di Roberta Folatti

Triangolo acuto

L'inizio mi è sembrato folgorante, con una trovata degna di un film di suspense.
Quel che una delle due protagoniste vede - una volta aperto il bagagliaio dell'auto, di ritorno dalla Tunisia - è difficile da prevedere anche per uno spettatore accorto. Ma Riparo non è un thriller e la tensione che si sprigiona nel corso della pellicola non deriva da eclatanti colpi di scena, è tutta interiore, causata da sentimenti che si intersecano, si sovrappongono e infine diventano ingestibili.
Marco Simon Puccioni nel suo secondo lungometraggio racconta l'incontro/scontro tra culture e mentalità diverse, chiedendosi se sia possibile la comprensione quando intervengono idiosincrasie profonde e quando la gelosia si fa stridente. Anna e Mara sono una coppia, vivono nel "laborioso" Nord-est, la prima appartiene a una famiglia agiata, proprietaria di una fabbrica di scarpe e di una grande magazzino, la seconda è operaia nello stesso stabilimento. Il loro rapporto funziona malgrado la riprovazione di una parte della cerchia familiare; Mara, più giovane, si sente protetta e accettata dalla sua compagna che le riserva attenzioni continue attenuando il suo carattere spigoloso. A questo punto però nelle loro vite entra il giovane Anis, giunto in Italia clandestinamente dal Marocco, quasi adottato da Anna che gli offre subito ospitalità e un posto di lavoro nel megastore di famiglia.
Anis si comporta bene, si offre per lavoretti e riparazioni, non si risparmia, dimostra maturità e una saggezza tutta particolare. Ma la convivenza a tre, nella stessa abitazione con Anna e Marta, è una bomba ad orologeria. Il passaggio da una terra tradizionale come la sua a una realtà che imbarazza anche una parte di società italiana (una coppia omosessuale che vive la propria sessualità liberamente) rende Anis sempre più perplesso, mette a dura prova la sua "impalcatura culturale”, fatta di dettami religiosi e di schemi un po' elementari. Solo, in un paese sconosciuto, non ha gli strumenti per interpretare serenamente quello che vede. E nè Anna nè tantomeno Marta sono capaci di aiutarlo. Semmai gli confondono ulteriormente le idee.
“Riparo” è un piccolo film che ha il coraggio di affrontare temi importanti, scomodi, che richiedono uno sforzo di riflessione. La mentalità più arretrata e schematica sembra averla Anis, che non riesce ad accettare la storia tra Anna e Marta, ma altri alla fine si dimostrano meno tolleranti di lui. Anna è buona e disponibile fino a quando fare del bene è una forma di autigratificazione più che un reale spendersi per gli altri. Questa vuole forse essere una metafora dell’atteggiamento di noi occidentali verso i migranti che arrivano nei nostri paesi, del senso di colpa con cui li guardiamo che si amalgama alla paura e all’egoismo di fondo. Marta, in apparenza la più avventata, impulsiva, a volte persino cattiva – col suo iniziale rifiuto di Anis – si rivela quella più disposta a mettere a nudo le proprie contraddizioni.

Riparo (Italia, Francia, 2007)
Regia: Marco Simon Puccioni
Fotografia: Tarek Ben Abdallah
Cast: Maria de Medeiros, Antonia Liskova, Mounir Ouadi, Vitaliano Trevisan, Gisella Burinato, Francesco Carnelutti
Distribuzione Movimento Film





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