di Rosa Ana De Santis

Sta per finire quel rito rinomato, ormai talmente inflazionato da esser diventato un po’ retrò, che ha visto tanti giovanissimi andare ad Amsterdam al solo fine di gustare in libertà erba e droghe leggere. Un turismo tutto ludico, con l’ambizione di essere trasgressivo, proprio lì, dove invece la trasgressione è beffata e svuotata di senso dalla legge. L’Olanda ha fondato tutta la propria politica anti-proibizionista sul presupposto che il passaggio dalle droghe leggere a quelle pesanti é causato più che dagli effetti del consumo delle prime, dalle dinamiche illegali e malavitose in cui si ritroverebbero i più giovani senza alcun controllo legislativo da parte dello Stato.

Non c’è tanto una lettura di evidenza scientifica sui danni o meno delle droghe leggere, quanto la filosofia, tutta liberale, secondo cui la legge deve arrestarsi al confine della libertà individuale e lo Stato ha il dovere di non lasciare vuoti normativi e spazi di non controllo arretrando alle mafie e ai suoi affari. E’ uno Stato quindi che norma apparentemente meno per arrivare a coprire l’intera società. L’esatto contrario dell’approccio affatto liberale che abbiamo nel nostro paese e che invece pretende di entrare dentro le case di ognuno, lasciando deregolato ben più di ciò che norma.

Va quindi ben interpretata la decisione del governo olandese di chiudere i coffee shop agli stranieri entro i primi mesi del 2012 e di impedire la vendita di cannabis. I locali diventeranno circoli privati riservati ai maggiorenni residenti sul territorio olandese. La decisione non nasce tanto dalla volontà di mettere restrizioni all’uso legalizzato di cannabinoidi e marijuana, come ha immediatamente dichiarato il nostro Dipartimento delle Politiche Antidroga, quanto di impedire i consueti pellegrinaggi di massa per la marjuana che, se da un lato non omaggiano la bellezza di un paradiso come Amsterdam, dall’altro hanno a lungo assicurati profitti e incassi al turismo della città.

Una tendenza a mettere maggiori restrizioni al manifesto della tolleranza che ha sempre contraddistinto l’Olanda c’è stato anche sul sesso e si è registrata - da un anno a questa parte - una forte diminuzione dei locali destinati al sesso a pagamento. Il governo di centrodestra, responsabile di questo orientamento a mettere maggiori paletti, ha annunciato una politica salutista e una maggiore attenzione all’educazione della cittadinanza. Motivo per cui, ad esempio, i coffee shop non potranno più trovarsi vicino alle scuole.

La questione olandese, che senz’altro registra un cambio di rotta, è soprattutto mirata a tutelare il paese da un turismo che, a differenza dei cittadini dei Paesi Bassi, manca di educazione e formazione sull’argomento proprio perché proviene da paesi marcatamente proibizionisti dove determinate questioni compaiono solo perché censurate e non affrontate.

Nessuno in Europa ha ritenuto di dover commentare le scelte olandesi. Unica eccezione Giovanardi, come al solito espressione di come le droghe non siano forse il problema numero uno. Il plauso del Sottosegretario Giovanardi, infatti, che legge questo passaggio dell’Olanda come l’equazione tra droghe leggere e droghe pesanti, ne è la più ovvia dimostrazione. Più interessanti le parole del Prof. Serpelloni, neuropsichiatra direttore del Dipartimento Antidroga, che raccoglie la notizia per lanciare l’allarme su altre droghe che stanno ormai raggiungendo livelli di guardia in Italia come i Sali da bagno inalati e altre smart drugs. Non da ultimo il dato per cui il primo contatto con le droghe in una città come Roma, dove certamente l’informazione non manca, arriva a 9 anni.

Ricerche dello stesso Dipartimento in rete con strutture universitarie nazionali e internazionali, sembrano dimostrare che l’uso prolungato di cannabis produrrebbe una riduzione dello spessore corticale della sostanza grigia che diventa più sottile soprattutto nei lobi prefrontali, “ alterando la rapidità di analisi, di decisione, attenzione e coordinamento”. Ma i dati allarmanti dovrebbero indurre a considerazioni più severe verso l’azione legislativa finora intrapresa che nella sola repressione del fenomeno ha investito tutte le proprie attese con risultati pessimi proprio dal punto di vista del contrasto alla diffusione e l’uso delle sostanze.

E’ fin troppo banale dover ammettere che ogni lettura ingenua sulla panacea della canna, molto in voga tra i più piccoli, è destinata ad esser superata da evidenze scientifiche più complesse e articolate. Il cervello di un ragazzo che fa uso prolungato e massiccio di cannabis non è certamente un cervello malato come lo chiama ricorrendo ad un linguaggio falso e terroristico il Dipartimento del nostro governo, ma è una mente indubbiamente affetta da dipendenza. Non è l’unica dipendenza contro cui combattere, certamente, ma tenendo conto sempre della consapevolezza che non tutto può essere superato e che ciascuno decide della propria esistenza. Con un’attenzione particolare da parte delle Istituzioni per i più giovani, meno strutturati nell’autonomia e più condizionabili. Una politica di riguardo e di educazione che non è sic et simpliciter la politica della proibizione assoluta. Ancora una volta, persino nella politica delle restrizioni che non annienta quella della liberalità, l’Olanda è avanti a noi. Questo l’unico commento che il nostro governo non può fare.

 

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