di Rosa Ana De Santis

E’ stato il cardinale Bagnasco ad intervenire (non avrebbe potuto non farlo), in  occasione della celebrazione del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia organizzato all’ambasciata italiana presso la Santa Sede, sulla licenziosità dei comportamenti del governo. Nell’imbarazzo dei presenti e con il sottosegretario Letta, inviato appositamente per accorciare le distanze tra Chiesa e Stato, la CEI ha sferrato il suo colpo più duro alla corruzione morale del governo.

Non è solo il premier il protagonista di questo anatema, ma la licenziosità complessiva delle Istituzioni che mai, come in questo tempo storico, ha raggiunto un livello di guardia così alto, sotto gli occhi di un paese attonito e di tutta l’Europa. Il cardinale ha invitato anche a non dimenticare il mondo del volontariato cattolico che sta soccombendo sotto i colpi della manovra.

La Lega per prima ha replicato, nella consueta eleganza che la contraddistingue, ricordando alla Chiesa i propri peccati e gli ultimi terribili scandali sulla pedofilia, per troppo tempo occultati. Ed è in questa sorta di gara a chi può vantare maggiore immoralità che forse si può misurare tutta la decadenza morale e culturale che vive il Paese e la cronaca politica degli ultimi tempi. Pare piuttosto evidente al comune buon senso che il reato e il peccato dell’uno non rappresenta certo lo sconto a quello dell’altro.

Proprio la dottrina cristiana con il principio sacrosanto della coscienza individuale e dell’arbitrio di ognuno lo ha spiegato bene. Così com’è inutile insistere sull’orrore delle vittime dei sacerdoti, ormai così noto che il Papa in persona vi è stato coinvolto. Ma alla Lega sfugge che la Chiesa e lo Stato del Vaticano rappresentano uno stato teocratico. La responsabilità dei colpevoli degli abusi sarà espiata soprattutto davanti al re che è nei cieli che è il loro vero sovrano. Alla terra e alle vittime rimarrà poco altro, purtroppo, che una sentenza di qualche tribunale religioso e una preghiera. Questo perché un pedofilo in abito religioso sembra non essere un pedofilo come un altro e fanno il possibile perché sia così.

Negli stati democratici funziona diversamente. Si risponde al popolo, proprio a ogni cittadino. I diritti sono tutti terreni e i reati si scontano tutti qui. Non importa l’anima, ma l’azione e le sue conseguenze. