Ucraina, la sfida della pace

di Mario Lombardo

Con il ritorno ufficiale di Trump alla Casa Bianca, la questione della possibile soluzione diplomatica della guerra in Ucraina inizia ad assumere un qualche contorno più definito, in attesa della prima mossa da parte della nuova amministrazione repubblicana che segni in maniera definitiva il cambiamento di rotta rispetto a quella uscente di Joe Biden. Anche se al momento gli elementi concreti...
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Trump, il nuovo corso dell’Impero

di Mario Lombardo

Nel suo secondo discorso inaugurale a Washington, il neo-presidente americano Trump ha salutato lunedì l’inizio di una nuova “età dell’oro” americana e una rapida inversione del declino degli Stati Uniti. L’annuncio di una serie di decreti presidenziali, che potrebbero già arrivare poco dopo il suo insediamento ufficiale alla Casa Bianca, preparano piuttosto, com’era ampiamente prevedibile, un’era segnata da un’ulteriore accelerazione in senso reazionario della politica USA. L’attitudine dell’amministrazione repubblicana entrante sembra d’altra parte riflettere gli sforzi disperati della classe dirigente della declinante potenza planetaria di far fronte alle sfide crescenti che si stanno moltiplicando sul fronte...
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di Carlo Benedetti

MOSCA. Due definizioni circolano con insistenza nel mondo della politologia  di questa Russia d'inizio d’anno. La prima - “Il Partito non è un circolo di discussioni” - è di Stalin, che non era certo un fautore del pluripartitismo... La seconda - “Un partito al potere e tutti gli altri in prigione” - è di Tomski, il sindacalista rivoluzionario russo degli anni ’30. E c’è poi chi, sempre in questo contesto di citazioni e di rimandi storici ed ideologici, si rifà a Simone Weil, che paragonava i partiti ad una lebbra che uccide, chiedendone, di conseguenza, la soppressione. Ma è chiaro che in un paese come la Russia, che ha alle spalle quell’Unione Sovietica a partito unico, il tema della nascita di nuove formazioni è sempre attuale.

Sulla scena ci sono i partiti nati dal crollo del 1991: “Russia unita”, “Russia giusta”, “Liberal-democratici”, “Partito “Nazional-bolscevico”, “Russia che lavora”, “Comunisti della Federazione russa”... ed ora si delinea sempre più all’orizzonte il “Partito della Libertà Popolare”. Il quale, anche sull’onda del riconoscimento fatto da Medvedev nei giorni scorsi a determinati suoi esponenti, alza la testa e scende nelle piazze come avvenuto domenica scorsa a Mosca.

Ed ecco che si torna a parlare di esponenti che sembravano dimenticati. A cominciare da quel Michail Michajlovic  Kassianov (classe 1975), personaggio molto discusso che iniziò la sua carriera nelle strutture economiche dell’Urss e che fu, nel 2000, alla guida del governo russo. Le malelingue lo ricordano solo come un corrotto pronto a prendere il 2% su ogni transazione (Non a caso era chiamato, in russo, “Miscia dva per zenta”). Altro nome ora riesumato da Medvedev è quello di Boris Efimovic Nemtsov (1959). Un ingegnere che fu esponente di spicco nei movimenti che scaturirono dal crollo dell’Urss. Seguace di Eltsin e del riformista Gajdar è stato anche vice premier della Russia.

Segue a ruota - sempre nell’elenco di Medvedev - Vladimir Aleksandrovic Rigkov (1966), uno storico che fu negli anni ’80 l’organizzatore del movimento democratico nella regione siberiana degli Altai. Deputato alla Duma nel 1993 è divenuto un personaggio di primo piano nella scena politico-amministrativa del Paese.

C’è poi lo scacchista campione del mondo, Garri Klimovic Kasparov (1963), che nel 2000 scelse la strada della vita politica divenendo uno dei maggiori leader dell’opposizione. Ultimo in questa lista di Medvedev è lo scrittore Edmund Vladimirovic Limonov (1943). Un intellettuale notoriamente scomodo per il Cremlino di Putin. Si deve a lui la fondazione del “Partito nazional-bolscevico”. Numerose le sue contestazioni alla testa di rivolte di strada e le sue gesta di combattente, al fianco dei serbi nella guerra jugoslava del 1991-1993.

Ed ecco ora, sullo sfondo di questi nomi, che i rappresentanti dell’opposizione liberale intendono far registrare il nuovo partito politico ed andare alle elezioni  alla Duma nel 2011. Ed entro il 2012, anno in cui sono in programma le elezioni presidenziali, si propongono di avanzare un candidato comune. Ma secondo il direttore generale del “Centro per lo studio della congiuntura politica” Serghej Mikheev la nuova formazione non dovrfebbe avere prospettive: “Sono convinto - dice - che questo partito non è in grado di superare la barriera di accesso al Parlamento poiché il suo indice di gradimento è estremamente basso. Tutta questa gente si era screditata ancora negli anni ‘90. Personalmente, quindi, non vedo nessuna prospettiva per questo partito”.

Stesso giudizio viene espresso da altri politologi russi. E così, pur se si apprezzando gli impegni di questa nuova formazione in merito alla salvaguardia dell’ambiente, la libera iniziativa, la lotta contro i monopoli e la lotta contro la corruzione, non vi dovrebbero essere spazi di successo. Proprio per il fatto - dice ancora Mikheev - che “questo  nuovo Partito ha adottato gli slogan di cui oggi parlano tutti. È chiaro che tutti questi problemi vanno risolti. Il Partito auspicato se offrisse qualche cosa di nuovo, avrebbe una possibilità di essere sentito dagli elettori. In realtà, invece, duplica l’attuale ordine del giorno, tentando di riferire tutte le iniziative in questo campo a sé stesso”.

E anche qui non va tutto liscio. È ingenuo pensare che i russi hanno dimenticato i nomi di coloro che erano stati al potere all’inizio degli anni 90 - ricorda l’esperto: “Francamente Nemtsov, Kassianov e compagnia, che  in quel periodo ricoprivano alte cariche in seno al governo, furono alle origini dell’attuale imperversare della corruzione e della burocrazia che ora ci troviamo ad affrontare. Sono autori del sistema che ora ci impedisce di vivere una vita normale. In buona parte è una manipolazione dell’opinione pubblica nella speranza che il popolo ha già dimenticato chi era tutta questa gente in un recente passato”.

Molti analisti di Mosca concludono ora che l’obiettivo principale del nuovo partito e dei suoi fondatori - in un mondo fatto di gesti - è quello di ricordare sé stessi, di tornare alla grande politica, di fare un altro tentativo per rientrare nell’arena del potere. Quell’arena che oggi è dominata da Putin e da Medvedev. Ma che, viste le ultime sortite, potrebbe far registrare diverse crepe nelle pur forti mura del Cremlino.

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