Con una partita buona e in controllo, l’Italia batte il Galles 1-0 e passa agli ottavi degli Europei da prima del girone. I ragazzi di Mancini stabiliscono addirittura un record: nella storia del torneo, nessuna squadra prima di loro aveva mai chiuso il girone a punteggio pieno e senza subire gol.

Certo, il valore degli avversari era più che modesto (la delusione maggiore riguarda la Turchia, che pur avendo diversi giocatori di buon livello chiude il girone con zero punti e un solo gol segnato). Questo però non toglie nulla alla brillantezza degli azzurri, che giocano un calcio propositivo, fatto di pressing e verticalizzazioni. Dopo parecchi anni, le partite della nazionale sono tornate a essere piacevoli da guardare.

Il problema principale di questo Europeo riguarda l’eccesso di entusiasmo che si è creato intorno alla nostra squadra. La responsabilità, diciamolo subito, ricade in buona parte sui giornalisti di Rai Sport, che narrano l’evento come bambini di 12 anni e in ogni intervista costringono il povero calciatore di turno a esprimersi sulle possibilità di vittoria finale nel torneo.

Ora, al di là della scaramanzia (che ad esempio sconsiglierebbe il riferimento ossessivo alle Notti magiche del 1990, le quali non finirono bene), conviene riflettere con un minimo di onestà sulla domanda preferita dai cronisti del servizio pubblico: dove può arrivare questa Nazionale?

La selezione italiana è forte, ma non è la più forte dell’Europeo. Sulla carta, ci sono almeno un paio di squadre superiori (Francia e Belgio) e altre che sono più o meno al nostro stesso livello (Germania, Inghilterra, Portogallo). Poi c’è l’incognita Olanda, mina vagante che potremmo trovarci di fronte ai quarti se passassimo il prossimo turno, presumibilmente contro l’Ucraina di Shevchenko.

A livello di rosa, l'Italia ha un ottimo centrocampo. Mancano stelle internazionali del calibro di Pogba o di De Bruyne, ma in questo reparto non ci sono altre squadre che possano contare su un livello medio alto come quello degli azzurri, soprattutto se prendiamo in considerazione anche la panchina.

Il discorso è molto diverso per quanto riguarda l'attacco, dove gli esterni e le mezzali non mancano, ma Immobile è di fatto l'unica prima punta di livello su cui possiamo contare. Raspadori è infatti ancora troppo acerbo e inesperto, mentre Bellotti non è più il calciatore prolifico di qualche anno fa.

Quanto alla difesa, rischiano di pesare i guai fisici di Chiellini, che è senza dubbio il più grande stopper azzurro dai tempi di Cannavaro ed è l'unico vero leader di reparto. Acerbi è un buon sostituto, ma in termini di carisma e di esperienza internazionale non c'è nemmeno da fare il paragone.

Il più grande motivo di ottimismo legato a questa squadra è l'età media. Per moltissimi anni siamo stati abituati a guardare una nazionale fatta di campioni sul viale del tramonto. Adesso, finalmente, abbiamo di che sperare per il futuro.

Alla vigilia dell’ultimo turno di campionato la maggior parte dei verdetti sono stati emessi. Non solo l’Inter Campione d’Italia, che porta nella bacheca dei suoi numerosi titoli italiani, europei e mondiali, il 19 scudetto, ma anche le retrocessioni di squadre in parte prevedibili e in parte no. Tra queste ultime il Parma, che sulla carta avrebbe dovuto avere un campionato privo di rischi di questa natura ma che invece giocherà nella serie cadetta il campionato 2021-2022. Nel prossimo match contro il Torino verrà fuori il verdetto per i campani, già con un piede e mezzo in serie B.

L'interessante del turno di campionato arriva col posticipo, quando il Milan, a Torino, prende letteralmente a sberle la Juventus chiudendo la partita per 3 a zero nonostante un rigore sbagliato da Kessie. Insieme all'Atalanta (con cui all'ultima si scontreranno) i rossoneri costituiscono una ormai più che probabile coppia di iscritti alla prossima Champions, per il Napoli e la Lazio (che ha una partita in meno) si deciderà nelle prossime due gare.

La Juventus, pure matematicamente ancora in corsa, conferma la crisi generale di quest'anno e le difficoltà già esibite a Udine la scorsa settimana, superate solo con due iniziative personali di Cristiano Ronaldo. L'aria che tira alla Continassa è gelida e Pirlo non sembra attrezzato per le rigidità.

Da Antonio Conte ad Antonio Conte. L’uomo che 10 anni fa aveva iniziato il ciclo da 9 scudetti consecutivi della Juventus ieri vi ha posto fine da allenatore dell’Inter. Lo ha fatto con un gioco coriaceo, non bello ma efficace, trascinato in attacco da Big Rom Lukaku e sigillato da una difesa di ferro che ha permesso ai nerazzurri di vincere tantissime partite per 1-0.

A consegnare il trionfo matematico all’Inter (vittoriosa per 2-0 sabato sul Crotone), è il passo falso dell’Atalanta, che sul campo del Sassuolo rimane in 10 per l’espulsione di Gollini, va comunque in vantaggio con Gosens, ma nel secondo tempo viene raggiunta sul pari dai neroverdi con un rigore trasformato da Berardi. Nel finale, Muriel sbaglia anche un rigore.

Con diverse giornate di anticipo, l’Inter è campione d’Italia 2020-2021. Undici anni dopo l’ultima vittoria in campionato e dieci anni dopo l’ultimo trofeo (Mondiale per club), la bacheca già molto fornita dell’Inter si apre per inserire il suo 19 scudetto. Un traguardo strameritato, certificato da un girone di andata appena discreto ma di un girone di ritorno devastante, nel quale i nerazzurri sono risultati imbattibili. Un risultato da molti pronosticato ad inizio stagione, sebbene sempre con le dovute accortezze in ragione di una Juventus che si riteneva - giustamente - nella possibilità di continuare a sua marcia trionfale di questi ultimi anni.


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