di Tania Careddu

E’ subdola, imprevista e si cela dietro alle debolezze nella lettura e nel calcolo. E’ il prodotto di solitudine, angustia, squallore e assenza che i bambini hanno respirato fin dalla più tenera età. In un mondo sempre più caratterizzato dall’economia della conoscenza, la povertà educativa alleva bambini senza favole, senza giochi, senza fantasia e, talvolta, senza rapporti umani profondi.

Strettamente connessa alla condizione socio-economica e culturale delle famiglie, la povertà educativa priva i minori delle opportunità di apprendere, sperimentare, sviluppare capacità e aspirazioni. Non solo cognitive ma anche emotive, di creazione del sé e di scoperta dell’altro.

Colpisce più di un bambino su cinque, secondo un circolo vizioso di ereditarietà - di padre in figlio - tanto che l’Italia, nel 2016, si è caratterizzata come uno dei Paesi europei con la più bassa mobilità educativa. Se poi i genitori sono migranti, la drammaticità della povertà cognitiva è ancora più preoccupante.

Sta di fatto che per tutti, migranti o autoctoni svantaggiati, la partecipazione ad attività culturali e ricreative è, e non solo per ovvi motivi finanziari, significativamente residua tra coloro che vivono in nuclei famigliari con risorse economiche scarse.

L’associazione tra la povertà educativa e le capacità non cognitive, in particolare il piacere di stare con gli altri, l’abilità di vincere la solitudine, di stare bene fra i banchi di scuola così come la motivazione nel perseguire uno scopo nella vita e l’investimento per cogliere le giuste opportunità di crescita, rivela tutta la sua portata quando gli adolescenti arrivano a sentirsi outsider, accrescendone la privazione educativa che li spinge fino all’abbandono degli studi, soprattutto fra i maschi, nei centri piccoli e nelle periferie delle grandi città.

Più al Sud che al Nord: un adolescente che vive in Campania ha quasi il doppio di possibilità di non raggiungere le competenze minime rispetto a un coetaneo della Lombardia e il triplo rispetto a quello della Provincia Autonoma di Bolzano e Trento. Nelle Isole, più di due minori su tre non leggono libri, non praticano sport e non navigano su internet nel tempo libero, e registrano percentuali tra le più basse d’Europa relativamente all’abbandono scolastico.

Nonostante l’evidenza della correlazione tra fruizione culturale e ricreativa e diminuzione dell’incidenza della povertà educativa, a oggi sono proprio i bambini delle famiglie disagiate ad avere minori opportunità di formarsi educativamente per la carenza dei servizi a loro destinati. A partire dagli asili nido.

Gli scienziati di tutto il mondo affermano che è nei primissimi anni di vita che si forma l’identità, quindi l’acquisizione di abilità cognitive (intelligenza critica, memoria, linguaggio e comprensione) cui seguono quelle socio-emozionali ( socialità, valori ed ethos collettivo, comportamento individuale e capacità di adattamento) e fisiche (massa corporea, facoltà visive e uditive, stato nutrizionale e di salute).

Per Save the children, che ha redatto il rapporto “Futuro in partenza”, la mission è quella di investire nella prima infanzia, chiave per debellare la povertà educativa. Fino a che la distribuzione delle abilità per stare bene nel mondo non diventi uguale per tutti.

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