di Fabrizio Casari

Sdegno diffuso quanto generalizzato e, obiettivamente, comprensibile. Le intemperie verbali dei grillini, cui si aggiungono le cialtronerie del web, generano fastidio. Difficile separare forma e contenuto quando la prima prevale mediaticamente e altrettanto difficile è associarsi a battaglie, alcune giuste, che vengono condotte però nel peggiore dei modi. Non vi sono dubbi che in una politica che non può fare a meno della comunicazione, il come ha molto a che vedere con il cosa e viceversa, l’intreccio è inevitabile.

Difficile, però, associarsi alla levata di scudi sulla mancanza di garbo senza tenere conto delle questioni di contenuto che vi sono sotto, sopra e anche ai lati. Stabilire chi ha cominciato prima è di scarso interesse se non si vuole concorrere ad una nuova edizione dello Zecchino d’oro. Se dunque si vuole superare la dialettica del “colpa mia- colpa tua” si deve per forza cercare di capire chi muove cosa e con quali scopi.

Cercare invece di far passare la forma come sostanza è un trucchetto di regime per celare la sostanza di alcuni provvedimenti, decisamente molto più violenti e non meno volgari della forma di alcune proteste. E allora servirebbe un sussulto di ragionevolezza e proporzionalità nel proseguire della polemica politica: perché se da sempre bruciare libri ricorda orrori nazisti, scambiare la goliardia volgare per il fascismo è roba da apprendisti stregoni. Spiace che alcuni colleghi ci caschino con tutte le scarpe. Confondere la marcia su Roma con il marcio su Roma non è sbagliare genere, è sbagliare mestiere.

La Presidente Boldrini, contro la quale i grillini si scagliano, deve quindi trovare la solidarietà di tutti contro le aggressioni verbali di cui è vittima, ma con altrettanta chiarezza deve avvertire il dissenso profondo per la gestione da dirigente politico del suo ruolo istituzionale. La scelta di utilizzare la ghigliottina contro l’ostruzionismo parlamentare è gravissima, perché priva i parlamentari di una delle più importanti prerogative e consegna al governo la direzione legislativa. Non a caso nemmeno altre presidenze, pure esercitate con piglio autoritario, mai erano arrivate all’utilizzo di questo strumento.

Gli insulti sessisti e volgari sono inaccettabili, certo: ma la terzietà e il ruolo di garanzia istituzionale del Presidente della Camera va ricordato sia che ai suoi avversari che a lei stessa. Se lei per prima vi rinuncia per intraprendere una battaglia politica che non andrebbe svolta, non si può poi chiedere il rispetto di quel ruolo da lei stessa non rispettato (la difesa dei parlamentari) e la solidarietà si ferma quindi allo stile, ai modi, ma non arriva alla sostanza del suo agire.

I grillini non sono certo avvezzi a battaglie parlamentari e la politica nel senso classico del termine non trova applicazione nel loro quartier generale. Non sembra esserci, nel M5S, contezza piena della posta in gioco e, anzi, la ricerca della maggiore visibilità possibile sembra entrare in contraddizione con la capacità di attrarre il numero maggiore di consensi. Rimettere in sesto i sondaggi con le provocazioni è dopante, non lungimirante.

Il dissenso è cosa seria. In alcuni casi addirittura serissima, a volte drammatica. Dissentire rappresenta il primo passaggio all’età della consapevolezza, lo si potrebbe definire come l’infanzia dell’opposizione. Ma dissentire, opporsi, è anche - forse soprattutto - costruire consenso, generare adesioni e simpatie diffuse. Il fine è quello di ampliare il numero di chi non resta in silenzio, di chi protesta, di chi rifiuta l’obbedienza come rito salvifico ed ipocrita del rispetto dei ruoli prestabiliti tra governanti e governati.

