di Carlo Musilli

Ma perché la rete sì e la tv no? Perché mai accettare un'intervista per poi tirarsi indietro all'ultimo minuto? Il voltafaccia di Beppe Grillo nei confronti di Sky lascia un senso di profonda tristezza, non esattamente quello che ci si aspetterebbe dal leader di un movimento auto-definitosi rivoluzionario. In un primo momento il comico genovese aveva acconsentito a farsi intervistare dai giornalisti della televisione satellitare. Era tutto pronto per la diretta, che doveva svolgersi dal suo camper. Alla fine però Grillo ci ha ripensato e si è tirato indietro, comunicando la decisione con un tweet.

La giustificazione che ha fornito è la stessa già usata più di una volta per distinguersi dalla massa. Sul sito del Movimento è comparso un video in cui si sostiene che esistono "due modi per fare campagna elettorale. Il primo è serviti e riveriti nei salotti tv, magari con “trasmissioni cucite addosso. Noi preferiamo il secondo: nelle piazze, tra la gente. Perché la politica è della gente". Poi Grillo ha aggiunto: "I politici vanno in tv, ma che cosa ci vanno a fare? Io ho rifiutato e credo di aver fatto bene. Questi vanno e poi dicono tutto e il contrario di tutto. Sono dei ridicoli, devono andare a casa".

Secondo i ben informati, il passo indietro è arrivato su precisa indicazione del braccio destro Casaleggio, sovrano assoluto della comunicazione grillina, che avrebbe sconsigliato al suo amico Beppe di tornare in tv proprio ora. La ragione è facile da immaginare: visto che nei sondaggi il trend del Movimento 5 Stelle è in risalita, sottoporsi alle domande dei cronisti avrebbe rappresentato un rischio difficile da calcolare.

E se Grillo avesse dimostrato un qualche minimo segno d'incertezza o di difficoltà nelle risposte? Il danno d'immagine sarebbe stato garantito. Di certo, tutto si può dire di Grillo, tranne che sia un uomo particolarmente avvezzo al contraddittorio faccia a faccia.

Insomma, a livello elettorale, i calcoli di Casaleggio sono perfetti. Peccato che sia esattamente il modo in cui si comportano i politici di tutto il mondo. Chi sta calando nelle preferenze vuole esporsi, cerca il confronto, perché sa che è l'unico modo per ricominciare a salire. Chi invece sta accelerando nella corsa valuta la questione dalla prospettiva opposta, perché sente di avere più da perdere che da guadagnare.

Non convince neanche la demonizzazione a priori della televisione. Come ogni filosofia del partito preso, c'è qualcosa che non quadra. Nessuno nega che l'uso più comune della tv in campagna elettorale sia quello del megafono, accostato alla bocca il più delle volte per vacui proclami, promesse fumose e spot talmente malriusciti da risultare canzonatori. Il problema però non è nel mezzo, ma appunto nell'uso che se ne fa. Grillo avrebbe potuto rispondere onestamente a domande legittime: una bella intervista televisiva non ha meno valore di un post sul blog o di un comizio.

Anzi, probabilmente ne ha di più. Per una ragione semplice: nel confronto con il giornalista tv non hai a che fare né con lettori affezionati, né con la folla dei tuoi seguaci, ma con un professionista che ti dovrebbe incalzare, cercando di scovare le contraddizioni e chiarire le ambiguità. Non puoi ragionare a lungo sulle risposte come davanti alla tastiera di un computer: devi replicare subito, facendo attenzione al tono della voce, a come ti muovi. Se tentenni, se esiti, si vede.

Quella di Grillo, però, non è stata una mossa vincente su tutta la linea: dando buca a Sky ha fatto anche un favore ai suoi avversari, che hanno avuto buon gioco ad attaccarlo. "Grillo non va in tv perché là qualche domandina devono fartela", ha ironizzato Pier Luigi Bersani. E i montiani al seguito: il Premier "chiede il dibattito. Grillo rifiuta anche le interviste. Questione di stile". Ma la verità è che il Professore vuole lo scontro per cercare di scippare voti, mentre Grillo lo rifiuta per non rischiare di perderne. L'assalto e la fuga non sono opposti, ma i due lati della stessa medaglia: il calcolo elettorale. Ed è comunque politica, con la democrazia e il diritto ad essere informati, c'entra davvero poco.



Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy