighi in acque ogni giorno più insidiose. E come lo spirito di giustizia sia stato spesso un pretesto per alzare il prezzo su partite diverse, che nulla avevano a che vedere con l'oggettiva necessità di dare il via libera ad un provvedimento di clemenza, ma facevano esclusivo riferimento a logiche di mera spartizione del potere interno alla maggioranza. Uno spettacolo davvero poco edificante, anche se i predecessori del centrodestra ci avevano abituato al peggio; un po' di amarezza, però, resta comunque.

di Alessandro Iacuelli

Il commissario di Governo per la sicurezza dei materiali nucleari autorizza una nota azienda, la Sogin, a realizzare un nuovo deposito di scorie nucleari presso la centrale di Borgo Sabotino, alla periferia di Latina. L'ordinanza del commissario è datata al 4 luglio scorso. In particolare, si autorizza la Sogin, che si occupa dello smantellamento delle ex centrali nucleari italiane, alla costruzione presso la centrale nucleare di Latina degli edifici di "estrazione" e "condizionamento" dei fanghi radioattivi, di un edificio "cutting facility" nonché di un deposito temporaneo di rifiuti nucleari. "L'ordinanza ha di fatto esautorato il Comune di Latina, che ancora non si era espresso sulla richiesta di permesso a costruire avanzata dalla Sogin". E' quanto denuncia in una nota Zaratti, Capogruppo dei Verdi alla Regione Lazio.
In realtà i protagonisti di questa vicenda coincidono tra loro, poiché il commissario di Governo è il generale Carlo Jean, che ricopre contemporaneamente anche la carica di presidente della Sogin.

di Sara Nicoli

Forse ha ragione la senatrice di Rifondazione, Rina Gagliardi, che dalle colonne di Liberazione ha lanciato un j'accuse senza sconti: la mina vagante all'interno dell'Unione non sono i senatori con il mal di pancia per il voto sull'Afghanistan, né tantomeno Fassino e la sua voglia di socialismo europeo e di Pse. La mina si chiama Antonio Di Pietro e lo scoglio è l'indulto. Oggi il provvedimento di sconto di pena, scritto da Mastella (e già approvato dalla commissione Giustizia) approda alla Camera. E mentre si registra un assenso sostanzialmente plenario su un testo che prevede tre anni di abbuono per tutti i reati, ad esclusione di quelli per terrorismo, mafia, violenza sessuale e pedofilia, l'ex Guardasigilli del primo governo Prodi, oggi sulla poltrona di quello delle Infrastrutture, evidentemente scomoda, scalpita e dice "no". L'indulto non gli piace. Poco importa se serve per svuotare carceri al limite del collasso, dove i detenuti vivono in condizioni subumane a causa del sovraffollamento di strutture obsolete e dove il suicidio è spesso considerato come l'unica via d'uscita plausibile.

di Cinzia Frassi

Verba volant, scripta manent. Eppure non è sufficiente vergare la carta con parole, proclami, principi. La storia, come la realtà quotidiana del nostro tempo, ci insegna che spesso le parole evaporano, leggere, come non esistessero. Appare un fenomeno assurdo ed inaccettabile se osserviamo quell'evaporazione nei principi riconosciuti dalla comunità internazionale con i quali essa stessa si obbliga al mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. Diventano pretestuose, scomode, fastidiose, quando si sovrappongono ad una realtà che le corrisponde sempre meno. Così accade che, nonostante il nostro sia un paese che sulla Carta ripudia la guerra, l'Italia sia andata in Iraq con coloro che sulla base di menzogne, e ben consapevoli, "esportavano la democrazia". Oggi il nostro paese si dichiara per il ritiro "responsabile", che dovrà, entro Settembre, chiudere con una avventura indecente, sbagliata ed illegittima sotto il comando dei falchi americani a difendere, in nome della Enduring Freedom, il controllo statunitense dei pozzi di petrolio iracheni. Restare ancora a raccogliere i frutti di una guerra nata sulla menzogna sarebbe stato scandaloso, inaccettabile, spropositato.

di Domenico Melidoro

Che la maggioranza su cui si regge il governo Prodi non sarebbe stata ampia e che soprattutto al Senato i voti dei Senatori a vita sarebbero stati necessari per la vita dell'esecutivo dell'Unione non è una novità. Eppure i primi mesi di vita del governo stanno rivelando una maggioranza in difficoltà che rischia di indebolirsi anche politicamente. Già le prime discusse e discutibili decisioni di Bersani sulle liberalizzazioni sono state oggetto di forti contestazioni soprattutto da parte dei tassisti, che nei provvedimenti voluti dal ministro diessino vedevano una sostanziale minaccia ai propri interessi di categoria. Ulteriori tensioni sono emerse a proposito del Dpef, contestato da diversi settori della Sinistra radicale, e sul rifinanziamento delle missioni militari dei contingenti italiani. Sembra che la maggioranza che sostiene Prodi sia in pericolo di sfaldarsi ogni volta che c'è da assumere una decisione importante. Figuriamoci cosa potrà succedere dopo la pausa estiva, quando con la manovra finanziaria si dovranno prevedibilmente compiere scelte politico-economiche impopolari: le minacce di ulteriori riduzioni della spesa sociale sono attendibili, ma è attendibile anche che le forze della Sinistra difficilmente potranno accettarle.


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