di Fabrizio Casari

L’agenda. Adesso, nella sobria era in cui imperano gli austeri senza rimedi, i programmi si chiamano così. L’agenda, notoriamente, indica le incombenze giornaliere; predisporre obiettivi di lungo respiro, identificare i problemi e le soluzioni agli stessi non è compito del datario. In questo senso, il programma presentato da Monti è coerente con le caratteristiche di un’agenda. Che però, a misurare lo spessore delle tesine esposte, meglio sarebbe definirla un’agendina. Insomma se qualcuno si aspettava un progetto, un programma, un orizzonte politico e teorico sul quale costruire una nuova forza politica rimarrà deluso.

A sfogliarla vi si trova invece la quint’essenza del montismo e della sua ricetta: una miscela di cilicio e olio di ricino necessari per il ristabilimento dell’unico primato, quello del dio mercato che tutto governa e tutto corregge. Accarezzarne i flussi, sottoporre paesi e persone ai suoi voleri, sarebbe il compito essenziale della politica. L’analisi di quanto combinato in un anno è solo in chiave auto elogiativa. L’economia in recessione, il record assoluto di disoccupazione, la caduta verticale del PIL, il record di pressione fiscale, il taglio della spesa pubblica mentre si aumentavano gli sprechi della stessa, aver alzato un muro invalicabile contro l’accesso al lavoro dei giovani mentre si obbligano gli anziani a rimanervi, sono alcune delle perle che l’ex-advisor di Goldman Sachs evita di citare.

Preferisce raccontare della ritrovata credibilità internazionale, facendo finta di non sapere che chiunque dopo il pagliaccio di Arcore avrebbe ispirato un generale sospiro di sollievo nelle cancellerie europee e che la ritrovata considerazione è figlia della devozione che il governo italiano ha mostrato al sistema bancario e al governo tedesco.

Nell’agendina non c’è nessun accenno alla parola democrazia, così come non s’intravede la questione sociale: come affrontare i temi preminenti di ogni governance, quali diseguaglianze, deficit democratico, emergenza ambientale, sono dettagli che non distraggono la sobria esposizione dei doveri. E ovviamente, non essendoci la politica, non può esserci nessuna divisione tra destra e sinistra, soprattutto perché la prima è “l’oggi” mentre la seconda (un tempo nobile, si riconosce) è diventata “perniciosa”. D'altra parte, se ci fossero destra e sinistra lui che starebbe a fare?

Qual è ad oggi lo schieramento che sostiene quest’agendina? Tutta la destra conservatrice italiana che, pur avendolo fatto in passato, non riesce più a stare con il cavaliere nero. Dalle gerarchie ecclesiali alla Confindustria, dagli esuli del PDL e di AN agli editorialisti del terzismo, dai nuovi figuranti del terzo polo a trazione vaticana agli ex-sindacalisti CISL. L’intendenza che segue somiglia molto alla grande ammucchiata: ci sono politicanti di spesso pelo e di lungo corso, ex di qualunque cosa e futuristi ipotetici, rampolli di buona famiglia mai sporcatisi di lavoro e giornalisti impegnati a battere la grancassa. Ultimi arrivati, i liberali.

Ma come metterli insieme? Pare sia da sciogliere ancora un dubbio non da poco: lista del professore inzeppata di nomi o di partiti? Il premier non ha ancora deciso se convenga far confluire in essa anche i partiti che lo sostengono (Udc e Fli) anche alla Camera - al Senato la scelta appare obbligata - o se convenga mantenere le diverse identità. L’incognita finale pare essere legata all’attesa del discorso di fine anno del Presidente Napolitano.

Il professore intende - stando alle parole di Ichino - preservare l'originalità di un'offerta politica rivolta soprattutto alla società civile. Ma l' ipotesi lista unica presenta anche diversi svantaggi: ''Con il Porcellum avere più liste alla Camera significa avere più deputati'', ha spiegato all’Ansa una fonte che sta lavorando al dossier. Idem dicasi per la par conditio: più liste significa maggiore spazio.

Sulla questione lista con o senza partiti Casini è preoccupato: rinunciare allo scudocrociato sarebbe un vero peccato soprattutto per lui. Forse per questo il leader Udc ha messo le mani avanti: “Stiamo lavorando ad un’area di responsabilità nazionale in cui troverà spazio chi crede nel valore della buona politica, mentre gli opportunisti dell'ultima ora saranno lasciati fuori”.

Certo, possono sembrare attimi di comicità involontaria, ma Casini non va sottovalutato: è uomo di abilità e di conoscenze importanti, al punto che nella sua circumnavigazione da una parte all’altra dell’emiciclo parlamentare, è sempre stato al centro di tutto e dimostra quotidianamente come il numero dei voti sia inversamente proporzionale al minutaggio nei Tg Rai. Dietro di lui l’ultra-ambizioso Riccardi, che lancia moniti, ordina regole e da luce verde, gialla o rossa al semaforo dei questuanti: sembra ormai il delegato pontificio alla colonizzazione del regno.

La campagna però è partita e la stampa e la propaganda montiana cerca di dimostrare di non essere seconda a quella berlusconiana. Ci sarebbe - dicono fonti vicine al professore - un sondaggio che indicherebbe la formazione elettorale di Monti al 20 per cento. Un sondaggio abbastanza misterioso, dal momento che se Grillo viene accreditato di un 15 per cento, Bersani del 30 e Berlusconi si dice al 20, non si capisce bene dove finirebbe il 35 per cento degli accreditati al “non voto”. Altri sondaggi, più attendibili, danno al professore una forchetta tra l’otto e il dodici per cento, decisamente più credibile, pur se ugualmente generosa.

Il sospetto è che si stia pompando il professore oltre ogni ragionevole meccanismo propagandistico. Stare sui giornali a ricevere incenso quotidiano fornisce certo un aiuto significativo, ma la lettura politica più probabile è quella che vede Monti disputarsi i voti del centro-destra con Berlusconi e con la Lega, mentre la quota di consensi che può sottrarre al PD appare decisamente trascurabile.

Ora, considerando che tutto il centrodestra unito, da Storace fino a Pisanu, prima della disfatta politica del berlusconismo non arrivava al 38 per cento, sembra davvero un miracolo quello di accreditare oggi il centrodestra complessivamente inteso al 40 per cento e poi sommarci pure la Lega. Va bene l’affetto del Vaticano, ma i miracoli sono appunto tali e, com’è noto, non amano esercitarsi in politica.

 

 

 

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy