di Fabrizio Casari

Don Andrea Gallo ci ha lasciati. Una perdita immensa per il popolo dei giusti e dei senza diritti, per tutti coloro che cercano, attraverso la coscienza di ciò che si è e con lo strumento della ribellione individuale e collettiva, la via per ottenere giustizia o, almeno, il modo di non sentirsi umiliati, oltre che sconfitti. A 84 anni, il miglior sacerdote della storia italiana ha concluso una vita dove oltre la tonaca ha indossato gli abiti più nobili: partigiano durante la Resistenza antifascista e antifascista per sempre, scrittore di libri splendidi e fustigatore dell’arroganza dei potenti.

Fu oppositore della gerarchia cattolica, che nel 1970 lo sospese, accusandolo di essere “di sinistra” e lo privò della sua parrocchia senza però riuscire a privarlo dei suoi fedeli. Seppe denunciare guerre e diseguaglianze come i peggiori elementi del nostro tempo, fu leader spirituale di ogni battaglia politica e sociale per migliorare le vite degli altri.

Per chi ha fede, don Gallo apparteneva a quella schiera di anime, sante già in terra prima che in cielo, per cui Gesù non ha bisogno di aspettare il paradiso per rivelarsi. Infatti, la rivoluzione della giustizia e della purezza, quella scritta con rigore nel Vangelo, inizia da quaggiù. Per questo il prete semplice come un novello Francesco d'Assisi non poteva smettere di ricordarci che i più reietti e disperati andavano accolti, aiutati, inclusi. Ancor prima della carità cristiana, il dramma dell'uomo è nella mancanza di umanità. In questo cristianesimo di carne e sangue credeva don Gallo.

Da cristiano impenitente chiedeva di ripartire dall'umanità per arrivare alla santità. Il suo è il cristianesimo della Maddalena e dell'incredulo. Del dubbio e del peccato. La croce un attimo prima della resurrezione. In quell'inferno lì Don Gallo riusciva a portare Gesù.

In lui si fondevano straordinariamente fede religiosa e laicità dei comportamenti, in un ideale sguardo verso il cielo che in qualche modo poteva darsi solo tenendo le mani in terra. Un sacerdozio mai disgiunto dall’impegno verso i più svantaggiati, gli emarginati, i senza parola e senza diritti. Così riuscendo a tenere insieme la politica, scienza tra le scienze della trasformazione sociale e culturale, con la fede, luogo dell’animo e della ricerca dell’assoluto, ambito per definizione privo di ogni suggestione della logica.

Con la sua comunità genovese di San Benedetto al porto, l’uomo, il sacerdote, il comunista, seppe costruire un ritrovo senza padroni, un luogo dove ognuno era residente anche se ospite. Quale che fosse il disagio, quali che fossero gli handicap, Don Gallo era il porto sicuro, l’accoglienza voluta, le braccia aperte, come quelle di un Cristo riportato nelle piaghe del vivere di coloro che non trovano udienza nei salotti e nemmeno nelle chiese.

Un sacerdote di frontiera, lo avrebbero definito, non fosse altro che don Gallo, di frontiere, non voleva sentir parlare. Aveva abbracciato la fede in Cristo da Salesiano e il destino degli sfruttati da comunista e il legame inscindibile con il messaggio evangelico autentico é stata, insieme ad una coscienza politica limpida e lucida, la miscela di amore che ne ha caratterizzato la vita e le opere.

A voler cercare un po’ di ottimismo circa la bontà genetica del genere umano, don Gallo poteva essere uno spunto utilissimo. Una vita intera spesa al lato degli ultimi con passione, intelligenza, competenza, senza risparmiarsi mai.

Completamente sordo ai doveri ufficiali cui Santa Romana Chiesa obbliga i suoi sacerdoti, aveva le antenne sempre dritte verso ogni luogo e ogni essere umano che ne richiedesse il suo impegno. Non c’è stata causa giusta che l’abbia annoverato tra gli assenti, non c’è stata battaglia politica dalla quale abbia disertato.

Uomo di passione e fede, polemico e ironico, la voce sempre roca, il basco sulla testa e il sigaro tra le labbra, disponeva di empatia naturale, di quella rara capacità di essere amato dagli amici e rispettato dai nemici. Ci mancherà questo sacerdote così pieno di fede e passione, esempio per tutti coloro che intendono riempire con coraggio e coerenza, con scelte nette e idee forti, quello spazio di tempo che la natura ci assegna.

I popoli fortunati, diceva il grande Bertold Brecht, non hanno bisogno di eroi. Forse aveva ragione, ma se la  religione in cui don Gallo credeva dice il vero, siamo sicuri che sarà già in Paradiso, dove un posto per lui è certamente pronto. Magari in basso, ma certamente a sinistra.




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