di Tania Careddu

Luogo formativo deputato a veicolare conoscenza e ambiente educativo dove si impara a stare al mondo. Obbligatoria fino alla pubertà, terreno di scelta dall’adolescenza in poi, la scuola costituisce un fattore determinante per lo sviluppo della società. Quella secondaria rappresenta, oltre alla ritualità del passaggio alla vita adulta, uno snodo fondamentale nella carriera scolastica.

Però, lo studio “I giovani e la scuola” riportato nell’ambito del Rapporto Giovani 2016, redatto dall’Istituto Toniolo, rileva che è ancora una scelta obbligata e vigilata. Dalla famiglia d’origine: se entrambi i genitori sono laureati, i ragazzi optano per il liceo tre volte di più che i figli di genitori senza diploma.

Si conferma, invece, come trend dominante, la motivazione personale quale elemento trainante nella decisione di proseguire gli studi o meno dopo la maturità, sebbene l’influenza della famiglia rimanga forte, per il 50 per cento circa dei giovani, soprattutto per i costi dell’istruzione universitaria in un contesto di welfare che offre scarsi sostegni. A orientarli nella scelta, anche la possibilità o meno di ottenere una borsa di studio e la comodità nel raggiungere la sede dell’ateneo. Mentre, la scelta concreta della facoltà, dipende dalla qualità dei servizi offerti o dal prestigio sociale della stessa.

E però, oltre a proporsi come ‘consumatori critici’ orientati dal brand senza trascurare il valore del prodotto, gli studenti apprezzano la scuola principalmente per i rapporti con i compagni. Anche perché (e nonostante), negli ultimi anni, le prepotenze e l’illegalità la fanno da padrone pure nell’universo dell’istruzione.

E dunque, trascurando il fatto che fino a una certa età sia obbligatoria, la frequentano perché ne vale la pena. Sia per l’eredità che lascia in termini di conoscenza, abilità e competenze, sia perché insegna a ragionare. Titubano quando il nesso (logico) lega la formazione all’accesso al mondo del lavoro: l’idea che l’istruzione serva a trovare più facilmente un impiego convince solo il 40 per cento dei giovani.

Oltre ottocentocinquanta mila gli studenti universitari fuori sede che, secondo quanto si legge in uno studio condotto dal portale Immobiliare.it, per una stanza singola spendono in media quattrocento euro e duecentottanta per un posto letto in una camera doppia. Milano é la città più cara: qui i canoni locativi arrivano a cinquecento euro (se non a seicento nelle zone centrali) per una stanza singola e per la doppia a trecentoquarantacinque, cifre che superano il 28 per cento del dato nazionale.

Roma è la seconda classificata (ma solo per via della sua maggiore estensione territoriale e per la presenza di zone del comune molto distanti dai poli universitari che fanno abbassare la media dei prezzi): quattrocentoquaranta euro al mese per una singola e trecento per una doppia.

Al terzo posto Firenze, destinazione prediletta tanto dai fuori sede italiani quanto dagli studenti di tutta Europa che svolgono il programma Erasmus: in controtendenza rispetto alla situazione nazionale, qui i prezzi sono scesi del 4 per cento relativamente alle singole e del 9 per cento per le doppie.

Per risparmiare gli studenti dovrebbero andare a Sud dello Stivale, a Catania e Palermo, le più economiche. Ma è al Centro che si trova la migliore università italiana e fra le prime duecento migliori del mondo.

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