La costruzione di un’area più vasta di opposizione dovrebbe essere quindi anche l’obiettivo del M5S. Che però, per ora, sembra privilegiare la dialettica dell’insulto, dell’aggressione verbale, della volgarità dei toni e dei contenuti che sposta più sulla cultura delle curve negli stadi che nel linguaggio delle organizzazioni politiche il bilanciere della sua esistenza. E’ anche vero, però, che quello del M5S lo si può definire in molti modi tranne che un progetto politico classicamente inteso, dunque sarebbe pretenzioso accollargli responsabilità e funzione pedagogica di massa proprie di tale dimensione.

Il solco culturale nel quale si muove il M5S non esalta, diciamo. Dire alle deputate del PD che la loro carriera è stata costruita sulle prestazioni sessuali dimostra come la volgarità si sia impadronita dei neuroni. Rilanciare battute fetide a sfondo sessista denuncia la carenza seria di argomenti, l’impossibilità congenita di attori di terza fila improvvisatisi star di reggere un copione.

Sostengono, i teorici del web quale nuova Agorà, che la Rete è libera, che non si possono evitare le incursioni di chiunque abbia uno schizzo d’odio da spacciare. Ma per un raggruppamento che sul modello nordcoreano fa della venerazione del capo l’alfa e l’omega della sua funzione politica, che dalla esasperazione comica del concetto di disciplina (al cui confronto il centralismo democratico sembra una sorta di anarchia organizzata) ne fa discendere carriere e ruoli, quella della mancanza di controllo è il più ridicolo degli ossimori.

E siccome separare il grano dall’oglio è affare di sapienza antica, a quelli che riescono ancora a discernere, a non provocare un frontale tra contenuti e forma, spetta però, insieme alla denuncia dello squallore verbale dei teorici oppositori, non rinunciare ad incolpare i responsabili della ragnatela velenosa governi sta che, sul nuovo mantra della stabilità, soffoca l’Italia.

Gli spetta perciò il compito si di denunciare lo schifo, senza però per questo assolvere gli schifosi veri, che da anni girano il coltello arroventato nelle ferite del paese. Non è colpa dei grillini se siamo ridotti in stracci, se l’Italia ha perso perfino la dignità di Paese, se siamo ormai considerati alla stregua di un protettorato di Bruxelles, una sorta di Puerto Rico dell’Europa. La vergogna degli ultimi governi che tutto hanno venduto dopo aver tutto comprato non va taciuta e i grillini non sono il problema, ma la conseguenza.

Sbaglia quindi chi ne denuncia il pericolo. Sia chi scambia le lucciole dell’impotenza con le lanterne della minaccia, sia chi utilizza le volgari sbrasonate per compattare un quadro politico e mediatico ormai non più sopportabile. Il potere è un Re che non si denuda mai del tutto. La malattia dell’Italia non sono i Grillo, semmai i Mastrapasqua. I grillini, ahinoi, partono per affondare ma generando ricompattazione del blocco parlamentare, risultano alla fine essere una ciambella di salvataggio.

L’assenza di una qualunque identità della sinistra nei banchi di Montecitorio e Palazzo Madama è la naturale conseguenza dell’assenza della sinistra dal Paese, a sua volta coerente ricaduta dell’assenza di una qualunque idea di sinistra. I fantasmi che si fregiano del titolo sono solo cordate furbe di ex di tutto e perenni candidati del nulla. In assenza di una sinistra capace anche solo d’immaginare un’alternativa sociale e politica davanti allo sfascio dell’Italia per gli appartenenti a quel 60 per cento che non riunisce la ricchezza del 10, è inutile dipingere il quadro con i soli colori del garbo istituzionale e del bon ton.

Non sono i grillini ad avvelenare il clima e non saranno i grillini, da soli, ad indicare la rotta per il cambiamento delle politiche pubbliche. Non hanno nemmeno loro nessuna possibilità di costruire un’alternativa perché non la sanno nemmeno immaginare. L’insulto, le sceneggiate, fanno perdere di vista le porcate in serie di provvedimenti che per decenza non andrebbero nemmeno presentati e si rivelano parte di uno show mediatico, di una iniziazione goliardica dal sapore rancido, tipico di chi usa l’odio per farsi una fama sulla quale magari costruire una carriera. Peggio che volgari, purtroppo sono innocui. E il Paese va a picco.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy