di Emanuela Pessina

BERLINO. D’ora in poi, in caso di stupro o violenza, gli ospedali cattolici tedeschi potranno prescrivere la “pillola del giorno dopo” a quelle donne che la richiedano. È quanto ha deciso la Conferenza episcopale tedesca dopo un lungo dibattito che ha indirettamente coinvolto anche il Vaticano, mettendo in discussione uno tra i più solidi principi della Chiesa cattolica, quello degli anticoncezionali. A far pensare sono comunque le coincidenze: i cattolici tedeschi propongono infatti la svolta approfittando di un momento in cui, in Vaticano, c’è un posto “vacante” particolarmente importante da occupare: quello del Pontefice.

La discussione è cominciata qualche settimana fa, dopo che il vescovo cattolico di Colonia, Joachim Meisner, in reazione a un grave fatto di cronaca, ha permesso la somministrazione della “pillola del giorno dopo” entro il suo arcivescovado. Due ospedali cattolici del capoluogo tedesco hanno rifiutato la suddetta misura anticoncezionale a una donna stuprata, suscitando grave imbarazzo nell’opinione pubblica. La dignità e la libertà di scelta di una donna sono state limitate dalla religione e la sua autodeterminazione come donna, ancora una volta, messa sotto i piedi e offesa.

Ed è così che Meisner ha pensato bene di agire: la Germania è sì attenta al potere del Vaticano, ma ci sono altri principi: come l’uguaglianza degli uomini (e delle donne), che contano di più. Il Vaticano non ha in Germania la stessa più o meno esplicita influenza che ha in Italia e questo si era capito già da qualche secolo.

Ed è di pochi giorni fa la notizia dell’allineamento ufficiale della Conferenza episcopale tedesca all’atto solitario di Meisner: i vescovi tedeschi sostengono pienamente il religioso di Colonia, definendosi tuttavia anche in accordo con le dottrine del Vaticano. Durante la conferenza di Treviri (Germania occidentale) i vescovi tedeschi hanno ammesso la prescrizione, in casi particolari quali violenze e stupri, di quelle pillole che impediscono l’ovulazione, invitando le cliniche cattoliche del Paese ad adeguarsi. I cattolici tedeschi continuano a non ammettere i preparati che vanno a impedire lo sviluppo ulteriore di un ovulo già fecondato, sottolineano da Treviri: in questa distinzione scientifica la risoluzione all’apparente ambiguità della dottrina cattolica.

Anche il Vaticano, da parte sua, ha provato a parare il colpo, cercando di riportare le conclusioni di Meisner entro le proprie dottrine teoriche. Secondo il vescovo Ignacio Carrasco de Paula, presidente della Pontificia accademia per la vita, la decisione dei tedeschi è in perfetta sintonia con un principio che la Chiesa accetta da oltre cinquant’anni, una linea in qualche modo sempre fraintesa da fedeli e religiosi.

Perché anche il Vaticano non si è mai esposto contro le pillole che impediscono l’ovulazione, spiega Carrasco, bensì contro quei medicinali e processi che provocano l’aborto. Uccidere l’embrione è anticattolico, impedire l’ovulazione no perché la vita non è ancora cominciata. I progressi medici rendono oggi possibile questa differenziazione e, secondo quanto riporta il quotidiano conservatore della capitale tedesca, il Berliner Morgenpost, i vescovi tedeschi non avrebbero fatto altro che esprimersi secondo questa linea e chiarire la “confusione” fra i medicinali.

Al presentarsi sul mercato della “pillola del giorno dopo”, una decina di anni fa, la Pontificia accademia per la vita si era espressa chiaramente circa tale medicamento, specificando la non moralità di tale misura. Nel Comunicato sulla cosiddetta pillola del giorno dopo, 31 ottobre 2000, il Vaticano spiegava: “Decidere di utilizzare la dizione ovulo fecondato per indicare le primissime fasi dello sviluppo embrionale, non può portare in alcun modo a creare artificialmente una discriminazione di valore tra momenti diversi dello sviluppo di un medesimo individuo umano. Lo sviluppo infatti non è caratterizzato da fasi “quantitative” separabili, ma c’è un continuum di potenzialità della vita umana che non è sezionabile.

In altre parole, se può essere utile, per motivi di descrizione scientifica, distinguere con termini convenzionali (ovulo fecondato, embrione, feto, etc.) differenti momenti di un unico processo di crescita, non può mai essere lecito decidere arbitrariamente che l'individuo umano abbia maggiore o minor valore (con conseguente fluttuazione del dovere alla sua tutela) a seconda dello stadio di sviluppo in cui si trova” (www.vatican.va). Viene difficile ora giustificare il comportamento dei vescovi tedeschi secondo una presunta dottrina vaticana mal interpretata, soprattutto alla luce di questo scritto. Si tratta di una novità vera e propria e per questo dirompente.

Il Vaticano cerca quindi di motivare quelle decisioni già prese da subordinati che sviano dai sentieri prescritti dalle gerarchie ecclesiali di Roma, e per farlo si arrampica sui vetri della medicina e della scienza, senza tuttavia riuscire a nascondere la parziale mutevolezza della propria linea. Per qualcuno la decisione dei vescovi tedeschi è una svolta vera e propria, che apre le porte a una maggiore considerazione della donna (e degli esseri umani più in generale) alla luce della nuova dignità sociale che il genere femminile ha riacquistato nel corso dei secoli. Per altri, invece, i tedeschi hanno voluto lanciare un chiaro e semplice messaggio al Papa che verrà e hanno approfittato del vuoto di potere: c’è bisogno di rinnovarsi e il cambiamento deve cominciare da Roma.


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