di Carlo Benedetti

Lega araba Il recentissimo vertice che a Khartoum ha visto riuniti 22 paesi della Lega Araba si è caratterizzato non solo per alcune assenze eccellenti(quella del Re saudita Abdullah, tanto per fare un esempio) ma soprattutto per la eco che ha avuto in un paese lontano, come la Russia. Tanto che si può affermare che è la prima volta - dal crollo dell'Urss - che si stabilisce una sorta di "filo rosso" tra il Cremlino e la Lega. I motivi di una tale attenzione (carica anche di costi politici pesanti ed imprevedibili) vanno ricercati in primo luogo nel fatto che l'intero mondo arabo rappresenta oggi, per Putin, una concreta alternativa alle già imperanti strategie "eurasiatiche" e "americane". E non va dimenticato, in questo contesto, che Mosca si muove - sempre più - con estremo pragmatismo nei confronti dell'Islam. Atteggiamento, questo, che fa dire ad alcuni politologi che, oggi come oggi, l'Islam può vantare su Mosca gli stessi diritti della religione ortodossa. Di qui l'apertura di un vero e proprio dossier arabo carico di note, analisi e programmi che si trova sul tavolo di Putin.

di Bianca Cerri

Jack AbramoffUna notizia battuta da Associated Press il 24 marzo scorso aveva gettato su Jack Abramoff, che ieri è stato condannato a cinque anni di carcere per l'acquisto di una società specializzata in casinò galleggianti, la pesante ombra di mandante dell'omicidio dell'armatore greco Gus Boulis, ex proprietario della stessa. Che sul capo del lobbista americano si stessero addensando oscure nubi l'avevamo predetto con larghissimo anticipo, non grazie a particolari doti medianiche ma semplicemente perché l'idea di mostrarci riverenti nei confronti di taluni personaggi non ci preoccupa affatto.
George Bush ha ritenuto opportuno lasciare Washington per una visita ai agli studenti di Cancun proprio mentre Abramoff veniva condannato, evitando così fastidiose domande sia sulla sentenza che sull'eventuale coinvolgimento del super lobbista nell'omicidio su commissione di Gus Boulis.
Il presidente americano aveva già fatto sapere di avere nulla a che spartire con affaristi privi di scrupoli sui quali si sarebbe presto abbattuta la mano della giustizia. In effetti, la condanna c'è stata ma sono bastate le credenziali dell'imputato e le sue parole sulla fede religiosa per convincere i giudici a condonargli il riciclaggio di milioni di dollari finiti nelle casse dei repubblicani passando per false associazioni filantropiche.

di Maurizio Coletti

Come per molti altri aspetti, anche le politiche sulle droghe degli Stati Uniti sono di grande fascino per certi politici nostrani.
Alla fine degli anni '80, Bettino Craxi tornò da un viaggio oltreoceano entusiasta dell'approccio americano e da lì iniziò il percorso che ha portato alla legge nota come "Jervolino- Vassali". Un provvedimento approvato nel 1990 e che si volle, ai suoi tempi, blindato ed impermeabile a qualsiasi proposta dell'opposizione e incentrato sul "simply, say no", sul rifiuto di tutte le droghe, sull'obbligo dell'azione giudiziaria per i consumatori, sull'idea di una "dose media giornaliera" stabilita per legge e molto rigida.
Un agghiacciante parallelo con la legge Berlusconi-Fini-Giovanardi, come se il tempo non insegnasse nulla.
Ci volle il referendum del 1993 a cancellare gli articoli sulla dose media ed altri provvedimenti (la legge 45 del 1999, per esempio) a riequilibrarne il tiro.
Gli USA, quindi, come ispiratori, suggeritori.
Ma qual è la situazione del consumo di sostanze nella terra di Bush e quali sono le risposte istituzionali?
Gli Stati Uniti hanno dati sul consumo e sull'abuso di sostanze che sembra per certi versi, simile al nostro e per altri differente.

di Maurizio Musolino

Come si aspettavano tutti le elezioni israeliane sono state vinte da Kadima, il partito fondato dall'ex premier Ariel Sharon, ma - a dispetto di tutti i sondaggi - non c'è stato il previsto sfondamento. Kadima ha vinto ma non ha propriamente convinto. E così dalla tornata elettorale esce una situazione politica israeliana precaria, che nei prossimi mesi sarà soggetta a tensioni e imprevisti.
Analizzando il voto, insieme al buon risultato del partito diretto da Ehud Olmert, si sono registrate quattro tendenze principali. La prima, una sostanziale tenuta dei partiti della sinistra e di voto arabo. Meretz ha confermato i suoi 4 seggi e le tre forze arabe hanno complessivamente portato a casa dieci deputati. Quest'ultimo risultato veniva dato per irraggiungibile anche dalle prime proiezioni di martedì notte. Gli arabi non hanno disertato le urne, anche se è chiaro che la loro condizione di cittadini di serie B ha nel tempo frustrato le ambizioni elettorali dei loro rappresentanti.

di Raffaele Matteotti

L'Italia è troppo presa dalla competizione elettorale per fare caso agli avvenimenti nel mondo, la politica estera non tira vicino alle elezioni. Il governo Berlusconi, annunciando un fumoso ritiro dall'Iraq, ha congelato il dibattito sulle nostre missioni militari all'estero; ma il fatto che non se ne parli non impedisce alla cronaca di evolvere, anche in direzioni preoccupanti.
Il generale italiano Fabio Mini, ex comandante delle forze in Kosovo, in un'intervista esclusiva rilasciata al settimanale del "no profit" Vita, ha avvertito che una nostra squadra aerea (sei cacciabombardieri AMX) sta per essere impiegata nella caccia ai talebani (con tanti saluti alla "missione di pace") . Non ci sarà da stupirsi se da Kabul arriverà qualche bara avvolta nel tricolore, un esito diverso sarebbe solo dovuto alla grande prudenza dimostrata fino ad ora dai nostri comandanti, non certo dalla situazione sul campo.


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