di mazzetta

Giunge la notizia che in Croazia sia stato arrestato l'autore di un gruppo intitolato “Scommettiamo che trovo cinquemila persona che odiano il primo ministro?”. A suo carico le autorità hanno prima millantato il possesso di materiale nazifascista, per ripiegare poi sull'accusa non meno pesante di possesso di materiale pedopornografico, dopo averlo rilasciato per l'inconsistenza della prima accusa. La scommessa nel titolo è stata vinta dall'autore, che però potrebbe ritrovarsi a perdere la partita se le accuse saranno confermate. Niksa Klecak, questo il nome dell'arrestato, non è stato affatto originale, ma ha scontato anche le colpe di altri utenti croati di Facebook che hanno fatto di tutto per irritare il governo. Come racconta Ana Peraica su Nettime, sulle pagine croate del popolare social-network campeggiano già due enormi gruppi di oppositori del ministro, che hanno ormai sessanta e ottantamila iscritti, un numero davvero notevole se si considera che gli utenti croati di FB sono quattrocentomila, numero che solo nell'ultimo mese è aumentato del 15% grazie al traino dei due gruppi. Su quattro milioni e mezzo di abitanti è decisamente un numero rilevantissimo.

di Michele Paris

Come per l’economia, anche per gli esteri e la sicurezza nazionale, il presidente eletto Barack Obama ha optato per la scelta di un team di personaggi di grosso calibro e di pragmatisti con una lunga esperienza negli ambienti di Washington. In una sobria conferenza stampa nella capitale statunitense, il primo presidente afroamericano della storia di questo paese ha introdotto i membri del suo gabinetto annunciando “un nuovo inizio e una nuova alba per la leadership americana” nel mondo, fissando una serie di principi secondo i quali la sua amministrazione dovrà operare nel bel mezzo di due guerre ancora estremamente complicate, per rimediare in qualche modo agli errori di George W. Bush. Poco importa poi, a detta di Obama, se a ricoprire le due posizioni più importanti saranno da un lato proprio uno degli attori principali nella gestione della politica estera di Bush negli ultimi due anno - Robert M. Gates, confermato alla Difesa - e dall’altro il nuovo Segretario di Stato Hillary Clinton, schieratasi a favore dell’invasione irachena nel voto al Senato dell’ottobre 2002.

di Eugenio Roscini Vitali

Il nuovo gioiello della tecnologia militare americana si chiama Micro Aerial Vehicle (Mav), seconda generazione di robot volanti, grandi pochi centimetri e simili a piccoli insetti, in grado di infiltrarsi negli edifici, registrare suoni ed immagini e di eliminare il nemico con l’uso di sofisticati sistemi offensivi. Dopo anni di ricerca gli ingegneri militari sono già in grado di costruire i primi prototipi che dovrebbero essere dotati di strumenti Elint (Electronic Intelligence): piccole foto-camere per fornire fotografie e brevi filmati, apparecchiature audio e di rilevamento dati ed un micro-armamento chimico o esplosivo. Le difficoltà di miniaturizzazione sono ancora moltissime, ma per avere un’anticipazione sui campi di applicazione e su quello che dovrebbe essere in grado di fare questo nuovo piccolo drone, basta guardare cosa è già riuscita a sviluppare l’industria aeronautica americana, Mav della grandezza di un volatile già utilizzati contro il crimine e nella lotta al terrorismo.

di Saverio Monno

Il Procuratore Generale, Maria Antonietta Pezza, non aveva alcun titolo per il ricorso in Cassazione. Esiste, infatti, un “diritto personalissimo del soggetto (il diritto di autodeterminazione terapeutica in tutte le fasi della vita, anche in quella terminale) all’esercizio del quale il P.M. non può contrapporsi”. Questo è quanto si legge nella sentenza emessa dalla Corte di Cassazione, in relazione alla vicenda di Eluana Englaro. Il caso è chiuso, la ragazza potrà finalmente interrompere un dramma che va avanti da quasi 17 anni. Il trattamento d’idratazione e nutrizione artificiale può essere dunque rifiutato, nonostante la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo abbia annunciato, la scorsa settimana, l’apertura di un fascicolo (n. 55185/08), in seguito al ricorso di alcune associazioni per la tutela ad oltranza della vita.

di Fabrizio Casari

Sono centoquarantatre, al momento, le vittime dell’attacco terroristico dei guerriglieri islamici a Mumbai. L’intervento dei reparti speciali ha “bonificato” l’area dell'Hotel Taj Mahal, ma la liberazione di tutti gli ostaggi ancora non ha avuto termine. Hanno scelto hotel e locali di lusso per vittime a cinque stelle, contando proprio di far leva mediatica sulla distanza abissale tra quelle isole di ricchezza e l’India dei diseredati, che muoiono come mosche sotto gli indici di crescita a due cifre del Pil indiano. Come da copione appare d’incanto la mano di Al-Queda nell’operazione militare, ma le informazioni in tal senso sono ancora da verificare fino in fondo e sono invece molte le obiezioni possibili a quest’ipotesi. Certo invece, è che la tecnica militare utilizzata rimanda più alla Monaco del ’72 che non alla New York delle Torri gemelle nel 2001. E sul palcoscenico indiano recitano attori diversi anche da quelli dei film già visti negli ultimi anni, fatti di autobombe, commandos suicidi e piccole unità dinamitarde scatenate in lungo e largo per l’Asia minore e il Medio Oriente, modalità tipiche del martirio degli adepti di Al-Zawairi.


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