"Per gli Usa la guerra permanente in Europa con uno o più stati che si offrano volontari per alimentarla a tempo indeterminato ha il doppio vantaggio di tenere impegnati gli europei contro la Russia e distoglierla dall’asse con Pechino. Ma, come ho scritto nel libro, i “volontari” per la guerra infinita cominciano a scarseggiare, a partire da quelli da inviare al fronte". Così a l'AntiDiplomatico risponde il generale Fabio Mini, autore di "L'Europa in guerra" (Paper First, 2023), alla domanda sul ruolo degli Stati Uniti nelle possibili trattative di pace prossime future.

Parte terza: Conclusioni

Da ex professionista dell’intelligence, la prima cosa che mi colpisce è la totale assenza dei servizi di intelligence occidentali nella rappresentazione della situazione nell’ultimo anno. In Svizzera , i servizi sono stati criticati per non aver fornito un quadro corretto della situazione. In effetti, sembra che in tutto il mondo occidentale i servizi di intelligence siano stati sopraffatti dai politici. Il problema è che sono i politici a decidere: il miglior servizio di intelligence del mondo è inutile se il decisore non ascolta. Questo è quello che è successo durante questa crisi.

Parte seconda: La guerra

In qualità di ex capo dell’ intelligence strategico svizzero per le forze del Patto di Varsavia, osservo con tristezza, ma non con stupore, che i nostri servizi non sono più in grado di comprendere la situazione militare in Ucraina. Gli autoproclamati “esperti” che sfilano sui nostri schermi trasmettono instancabilmente le stesse informazioni modulate dall’affermazione che la Russia – e Vladimir Putin – sono irrazionali. Si rende necessario fare un passo indietro.

Il problema non è tanto sapere chi ha ragione in questo conflitto, ma mettere in discussione il modo in cui i nostri leader prendono le loro decisioni.

Parte prima: La strada per la guerra

Per anni, dal Mali all’Afghanistan, ho lavorato per la pace e ho rischiando la vita. Non si tratta quindi di giustificare la guerra, ma di capire cosa ci ha portato ad essa. Noto che gli “esperti” che a turno in televisione analizzano la situazione sulla base di informazioni dubbie, il più delle volte ipotesi elevate a fatti, non riescono a farci capire cosa sta succedendo. È così che si crea il panico.

Il problema non è tanto sapere chi ha ragione in questo conflitto, ma mettere in discussione il modo in cui i nostri leader prendono le loro decisioni.

Qualche giorno fa, Stella Moris, moglie di Julian Assange, è intervenuta nel corso del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia per parlare della persecuzione a cui è sottoposto da un decennio il fondatore di WikiLeaks. La 38enne attivista e avvocato ha rivolto parole molto dure ai giornalisti occidentali, invitandoli a prendere una posizione decisa a sostegno del marito, la cui causa coincide niente meno che con la sopravvivenza della libertà di stampa.


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