di Tania Careddu

E’ la rotta migratoria più pericolosa del mondo, quella del Mediterraneo centrale che dal Nord Africa porta in Italia. Dove i minori stranieri non accompagnati sono sempre di più:  l’incremento è oltre il doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente,. Nel 2016, secondo quanto si legge nel rapporto “Grandi speranze alla deriva”, redatto da Oxfam, sono stati più di tredici mila, il 15 per cento di tutti i migranti sbarcati sulle coste della Penisola.

Che li accoglie in situazioni inaccettabili: disinformati sui loro diritti, oggetto di minacce e di privazioni, non supportati da professionisti specializzati previsti dalla legge, messi in strada a diciotto anni e un giorno. Nel frattempo, sono in carico ai servizi sociali dei comuni ‘di rintraccio’ (quelli in cui di fatto approdano), spesso piccoli, con poche strutture e risorse insufficienti, che aumentano le disfunzioni del sistema (oltre che le speculazioni).

Sistema che non offre abbastanza posti per i minori non accompagnati, cosicché restano bloccati in strutture concepite per permanenze di pochi giorni, per un prolungarsi di tempo infinito. In un sovraffollamento cronico, promiscuità e inadeguatezza dei servizi igienico-sanitari, oltre che in condizioni di scarsa vigilanza da parte degli enti gestori di fonte a episodi di prevaricazione, quando non di vera e violenza, tra gli ospiti.

Di un programma di integrazione neanche a parlarne e nemmeno di un servizio informativo sulla possibilità di presentare richiesta di protezione internazionale. Idem dicasi per il diritto ad un tutore legale che faccia il loro superiore interesse, rivestendo la fondamentale funzione di determinare la misura e la qualità con cui le istituzioni applicano le proprie responsabilità nella presa in carico dei minori soli. Per accompagnarli in un percorso individuale che, in tanti casi, ha fatto diminuire le fughe dalle comunità di accoglienza.

Un fenomeno che, solo nei primi sei mesi del 2016, ha coinvolto oltre cinquemila ragazzini che non si sentono tutelati o per l’intenzione di proseguire il loro viaggio: sta di fatto che l’allontanamento li espone a molti rischi, tra i quali quello di essere truffati o di cadere nella trappola del traffico dei minori. Vulnerabilità a cui sono esposti pure i minori arrivati soli che raggiungono la maggiore età in una comunità di accoglienza italiana. Che di accogliente, da quel momento in poi, non ha proprio niente.

Anche perché, da gennaio 2016, una circolare del Ministero dell’Interno ha specificato che l’erogazione di fondi nazionali ai Comuni che hanno effettuato la presa in carico di minori stranieri non accompagnati, è possibile fino al giorno del raggiungimento del diciottesimo anno di questi ultimi. Dopodiché spetterebbe alle amministrazioni locali rimborsare le comunità che continuano a ospitare i ragazzi maggiorenni. Non fosse altro per una logica di completamento del percorso intrapreso. Intrapreso quando?

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