di Alessandro Iacuelli

C'era una volta un'azienda cinese di elettronica, la Shenzhen Great Loong Brother Industrial, che era però un'azienda un po' diversa dalle centinaia di migliaia di fabbriche cinesi che oramai abbiamo imparato a conoscere. Infatti, mentre queste ultime si dedicano al copiare i prodotti occidentali, da quelli tessili a quelli ad alta tecnologia, e a riprodurli su grande scala a prezzi ridottissimi, la Shenzhen è una delle poche che pensa a prodotti nuovi, realmente innovativi, con i quali tenta d’invadere il mercato mondiale. Certo, sempre d’invasione si tratta, e la politica economica cinese è tutta qui, ma alla Shenzhen non hanno mai voluto copiare i prodotti occidentali e, con il fior fiore d’ingegneri che hanno a disposizione, non molto tempo fa pensarono a qualcosa di assolutamente innovativo. Costruirono un apparecchio, un gioiellino tecnologico, che chiamarono P88. Di certo un nome che è solo una sigla e non uno di quei nomi destinati a rimanere nella memoria degli acquirenti di consumer electronic, affamati di tecnologia.

Così, nel 2009, il capitano dell'azienda, l'ingegnere Huang Xiaofang, presentò il prodotto all'Internationale Funkausstellung, fiera internazionale dell'elettronica di Berlino. Il prodotto piacque a molti e qualcuno si mostrò interessato ad importarlo in Europa, anche perché era la prima volta che i cinesi non proponevano la scopiazzatura di un prodotto occidentale. Nel frattempo, oramai da sei mesi, il P88 è in vendita in tutta la Cina. Con buoni risultati. Ma cosa fa il P88? Cos’é?

Non è un telefono, non è un computer portatile, ma ci si avvicina molto. E' più grande di un palmare, ha all'incirca le dimensioni di un lettore di e-books, ma ha di più: è touch screen, con tanto di tastiera che appare sullo schermo, si connette a internet, permette la navigazione, la visione di filmati, l'ascolto di musica e la lettura di documenti. Insomma, non ha le capacità di calcolo di un computer, non ha le caratteristiche di un I-Phone, poiché non è stato pensato per essere un telefono, ma si tiene in mano, ha uno schermo a colori leggibile e permette di navigare in rete. Mica poco.

Un lettore un po' superficiale potrebbe a questo punto esclamare che questa descrizione assomiglia molto a quella dell'iPad, il tablet presentato a San Francisco da Steve Jobs, come prodotto rivoluzionario di casa Apple. In realtà le differenze ci sono, nel bene e nel male. Anche l'iPad si tiene in mano, ma pesa decisamente meno di un P-88 marchiato Shenzhen, e per un dispositivo portatile il peso è molto importante. La batteria dell'iPad durerebbe, secondo le dichiarazioni di Apple, (forse un po' esagerate perché si tratterebbe di un vero record) 10 ore, contro l'ora e mezza del P88, ed anche questo è una caratteristica cruciale per un prodotto portatile. Di contro, il P88 ha uno schermo più grande, il che è una delle cause del maggiore peso, ha molta più memoria dell'iPad ed è dotato di porte USB, che invece il tablet californiano non ha. Infine c'è il design e, com’è noto, Apple è l'unica azienda elettronica che mette il design tra i suoi principali obiettivi.

Per tutto il resto, software, caratteristiche, e soprattutto per cosa fa il tablet, l'iPad è la copia, migliorata negli aspetti visti sopra, del cinesino P88. La palese copia è stata sottolineata, con spunti umoristici notevoli, dal blog cinese Shanzai.com, dedicato alle copie tecnologiche, che ha ironizzato sulla neo acquisita capacità della Apple: clonare nuovi prodotti già fatti dai cinesi.

