di Rosa Ana De Santis

E’ lutto nazionale in Italia, un lunghissimo minuto di silenzio nel giorno di un santo, Francesco D’Assisi, simbolo assoluto della rivoluzione del bene e del cristianesimo. Mentre il Papa si appresta a celebrarlo, sommozzatori e soccorsi della nostra Guardia Costiera sono all’opera per strappare al mare i cadaveri arsi da una coperta bruciata che doveva servire ad illuminare 500 eritrei e somali nel cuore della notte. Il molo Favaloro è una grande camera mortuaria sotto al cielo, moltissimi i cadaveri di donne e bambini. E la celebre spiaggia dei Conigli è coperta da una processione di lenzuoli bianchi. Come le tombe a terra dove finiscono i naufraghi.

Alle cinque del mattino quando già 460 persone erano state soccorse, è arrivato l’orrore di un altro barcone: profughi aggrappati alle onde per non annegare e tanti altri rimasti incastrati nel relitto sul fondale. Individuato lo scafista e accusato di omicidio plurimo, i sopravvissuti accusano tre pescherecci di averli ignorati nei momenti in cui era in corso la tragedia.

La denuncia di questo orrore e forse anche la responsabilità collettiva che ci sospinge a sentirla come una ferita di tutti ha visto parole durissime da parte di Giorgio Napolitano, di Papa Francesco e del Ministro Alfano che si è recato a Lampedusa, denunciando l’assenza e l’abbandono dell’Europa sulle politiche per l’immigrazione che contestando la Bossi-Fini come inefficace non ha mai messo in campo alcuna azione a sostegno di un Paese ponte quale è l’Italia.

L’ecatombe non ha evitato che la Lega, in testa Umberto Bossi, si affannasse a individuare i colpevoli morali dell’immigrazione clandestina: il Ministro Kyenge e la Presidente della Camera Boldrini. Meschinerie gravissime di una sottopolitica che persino di fronte ad un massacro di così grandi proporzioni non riesce a trattenere la pancia e gli istinti più bassi. Quel pezzo vergognoso di Parlamento che vuole su tutto e ad ogni costo respingere il messaggio dell’accoglienza, nell’illusione peraltro che questa sia la ricetta per evitare la storia di Lampedusa, i centri che scoppiano di immigrati divenuti prigionieri, soprattutto lo scarso peso che il nostro Paese riesce ad avere sui tavoli delle politiche internazionali mostrando quando non è mediocre, la voce grossa di qualche xenofobo in camicia verde.

Miserie mentali di chi non coglie che non è sulla terra di approdo che si gioca la partita politica e morale di questa pagina di storia e che non sarà una leggina di circostanza o le pallottole della polizia a fermare gli immigrati, i rifugiati, i profughi di ogni terra. Perché non basta nemmeno l’incubo di un mare affrontato su una zattera senza acqua e senza più nulla.

Questo è l’epilogo a puntate di un mito di opulenza crollato da tempo ormai, fuori dai nostri confini e anche dentro il cortile di casa nostra. Una disfatta che per ora pagano ancora una volta i più poveri e più disperati denunciando però con un martirio tutto contemporaneo che le mancanze, le colpe e le inadempienze della nostra parte non saranno gratis per nessuno. E che la politica è la parte più piccola di un tribunale che assegnerà più che colpe sovvertimenti di civiltà.

Per questo le lacrime che più toccano sono quelle dei nostri soccorritori: tramortiti, disorientati. Le lacrime di quella - romantica per alcuni,   rivoluzionaria per altri - responsabilità di sentire come proprio il dramma di qualsiasi uomo in qualsiasi luogo. Specie per quanti non sappiamo nemmeno più salvare, ma rinchiudere nei centri d’espulsione.

Alfano accusa la UE di mancanza di aiuti: dimentica però, Alfano, che l’Europa non può risolvere gli errori e gli orrori che producono le leggi inutili, prima ancora che xenofobe, promulgate dai suoi amici di partito. E dimentica anche che altri paesi – Germania, Spagna, Belgio persino – ricevono un numero di richieste d’immigrazione molto più elevate di quelle che arrivano all’Italia, senza per questo chiedere aiuto all’intera Europa. Altrove si sono costruite politiche per l’immigrazione, da noi solo urla e business.

L’Italia dei berlusconiani-leghisti ha preferito chiamarli colpevoli di clandestinità pur di non porsi le domande fondamentali, pur di non fare della politica qualcosa di più nobile che la scienza dell’ultimo affare o degli accordi di carta con la Libia ai tempi gloriosi del rais. L’emergenza è umanitaria e il prezzo che ora pagano queste vittime è già scritto sulla nostra terra, sotto le mille croci senza nome in cui è sepolto il Sud del Mondo. E’ questo l’Inferno della nostra nuova Commedia.

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