di Sara Michelucci

Carneficina: morale, spirituale, fatta di parole, più che di azioni concrete. Consumata nelle quattro mura di un’abitazione di New York City e coadiuvata da whisky, pessima torta alla frutta, buone maniere iniziali che poi si trasformano nella più truce delle guerre. Roman Polanski torna al cinema in gran forma, con il suo Carnage (carneficina, appunto, ndr) che racconta la storia di due coppie di genitori che s’incontrano per parlare di una rissa avvenuta a scuola tra i rispettivi figli. L'iniziale intento è di risolvere pacificamente la questione, dando un esempio di civiltà. Ma il tutto degenererà, invece, in una lite furiosa tra adulti che dimostrano di essere molto peggio dei ragazzi.

Polanski pesca nella letteratura, negli studi sulle dinamiche umane e sociali, sui riti, sulle convenzioni e sul concetto stesso di civiltà che, spesso, è fondato su basi molto fragili, su consuetudini che di frequente traballano sotto la spinta di impulsi molto più forti delle buone maniere o della conversazione pacata e “a modo”.

Una facciata che Carnage fa crollare, mostrandone spudoratamente le storture, le falsità e le menzogne. Molto più sinceri i rapporti tra bambini che non quelli costruiti degli adulti che, invece, nascondono un universo di brutalità e miserabilità. Le maschere cadono giù non appena la nausea prende il sopravvento sulla signora Cowan (una sempre brava Kate Winslet) che rigetta nel salotto dei genitori del ragazzo che suo figlio ha malmenato, sporcando i libri d’arte della signora Longstreet (una meravigliosa Jodie Foster).

Da lì si apre un vortice fatto di accuse, degenerazioni morali, insulti e trasformazioni (il volto che cambia nella locandina del film è l’esempio stesso della trasformazione dei personaggi, prima bonari e poi agguerriti), dove la coppia stessa si spacca, mostrando un amore finito o stanco. La signora Longstreet è una scrittrice frustrata, che ha redatto un unico libro ed è impegnata - più con la mente che non nei fatti - nelle battaglie sui diritti civili in Africa. Suo marito è un cicciotto rappresentante di sanitari, che inizialmente sembra soccombere alla moglie, ma che si rivelerà totalmente lontano da lei, contento di essere ‘quel miserabile’ come lei lo dipinge.

L’altra coppia è formata da un cinico avvocato, difensore di un’industria farmaceutica spietata che ha messo in commercio un farmaco altamente nocivo per la salute, e totalmente dedito al suo cellulare e da una apparentemente dolce e calma signora che tirerà fuori tutto quello che per anni ha accettato passivamente.

Il regista sceglie ancora una volta un luogo unico, chiuso e asfittico teatro dove si svolge una vera e propria catarsi dei personaggi, intrappolati ma al tempo stesso voluttuosi nel ritrovarsi in uno spazio senza via di scampo, per tirare fuori tutte le loro aberrazioni. Nel film Il coltello nell’acqua era una barca a vela a segnare la scena dei tre personaggi; L’inquilino del terzo piano vedeva svolgersi l’intera storia nell’appartamento del protagonista, scisso in due personalità e la stessa cosa valeva per La morte e la fanciulla, dove la casa della protagonista diventa il carcere per il suo ex aguzzino. Il genio di Polanski, anche questa volta, non si smentisce e lascia il segno sulla pelle.

Carnage (Germania, Francia 2011)
regia: Roman Polanski
sceneggiatura: Roman Polanski
attori: Kate Winslet, Christoph Waltz, Jodie Foster, John C. Reilly
Ruoli ed Interpreti
fotografia: Pawel Edelman
montaggio: Hervé de Luze
musiche: Alexandre Desplat, Alberto Iglesias
produzione: Constantin Film, SBS Productions
distribuzione: Medusa Film

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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