In realtà, mettendo da parte le facili ironie, l'iPad della Apple rappresenta una doppia svolta epocale, e sarà ricordato come un momento topico della storia dell'elettronica di consumo. Doppia svolta, perché i cambiamenti di direzione sono due. Il primo nasce dall'ormai decennale confronto nel mondo dell'informatica di consumo. Una vecchia barzelletta metteva a confronto, a bordo di un treno, un gruppo d’ingegneri della Apple con un gruppo di ingegneri di Microsoft. Nella barzelletta, originata da ragionamenti sul come risparmiare sul prezzo del biglietto ferroviario, si va a finire alla morale della favola; cioè che Apple aveva le idee innovative, i veri lampi di genio, e Microsoft si limitava a copiarne le idee e tentare di migliorarle. La storia dell'informatica di consumo è davvero racchiusa in questa barzelletta, con la differenza che nella realtà non sempre Microsoft è davvero riuscita a migliorare le idee di Apple, e i malfunzionamenti di Windows ne sono la prova sotto gli occhi di tutti.

Il cambio epocale è che adesso, per la prima volta, Apple si è allineata con Microsoft: una volta visto il P88 Shenzhen alla fiera internazionale di Berlino, gli ingegneri di Steve Jobs a Cupertino hanno accantonato l'idea di fare un prodotto innovativo: hanno preferito copiare il P88 e migliorarlo nel peso, nelle dimensioni, nel design, e soprattutto contando sul marchio Apple e sul grande numero di suoi estimatori, pronti ad acquistarlo anche per la sola soddisfazione di possedere un nuovo gioiellino tecnlogico. Marchiato Apple naturalmente, perché nell'immaginario dell'acquirente medio non è la stessa cosa se è marchiato Shenzhen.

La seconda svolta epocale è di tipo industriale e potrebbe avere risvolti economici imprevedibili: per la prima volta è l'America che copia un prodotto cinese e, sfruttando la presenza sul mercato, impone il prodotto surclassando la concorrenza, anche se la concorrenza è rappresentata dall'inventore in persona. Scenario già visto, ma di solito sempre al contrario: europei, americani e giapponesi che presentavano nuovi prodotti e, sei mesi dopo, arrivava sul mercato la copia cinese a costo dimezzato. Un'inversione di tendenza mai vista, questa dell'iPad. Una svolta effettivamente epocale, visto che ora sono i cinesi ad essere copiati.

Per il resto, il tablet è per l'appunto un gadget tecnologico. Per cui più che utile è dilettevole. Non è un telefono, non è stato pensato per esserlo, e d'altronde in un'epoca in cui la telefonia è sempre più miniaturizzata non avrebbe senso usare come telefono un tablet così grande. Leggero (appena 680 grammi), con un prezzo a partire da 499 dollari. E' pensato per la multimedialità, per cui è più simile ad un iPod touch che a un telefono. I modelli più costosi dell'iPad dispongono di un dispositivo Umts/Hsdpa: serve solo per navigare sul Web poiché non è previsto alcun supporto per la voce.

Non è un computer. Tanto per capirci, non ha il multitasking, per cui si può fare una sola cosa alla volta, si può aprire una sola applicazione e, per aprirne una seconda, si deve chiudere la prima. Mentre sull'iPhone il multitasking è disabilitato per ragioni di carico di lavoro sul processore e di consumo energetico, l'iPad ha un hardware più potente che permetterebbe il multitasking. Alla presentazione del prodotto, Steve Jobs non ha fornito alcuna spiegazione per questa grave lacuna. Peccato, visto che il P88 cinese permette il multitasking. Anche in questo, si vede la svolta epocale: il prodotto di Apple è migliorabile, ma in perfetto stile Microsoft (o in perfetto stile da copia cinese) è già stato presentato e nell'arco di pochi mesi sarà messo sul mercato.

Sull'utilità, c'è ben poco da dire: l'iPad è bello da vedere, sarà sicuramente divertente da utilizzare come novità, per gli appassionati sarà appagante possederlo, ma è un surrogato semplificato del computer, pertanto sarà davvero utile per chi vuole usare internet ma non vuole un computer.

Già. Usare internet senza computer. Stava in questo l'idea davvero geniale e innovativa di Huang Xiaofang, da Shenzhen. Purtroppo per lui, passerà alla storia come l'ennesima idea geniale e innovativa di Steve Jobs. Uno "scippo" che ci saremmo aspettati più da Bill Gates, a dire il vero. Qualche analista economico d'oltreoceano già dice che è la giusta rivalsa per tutte le volte che i cinesi ci hanno copiati.

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