di Fabrizio Casari

Non ci sono nemmeno le casse da morto sufficienti per i corpi innocenti che il mare vomita sull’isola. Lampedusa, un incanto naturale, si è trasformata in un cimitero a cielo aperto. L’ipocrisia delle forze politiche, il cinismo burocrate dei militari e lo sdegno dei media hanno disegnato un immenso mantello destinato a riparare le spalle al nostro paese, che come ultima infamia ha dovuto sopportare anche le oscenità di Matteo Salvini.

L'esponente leghista  ha definito “clandestini” bambini di un anno, indicandoli così come autori di un reato. Ebbene sì, l’Italia annovera tra i suoi esponenti politici anche uno come Matteo Salvini, un bauscia ignorante assurto a dirigente della lega Nord per meriti xenofobi sul campo.

D’altra parte, diventare leader di un partito razzista che ritiene di dover sparare addosso ai pescherecci che trasportano uomini, donne e bambini, che - come le inchieste hanno evidenziato - ruba su tutto e a tutti, compra lauree finte per i propri rampolli, idolatra l’acqua del Po e manda in giro i suoi militanti con elmi da imbecilli, racconta di converso abbastanza bene le qualità intellettive che deve avere chi lo dirige. Il leghismo italiano è la versione padana del Ku-Klux Klan, è il sonno della ragione, è la riprova di come, diversamente che con la scarlattina, la cultura non si attacca.

L’Italia porta la responsabilità di questi morti. Li porta per aver promulgato leggi come la Bossi-Fini, che prive di qualunque concetto di filosofia del diritto, incuranti di quanto l’ordinamento internazionale dispone a salvaguardia dei diritti umani - tra questi quello della mobilità - assimilano vittime e carnefici in un solo reato. Non è un caso che solo in Italia vi sia il reato di immigrazione clandestina: il resto dell’Europa non ha avuto vent’anni al governo una destra rozza e xenofoba, che considera lecita la corruzione e il privilegio per poi scoprire il law and order nei confronti della devianza sociale e di tutto ciò che non riesce a comprendere.

Pretendere un contratto di lavoro per chi ancora non ha mai messo piede in Italia e, nello stesso tempo, il permesso di soggiorno per stipulare quello stesso contratto, è un modo ipocrita di impedire che venga e, nel contempo, un modo per alimentare le irregolarità e la corruzione nella trafila che intraprende chi è determinato a lasciare il proprio paese. Ha ragione la presidente Boldrini: ritenere che chi fugge alla morte o alla fame si fermi in presenza di un'ipotesi di reato, è pura fantascienza.

Impedire con la forza di sbarcare sulle nostre coste o rifiutare il soccorso in mare è un approccio vergognoso ed ignorante al tema della migrazione dei popoli. Ancora più assurdo quando non considera le ricadute sul piano delle migrazioni  del rovesciamento parziale delle realtà geopolitiche, sociali ed economiche del sud del mondo, e non tiene conto della crisi degli assetti statuali dei paesi del Nord Africa, che hanno prodotto un ulteriore riduzione del controllo alle frontiere.

Stabilire che nel toccare il suolo italiano o si è cadaveri oppure si è indagati, significa voler confondere le responsabilità diversissime tra loro dei mercanti di uomini e di coloro che fuggono dall’inferno delle guerre, della fame e della paura.

Dice di combatterli, ma oggettivamente agisce condominio con gli scafisti, perché essi prosperano proprio in presenza di una legge che vieta l'approdo. In presenza di una regolamentazione solidale ed equilibrata, nessuno ricorrerebbe ai loro sporchi e costosissimi servizi, regalando denaro e la stessa vita per ottenere quello che potrebbe chiedere legittimamente. Solo quando un diritto si proibisce per legge hanno spazio quelli che ti offrono di aggirare quella legge.

Adesso il governo Letta dice che con l’aiuto dell’Europa cambieremo la Bossi-Fini. Ma di quale aiuto c’è bisogno, visto che riceviamo meno della metà delle richieste di visto rispetto ad altri paesi europei? Nel 2012 il 70% delle richieste di asilo sono state inoltrate a Germania (70.000), Francia (60.000), Svezia (44.000) Belgio e Gran Bretagna (36.000 cadauna). L'Italia arriva molto dopo. L’Europa critica duramente le nostre politiche carcerarie, le lentezze della nostra giustizia e l’assurdità di certe leggi come, appunto, la Bossi-Fini. Ma ascoltiamo l’Europa solo quando si discute delle politiche economiche, mai dei diritti.

Non c’è bisogno di Bruxelles per cancellare la legge indecente sull’immigrazione, non c’è bisogno di Strasburgo per mandare in soffitta norme che insultano la logica e l’intelligenza. Nessuno propone di trasformare l’Italia in terra d’asilo per tutto il bacino del Mediterraneo e il Corno D’Africa; non sarebbe giusto e nemmeno possibile. Ma una legge che volesse combattere il fenomeno di massa dell’immigrazione clandestina può trovare applicazione solo se questa riesce a governare un fenomeno, non se pensa di reprimerlo.

In questo senso certo che c’è bisogno di politiche europee. Certo che non può ricadere tutto sulle fragili spalle dell’Italia, ma non ci si può nemmeno nascondere dietro una presunta assenza dell’Europa quando il problema è comunque nostro e andrebbe affrontato con lungimiranza politica e attenzione sociale.

Tutte qualità che mancano alla classe politica italiana e che certo non possiede il governo, ostaggio ancor più di prima della destra che si smarca dal cavaliere quando teme di perdere la poltrona, non certo quando c’è da confermare l’humus razzista che la caratterizza.

Per cancellare la Bossi-Fini servirebbe un Parlamento conscio dell'urgenza e un PD che utilizzasse la maggioranza di cui dispone e la smettesse di correre dietro alla destra nel cercare i voti assecondando il ventre molle reazionario del Paese.

Eppure ragionare non dovrebbe essere difficile. Nessun paese sviluppato del mondo è mai riuscito ad impedire i fenomeni di migrazione dal sud verso il nord. Perché sono le politiche economiche internazionali che impediscono al Sud di diventare un Nord, che garantiscono al Nord di continuare ad esserlo e di avere un suo Sud pieno di risorse da saccheggiare e mano d’opera a prezzi stracciati a disposizione.

Pensare di fermare il movimento di milioni e milioni di persone, che hanno come noi il diritto di ambire ad una vita migliore, significa voler svuotare il mare con un secchiello. Il che, oltre che impossibile, diventa tremendamente penoso, dal momento che quel mare non riporta indietro i suoi naufraghi, ma sferza le nostre coste con le sue onde con le quali ci restituisce i cadaveri delle vittime e la vergogna di diventare, oggettivamente, carnefici.

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