di Roberta Folatti

La ricerca di sè portata fino alle estreme conseguenze

Il suo ultimo film è inattuale e coraggioso. Credo sia principalmente per il suo coraggio che Sean Penn conquista la simpatia del pubblico - quello italiano, al recente Festival di Roma, gli ha tributato un'accoglienza calorosissima.
Con Into the wild il regista-attore ci trasporta per due ore e mezza negli spazi più remoti, selvaggi, inconsueti degli Stati Uniti. Un'America popolata di hippies, nudisti, agricoltori, gente che cerca un contatto diretto con la natura e che vive lontana dai desideri consumistici del resto del mondo. Persone che si tengono ai margini della Storia, eleggendo a linee guida della propria vita valori "sorpassati" come la libertà e l'amore universale.

Ma il protagonista del film, Christopher McCandless, che poi si ribattezzerà Alexander Supertramp, è un ragazzo normale, cresciuto in una famiglia normalmente conflittuale, con ideali borghesissimi e la classica patina di ipocrisia a coprire le incrinature più inquietanti. Laureatosi brillantemente, comincia a dar segni di eccentricità quando rifiuta il regalo dei genitori che, per la sua diligenza negli studi, vorrebbero ricompensarlo con un'auto nuova. In realtà il seme della ribellione cresceva dentro di lui da molto tempo, man mano che scopriva le menzogne raccontate dal padre e assisteva alle feroci liti tra i genitori.
Il film è a due voci - c'è la vita in presa diretta di Alexander, la sua fuga in territori sconosciuti e pericolosi, e c'è la voce fuori campo di sua sorella, che lo ha sempre amato e capito e che in un certo senso è la sua interprete. Traduce in riflessioni compiute le azioni del fratello, cercando di rintracciarne le origini, di ricondurle all'esperienza passata.
Quella di Christopher McCandless è una storia vera, raccontata in un libro una decina di anni fa e tradotta in immagini da Sean Penn che ha aspettato pazientemente il momento giusto per realizzare il film.
Il regista americano, prossimo presidente della Giuria del festival di Cannes, dice che "Into the wild" si rivolge soprattutto ai giovani, sfidandoli ad andare più in profondità, a cercare se stessi al di là dei "premi" materiali con cui questa società li alletta di continuo. Il percorso di Alex il "supercamminatore" non è privo di rischi e neppre alieno da ripensamenti - e infatti la saggezza raggiunta sul filo di lana del tragico traguardo lo porterà a rivedere, in parte, le sue convinzioni. La felicità - scrive il ragazzo con le poche forze rimastegli - ha senso solo quando è condivisa. Le sue aspirazioni all'autosufficienza, l'orgoglio di saper vivere solo e di godere appieno di questa solitudine, l'anelito ad un'unione pura con la natura, si scontrano con la durezza della situazione in cui viene a trovarsi. E l'ultimo suo flash unirà la vista del cielo, solcato da bellissime nuvole, a un immaginario abbraccio con i genitori - invisi, disprezzati per i valori che incarnano, ma alla fine presenti dentro di lui.
"Into the wild" ha la forza potente delle immagini: paesaggi straordinari capaci di incutere una grande soggezione. In quei luoghi la natura non è ancora stata del tutto domata e può realmente essere superiore all'uomo. A maggior ragione se l'uomo che la sfida è un ragazzo di 23 anni che rifiuta ogni vantaggio "tecnologico" su di lei.
Da vedere abbandonando per qualche ora la fretta che contraddistingue il nostro tempo e adottando invece il ritmo di un uomo che cammina a piedi...

Into the wild (Usa, 2007)
Tratto dal libro “Nelle terre estreme” di John Krakauer
Regia: Sean Penn
Fotografia: Eric Gautier
Musiche: Michael Brook, Eddie Vedder, Kaki King
Cast: Emile Hirsch, Catherine Keener, William Hurt
Distribuzione: Bim





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