di Bianca Cerri

George Bush ha saputo della strage di Haditha leggendo la notizia sul giornale. Ovviamente la cosa l'ha molto colpito perché ignorava completamente che, dopo l'arrivo del terzo battaglione dei marines nella città irachena, i civili avevano iniziato a morire come mosche. Quello che ora lo preoccupa non sono tanto i bambini straziati, ma le eventuali polemiche sulla scarsa attenzione degli americani alla sicurezza degli iracheni. Il presidente degli Stati Uniti teme anche che qualcuno possa strumentalizzare la storia di Haditha ritirando fuori le voci sulle torture ad Abu Ghraib o paragonando Haditha a My Lai, dove il 15 marzo del 1968 l'esercito USA sterminò 600 civili inermi. In entrambi i casi, si è trattato di "tragiche fatalità" e qualunque persona ragionevole capirebbe da sola che in guerra incidenti del genere sono inevitabili… Altri esponenti repubblicani, come John Kline, si augurano che i giornalisti imparino ad usare termini come "eccidio" e "strage" con maggior oculatezza. "Se non si conoscono tutti gli aspetti di una storia, sarebbe opportuno astenersi dal pubblicare notizie che allarmano l'opinione pubblica", ha detto Kline. Anche Donald Rumsfeld è molto seccato per le ombre gettate da un paio di scavezzacolli su un corpo come quello dei marines, la cui fedeltà alla patria è fuori discussione. Sperava di cavarsela con il risarcimento di circa 2.500 dollari circa per ciascuna vittima di Haditha, a mò di sanatoria; invece sarà costretto ad aprire l'ennesima inchiesta. Nel frattempo è anche venuto alla luce un nuovo filmato che documenta un eccidio avvenuto nel mese di marzo ad Ishaqi e Rumsfeld spera almeno che stavolta la stampa sia troppo esausta per infierire e si limiti a parlare della "grande tensione" che grava sui marines e di "voci su presunte violazioni delle leggi internazionali", evitando di allarmare nonne e mamme con termini eclatanti.

Da parte sua, il Pentagono ha istituito uno speciale "doposcuola morale" per i militari che stentano ad assimilare l'etica professionale. Tre anni di torture, massacri, violazione delle disposizioni internazionali sono più che sufficienti. Adesso bisogna insegnare ai soldati che la guerra non è un video gioco e che, se proprio vogliono abbandonarsi alla voluttà di sterminare i civili, cancellino almeno le prove del loro passaggio. L'amministrazione Bush ha un gran daffare con prigioni segrete, invasioni illegali, torture, miliardi di dollari che scompaiono da una parte per riapparire altrove, intercettazioni non autorizzate ed altro ancora. e non ha tempo per altri grattacapi. I militari devono imparare a badare a se stessi, perché la storia delle "poche mele marce" non regge più. L'opinione pubblica mondiale potrebbe intestardirsi e pretendere che gli Stati Uniti rispondano delle loro malefatte come tutti gli altri e sarebbero guai. Mica si può andare avanti in eterno dicendo che una donna ammazzata mentre sta andando a partorire era una "ribelle" o che su qualsiasi nefandezza "verrà aperta un'inchiesta". Oggi o domani, la fortuna potrebbe voltare le spalle anche al Pentagono e qualche visionario parla già di processare il governo americano per crimini contro l'umanità. Neppure quando c'era Reagan avevano osato tanto. Tra poco potrebbero addirittura accorgersi che l'impero degli Stati Uniti è stato fondato su un sistema viscido che tortura, uccide e strangola interi popoli. Retto da un governo che si serve del pretesto del terrorismo per uccidere chiunque ostacoli i suoi piani. Che tuttavia nessuno, assolutamente nessuno, è tenuto ad ossequiare.

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