di Rosa Ana De Santis

A Roma le ruspe smantellano legnami e lamiere di una cittadella della vergogna: il Casilino 900. In condizioni igenico-sanitarie disumane, con l’illegalità rintanata tra bombole e roulotte, è diventata finalmente visibile alle Istituzioni. Alemanno e la sua giunta plaudono alla politica degli sgomberi, rivendicandone l’efficacia e la necessità. Un po’ troppo semplice pensare che passi da qui la soluzione. Il Garante dell’Infanzia del Lazio è l’unico in questo momento ad evidenziare la mancanza di progettualità in cui si sta consumando l’efficace scenografia delle ruspe al lavoro.

Dove andranno dopo gli sfollati? E i minori su cui piovono le buone preoccupazioni dell’integrazione e della scuola? Dove andranno a finire fintanto che non ci saranno i cosiddetti “campi autorizzati”? Sui nomadi in Italia si è sempre pensato di poter dispensare soluzioni allocative e null’altro. Bagni chimici, servizi, luce e gas, campi attrezzati in disparte dalle aree urbane. Tutto questo è stato il problema degli zingari nel nostro Paese. Così quando nel campo nomade di Salone, qualche anno fa, nascevano delle tecnostrutture interne per accogliere i bambini in aree ricreative e favorire la strategia dell’integrazione, il Comune decise di abbatterle per costruire nuove baracche. Nessun accenno al continuo ammassarsi di gente nei campi già sovraffollati e agli ingressi fuori controllo dalla Romania, che conta il maggior numero di gitani in Europa.

Nessuno parla poi dei figli dei Rom. Quelli che sono nati in Italia, che non hanno cittadinanza, che classifichiamo come nomadi, ma che nella realtà sono apolidi. Bambini senza Stato né diritti di cittadinanza. Un vulnus non da poco per le istituzioni liberali. Nessuna analisi sul lungo periodo, scevra da pregiudizio o dal buonismo, ha mai occupato la scena politica se non nei momenti di propaganda elettorale; proprio questo metodo ha messo il nostro paese nelle condizioni di collezionare insuccessi e lacune da record nel panorama europeo. Il Ministero degli Interni ha preferito avanzare l’ipotesi di un censimento dei minori, rudimentale e improvvisato nei metodi e negli scopi, piuttosto che parlare di un ufficio centrale permanente - con funzionari di Stato e mediatori culturali - e di un coordinamento nazionale. Ad oggi sono le associazioni e i volontari gli unici ad entrare nel mondo dei rom e dei sinti.

Le Istituzioni non si sono accorte che non hanno a che fare con i gitani di cui ci parla la storia. I nomadi sono diventati stanziali e la politica della segregazione ha finito sia per esasperare il malcontento e la frustrazione dei cittadini - che individuano nei campi nomadi isole immuni dalla legge e dalle regole - sia i diritti fondamentali degli stessi segregati. Una doppia sconfitta in cui l’atavica discriminazione e intolleranza contro i gitani, di cui sono purtroppo ricche le pagine del passato, è diventata comoda all’indolenza della politica. Fanno i cittadini da soli quello che le Istituzioni non riescono a dire o a fare.

Vicino a noi, in Francia, il metodo Sarkozy, da Ministro dell’Interno, ha unito la tolleranza zero all’illegalità con la garanzia di un’accoglienza umana e dignitosa. I campi sono davvero considerati transitori ed esiste un programma “immobiliare” progressivo per gli stanziali, i quali, conservando intatti tradizioni e costumi, non sono esonerati da quello che vale per tutti gli altri cittadini stanziali: tasse e lavoro. La Francia non ha risolto il problema di tutti i suoi gitani, ma non c’è dubbio che la cornice politico-programmatica perseguita, senza sconti di rigore né di attenzione ai diritti fondamentali di queste persone, è un esempio di come si possa favorire l’integrazione reale e ridurre nel tempo quell’odio sociale che è sempre più facile invece respirare nelle periferie della grandi città italiane. Lì dove il degrado di queste aree dimenticate entra, senza mediazioni e con tutte le contraddizioni che possiamo immaginare, nelle case delle cassi sociali più umili del Paese.

L’emotività che da noi condiziona la classe politica e i lacci e lacciuoli di alcune investiture ideologiche e moraleggianti hanno impedito finora che le istituzioni ragionassero in modo pragmatico e lucido sulla questione dei finti nomadi. Consentendo così che questi fazzoletti di terra di nessuno diventassero campi di sfogo per il razzismo spontaneo e per la più bassa esasperazione popolare. Rimanendo fuori dai recinti dei campi ed entrando solo con le ruspe della tabula rasa. Un esercizio di sovranità che assomiglia ai compiti di un esercito più che a quelli di un governo. Certo è che in condizioni di disumanità queste persone hanno l’unica possibilità di diventare disumane. E i fantasmi del passato tornano a respirare.  

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy