di Mariavittoria Orsolato

Tanti furono gli studenti che, il 17 novembre 1939 a Praga, trasformarono il funerale di un loro compagno in una grande mobilitazione studentesca contro l'occupazione nazista e tanti, circa 1200 di loro, furono arrestati e deportati nei campi di concentramento. Tanti, furono gli studenti del Politecnico di Atene che il 17 Novembre 1973 resisterono fieramente ai blindati dei colonnelli, creando i presupposti per la caduta della dittatura militare in Grecia.

Tanti furono i giovani che, nel Forum Mondiale Sociale di Bombay, nel 2004, chiesero di considerare il 17 Novembre come il Primo Maggio studentesco. E tanti, veramente tanti, i giovani che ieri, 17 Novembre 2011, sono scesi in piazza assieme ai lavoratori appartenenti alle forze sindacali di base per rispondere alla chiamata nella Giornata Mondiale dello Studente.

A meno di una settimana dall’ultima mobilitazione, i ragazzi delle scuole e delle università italiane sono tornati a manifestare in più di 60 città italiane sotto l’egida dell’Occupy Everything per dare il loro benvenuto al neonato esecutivo Monti. Perché, come scrivono in uno dei loro comunicati, “non ci fidiamo di chi elogia le Gelmini e Marchionne come ha fatto Mario Monti in passato, non ci fidiamo di chi propone nella lista dei ministri docenti e rettori delle università private. Non ci fidiamo di un Governo fatto dalla Crui, non ci fidiamo di chi chiede sacrifici a una generazione cui viene rubato il futuro”.

Gli studenti - non tutti ovviamente, ma una buona parte, visti i numeri delle recenti manifestazioni - si sono informati bene e sanno che anche se ora Monti promette “crescita ed equità sociale” in passato ha spiegato molto chiaramente quali siano le sue idee in materia. In un editoriale del Corriere della Sera del gennaio 2011 Monti ha infatti lodato l'azione di due personaggi universalmente noti per la loro propensione al dialogo nei confronti di coloro che vivranno sulla propria pelle le innovazioni da loro proposte: Mariastella Gelmini e Sergio Marchionne.

I ragazzi poi non hanno assolutamente gradito i nomi dei “tecnici” messi a capo dei principali dicasteri, quello dell’Istruzione ovviamente in primis. Pur essendo rettore dello statalissimo Politecnico di Torino, Francesco Profumo è consigliere di amministrazione di Bankitalia ed è a capo del CNR; e dal momento che questo risponde in esclusiva proprio al ministero dell’Istruzione, il possibile conflitto d’interessi è dietro l’angolo. Temendo quindi un’ulteriore aziendalizzazione dei saperi sul modello delle università private rispetto a quella già decisa dall’ex ministro Gelmini, i manifestanti di ieri hanno quindi stigmatizzato l’eccesiva presenza nell’esecutivo di illustri ex alumni o docenti di Bocconi, Cattolica e Luiss.

A Milano, sede delle prime due, non a caso si sono registrati i primi isolati scontri tra gli studenti e le forze dell’ordine: quando il lungo corteo ha provato a deviare dal percorso per dirigersi verso l’università di cui è presidente il nuovo premier, è stato immediatamente caricato dagli agenti in tenuta antisommossa. Stesso copione a Torino, in questo caso per il tentato assedio alla sede piemontese di Bankitalia. A Roma invece i manifestanti hanno nuovamente sfilato in spregio all’ordinanza Alemanno e sono riusciti ad arrivare sotto Palazzo Madama, dove il nuovo governo Monti era intento a chiedere la fiducia, lanciando ortaggi al grido “Studenti unica opposizione”.

Per il resto le manifestazioni nelle altre città si sono svolte senza incidenti tra assemblee, discussioni e nuove occupazioni di facoltà e istituti superiori. Perché le proposte alternative per uscire dalla crisi e rilanciare uno stato sociale con strutture gratuite per tutti ci sono, sono ben articolate e assolutamente realiste. Dall’introduzione di una patrimoniale sui grandi patrimoni e di una moratoria sugli interessi sul debito alla vendita del tesoro della Banca d’Italia che potrebbe fruttare circa 100 milioni di euro. C’è poi l’ormai mitica lotta all’evasione fiscale, suffragata però da quella alla corruzione, al lavoro nero e agli infortuni sul lavoro che potrebbero, secondo i calcoli del sindacato di base, 400 milioni di euro all’anno.

A gran voce si chiede di cancellare l’acquisto dei nuovi cacciabombardieri F35 (costo per lo Stato, 16 miliardi di euro) e di eliminare le spese militari legate alle cosiddette missione di pace in Medio Oriente. Propongono di accantonare le faraoniche quanto inutili spese delle “grandi opere” e di cancellare immediatamente la a norma capestro contenuta nella legge 122 /2010 che ha privato 45.000 lavoratori del diritto alla mobilità e alla pensione.

Nella giornata di ieri le nuove istituzioni, Profumo in testa, si sono definite disposte al dialogo con le parti sociali in mobilitazione ma a guardar bene il primo discorso di Monti al Senato le intenzioni paiono inconciliabili con i fatti. A partire dal richiamo all’austerità, funzionale a rassicurare i mercati tanto vituperati, per arrivare al project financing sulle opere pubbliche, che sottende generose donazioni ai costruttori e ai palazzinari; dall’obbligatorietà dei test INVALSI nelle scuole per dare il contentino a Comunione e Liberazione e al partito delle scuole paritarie, al progetto non troppo implicito di continuare le missioni militari all’estero: tutte concessioni al progetto squisitamente politico dell’Europa Unita che dovrebbero dimostrare come i governi tecnici “tecnicamente” non esistano. Gli studenti ne sono consapevoli, attendiamo con ansia che anche il sedicente centrosinistra se ne accorga.

 

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