di Redazione

Dj Fabo è morto ieri mattina. Costretto all’esilio in Svizzera per il suicidio assistito e aiutato da Marco Cappato. E’infatti questa l’unica possibilità attuale per le persone come lui. Eppure sembrava che una legge sul fine vita dovesse arrivare a tempi di record dopo la morte di EluanaEnglaro, il 9 febbraio del 2009. A Udine, a colpi di sentenze e dopo quasi venti anni di straziante battaglia, Beppino, suo padre, era riuscito ad ottenere l’interruzione dell’idratazione e alimentazione forzata di quel corpo vegetante e inerte in cui sua figlia si era trasformata.

Una morte diversa quella di Dj Fabo. Che sceglie di essere aiutato da qualcuno a morire. Il suicidio assistito di un giovane e la fine dell’alimentazione forzata di Eluana sono procedure tecnicamente diverse ma hanno due aspetti comuni.  Sono figlie del progresso scientifico, che consente di rimanere in vita in condizioni al limite, e dell’articolo 2 e 32 della Costituzione: la libertà e il suo rapporto con la cura e la dignità della persona.

La storia della morte in Italia assomiglia a quella della nascita. Un paradosso figlio della stessa impreparazione a normare le sfide etiche. Cosi come per la legge 40 è stato necessario il calvario di tante coppie per farla a pezzi nei Tribunali ed eliminarne discriminazioni e pratiche lesive della salute, ora per morire come ciascuno vuole bisogna passare per l’esilio e per anni di agonia.

Il disegno di legge Calabrò della passata legislatura, votato e approvato dalle due Camere mai in modo definitivo, si era concentrato sulla sospensione dell’alimentazione e idratazione forzata e su come tutelare i pazienti non coscienti. Ovvero quanti si trovano in stato vegetativo persistente cronico. Il nuovo testo di legge è invece più ampio e riguarda interventi, attivi o di omissione, del personale sanitario e gli emendamenti fioccano copiosi. Intanto oggi Marco Cappato rischia 12 anni di carcere.

Punto cruciale è l’interpretazione delle cosiddette DAT ovvero le disposizioni anticipate di trattamento. Andrebbero rispettate sempre tranne quando l’intervento sanitario possa apportare un miglioramento o subentrino situazioni del tutto diverse al momento in cui si sono rese le disposizioni. Disposizioni o dichiarazioni? Potremo fareun vero e proprio testamento biologico? Nel frattempo i registri dei singoli Comuni che sono nati per dare una spinta dal basso alla legge sull’eutanasia dovranno fare capo alla norma. Quale sarà, quando sarà.

Intanto, mentre scorre la solita kermesse delle frasi di circostanza, possiamo esser certi che sia stata rispettata la volontà di un uomo, imprigionato in un corpo di pietra e senza luce. Perché la sua volontà e la sua libertà valgono come quella di un uomo che parla, cammina, vede il sole. Un Paese civile questo lo sa.

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