di Rosa Ana De Santis

Carlo Saturno, 22 anni, è morto in rianimazione dopo esser rimasto appeso per mezz’ora ad un lenzuolo legato al letto a castello della sua cella,  nel carcere di Bari. Un’altra impiccagione strana, per la quale la sua famiglia ora chiede spiegazioni. Carlo era testimone d’accusa in un processo contro nove agenti di polizia penitenziaria, accusati di sevizie e violenze ai danni di alcuni ragazzi dell’Istituto Minorile dove anche Carlo era stato detenuto. A giorni avrebbe dovuto testimoniare e la coincidenza accende più di qualche sospetto, soprattutto perché il giorno prima del suicidio Carlo era stato picchiato e messo in isolamento, dopo essersi ribellato ad un cambio di padiglione.

Dal carcere dicono che avrebbe fratturato il polso ad un agente, ma è tutto da dimostrare, soprattutto perché gli agenti erano due. E’ stata subito aperta un’inchiesta dal capo del Dipartimento della polizia penitenziaria, Franco Ionta, e l’Associazione Antigone ha già preso in carico il caso auspicando notizie chiare dall’autopsia e delucidazioni su tutto il caso dal momento che un ragazzo finito in carcere per furto,  si è ritrovato in isolamento e poco dopo moribondo in rianimazione.

La vita di Carlo, fatta di espedienti e di violenze, poteva trasformarsi in una testimonianza fondamentale sui misfatti subiti, dando un quadro importante di cosa avvenga davvero nelle carceri italiane e addirittura negli istituti minorili; è stata invece stroncata con un suicidio, con un’istigazione al suicidio o con qualcosa di peggio. Una vittima facile, come facile è stato liberarsi di Stefano Cucchi, per la cui morte proprio in questi giorni si celebra il processo. Il presidente della regione, Nichi Vendola, incontrando i familiari di Carlo e riferendosi a numerosi casi sospetti avvenuti nelle carceri italiane, parla di “pena di morte a bassa intensità”.

Non ci sono soltanto le morti strane, come quella di Carlo Saturno, ma ci sono situazioni di degrado e di invivibilità dietro le sbarre, dove esplode la popolazione carceraria e gli agenti sono sotto organico; il silenzio del Ministro Alfano, in altre vicende impegnato, è gravissimo. Un ragazzo giovane come Carlo che poteva essere rieducato e riabilitato, che manifestava voglia di tornare a scuola e riprendere agli studi e che aveva già tentato di togliersi la vita, invece di essere seguito con particolare sorveglianza, è stato lasciato agonizzante per mezz’ora.

Sono tanti i morti di carcere, per i quali ad oggi manca verità e giustizia. I casi più celebri, riaffiorati alla cronaca dopo la vicenda Cucchi e il giusto clamore sollevato dalla famiglia, sono quelli di Marcello Lonzi, 29 anni, morto nel penitenziario delle Sughere nel 2003, Aldo Bianzino, un falegname di 44 anni morto nel 2007 dopo esser stato arrestato con sua moglie e ritrovato con milza e fegato lesionati e costole rotte. Poi l’altro strano suicidio di Carmelo Castro, di soli 19 anni,  morto in carcere il 28 marzo 2009.

Muoiono sempre testimoni importanti che possano mostrare i comportamenti dei poliziotti e dei secondini giustizieri. Era accaduto anche a Uzoma Emeka, nigeriano di 32 anni, testimone chiave del processo di Teramo sui pestaggi ai danni dei detenuti. Un tumore al cervello nel 2009 l’avrebbe sorpreso sotto la doccia. I casi di Giuseppe Uva e Federico Aldovrandi mostrano la stessa faccia crudele degli uomini in divisa, prima ancora di entrare in carcere. Giuseppe Uva in caserma e Federico per strada. E la lista, di chissà quanti anonimi e sconosciuti, soprattutto se stranieri, è ancora lunga.

In questi giorni continua lo sciopero delle agenti del carcere di Rebibbia, in protesta per l’ingestibile situazione di collasso generale. L’idea che il Ministro della Giustizia sia impegnato a tempo pieno a intrattenere il Parlamento con il processo breve e con l’inseguimento disperato dell’immunità del premier restituisce alla società civile un’insopportabile sensazione di abbandono.  Il silenzio delle Istituzioni sulle emergenze democratiche del nostro paese, non da ultimo quella carceraria, non è nemmeno più una notizia, né una conseguenza pericolosa. L’ingiustizia e gli abusi sono ormai la normalità.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy