di Roberta Folatti

Quanta paura fa l’estraneo

E’ uno dei film italiani da non perdere quest’anno, ma ha avuto ed ha grossi problemi distributivi quindi non è facile trovarlo in sala. Il passaparola e il consenso dei cinefili, oltre ai numerosi premi vinti, lo stanno però tenendo in vita, per sapere dove viene proiettato in questa fine estate scarsa di bei titoli, consultate il sito www.ilventofailsuogiro.it ). Giorgio Diritti è al suo esordio come regista ma ha alle spalle una “gavetta” di tutto rispetto visto che ha lavorato con Avati, Ferreri, Lizzani.
Il vento fa il suo giro è un film particolarissimo, prima di tutto perché è parlato per la gran parte in occitano e poi perché ha preso forma grazie alla partecipazione degli abitanti di un’intera vallata che hanno recitato, fatto da “consulenti”, fornito ogni sorta di aiuto.

Capita poche volte di leggere una lista di ringraziamenti così lunga e dettagliata, è quasi un film nel film e lascia intuire come attorno alla lavorazione della pellicola sia nata una vera gara di solidarietà. E questo malgrado la luce non molto positiva sotto la quale appaiono gli abitanti del villaggio occitano protagonisti della vicenda. Diritti, accompagnando il suo film in svariati festival internazionali, non manca mai di sottolineare lo straordinario sostegno trovato sul luogo.

Siamo sulle Alpi occitane – vallate di selvaggia bellezza ormai per la gran parte abbandonate – gli abitanti di Chersogno sono tutti emigrati in bassa valle o altrove lasciando vuote le vecchie case di padri e nonni, qualcuno le ristruttura ma solo per trascorrervi brevi periodi di vacanza.

L’arrivo di un forestiero che cerca un’abitazione per sé e per la famiglia con l’intenzione di viverci tutto l’anno, pascolando capre e producendo formaggi, crea un forte scompiglio. L’iniziale diffidenza lascia il posto a una specie di entusiasmo grazie soprattutto all’atteggiamento illuminato del sindaco Costanzo, che vede nell’insediamento di Philippe e della sua famiglia a Chersogno un’opportunità imperdibile per non far morire definitivamente il paese.

Ma le cose rivelano ben presto il loro vero volto. Dietro l’apparente spirito di accoglienza si cela il sospetto, la non accettazione, l’invidia verso chi ha avuto il coraggio di una scelta difficile, un rancoroso senso del possesso. Tra i paesani cominciano a girare strane voci sulla famiglia del “francese”: sarebbero sporchi, non ci saprebbero fare con gli animali, invaderebbero i terreni altrui contaminandoli e rovinandoli.

Ormai più nessuno – se si esclude Costanzo – vede i lati positivi della presenza di un giovane e laborioso nucleo familiare in un villaggio altrimenti svuotato. Paradossalmente proprio i genitori dell’uomo con problemi psichici, che nella famiglia di Philippe ha trovato cura e accettazione, si rivelano i più accaniti sostenitori della cacciata degli stranieri. Pagheranno molto duramente questo accanimento…
Lettere anonime, denunce infondate e l’affronto finale, con due capre barbaramente uccise, convincono Philippe ad andarsene. Anche lui ha commesso degli errori chiudendosi nel risentimento invece di tentare ancora di comunicare, di spiegarsi.

Il film di Diritti, che ha scritto la sceneggiatura in collaborazione con Fredo Valla, profondo conoscitore delle tradizioni occitane, rivela la formazione da documentarista del suo autore ma si dimostra una riuscita opera narrativa. Pochissime sbavature, attori bravi (compresi i non professionisti) una fotografia suggestiva, “Il vento fa il suo giro” è da annoverare tra i film che hanno davvero un senso. E il finale amaro spinge sì alla riflessione, ma fa intravedere anche un sottilissimo spiraglio di luce.

Il vento fa il suo giro (Italia, 2005)
Regia: Giorgio Diritti
Sceneggiatura: Fredo Valla, Giorgio Diritti
Fotografia: Roberto Cimatti
Montaggio: Edu Crespu, Giorgio Diritti
Cast: Thierry Toscan, Alessandra Agosti, Dario Anghilante, Giovanni Foresti




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