di Giovanna Musilli

Diciamo le cose come stanno: un pregiudicato che ancora non ha ben chiaro il fondamento primo del liberalismo, cioè la divisione dei poteri dello stato, ha deciso di punto in bianco di far cadere il governo. A parte Gasparri e la Gelmini, nessuno dei dimissionari o degli yes-men in Parlamento crede davvero che il problema sia l’IVA. Perfino il fido Cicchitto ha mostrato qualche dubbio, seguito immediatamente dal “saggio” Quagliariello. Ma ci ha pensato il poeta Bondi a porre fine agli equivoci: è per “affetto e riconoscenza” che cade il governo.

Riconoscenza, soprattutto. Del resto, quale di questi personaggi, sempre oscillanti fra il grottesco e il delinquenziale, avrebbe mai fatto carriera politica senza B? Ha dato loro soldi, potere e immunità, chiedendo in cambio servitù: posto che l’alternativa sarebbe stata lavorare, la scelta è stata banale. Il risultato è un partito padronale dove si serrano le fila e si eseguono gli ordini. È così da vent’anni, non c’è da stupirsene.

Chi poteva pensare sul serio che il PDL sarebbe rimasto al governo dopo che la giunta per le elezioni avesse votato la decadenza del padrone? L’ormai celeberrimo “senso di responsabilità” è andato a farsi friggere di fronte ai problemi personali di un anziano signore che ha passato gran parte della vita a frodare il fisco, pagare tangenti, corrompere giudici, accumulare fondi neri e (solo in vecchiaia?) a divertirsi con le minorenni.

Nell’immediato le conseguenze sono che i cittadini italiani pagheranno l’Imu, l’IVA aumenterà di un punto, lo spred è già a 263, i cassaintegrati e gli esodati da gennaio rimarranno senza copertura, non c’è ancora la legge di stabilità e non ultimo il porcellum rimane lì. In un paese normale, di fronte a tutto questo, il Pd convocherebbe subito il congresso e a breve giro le primarie, farebbe una campagna elettorale con un programma comprensibile, in alleanza con Sel.

Invece cosa fa? Cinguetta sull’irresponsabilità del Pdl, bacchetta i ministri dimissionari quasi supplicandoli di ripensarci, versa commoventi lacrime per la perdita del prezioso alleato e, come sempre, tira fuori dal cilindro la mossa migliore per perdere le prossime elezioni: propone un Letta-bis.

In realtà in un paese normale nessun partito sarebbe rimasto alleato con un personaggio condannato in via definitiva per frode fiscale, ma visto che viviamo nel paese alla rovescia, siamo costretti ad assistere alla patetica pantomima dei questuanti piddini che implorano il delinquente di rimanere loro alleato e del pregiudicato che manda videomessaggi alla tv di stato, farneticando di incredibili persecuzioni giudiziarie, per poi ordinare improvvisamente ai ministri di dimettersi senza nemmeno interpellarli.

Adesso il Presidente della Repubblica tenterà inspiegabilmente di formare un nuovo governo, magari in virtù del cosiddetto “scouting” che il Pd sta già facendo con i senatori dei cinque stelle e delle defezioni che s’annunciano tra le fila del PDL stesso; se l’operazione (degna del più bieco trasformismo) non dovesse riuscire, come è verosimile, torneremo di nuovo alle urne.

A questo punto, mentre il Pdl si conquisterà i voti uno ad uno strillando quotidianamente che il governo è caduto perché “il Pd è il partito delle tasse” (la rozzezza del messaggio è sconcertante, ma efficace in un paese dove la pressione fiscale è alle stelle), il Pd continuerà a concentrarsi con accanimento su questioni cruciali come le regole per le primarie, la data del congresso, il ruolo di Letta nel partito, senza dimenticare l’indefesso impegno di tutti i dirigenti di sempre a togliere di mezzo l’unico candidato che può vincere le elezioni, cioè Matteo Renzi.

Questo epilogo sarebbe evitabile? In linea teorica forse sì, ma la strada pare davvero troppo impervia. Che il Pd si ravveda e diventi un partito serio e di sinistra nell’arco di due mesi sembra improbabile, l’unica speranza restano i cinque stelle. Il che significa appunto che non c’è speranza, perché con il porcellum se non si fanno alleanze non si va al governo.

Unica nota positiva è che per il momento è archiviato il pericoloso progetto bipartisan di modificare l’articolo 138 della Costituzione, quello che detta il complesso iter per tutte le modifiche costituzionali. Un Verdini padre costituente sarebbe stato la beffa oltre il danno. 

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy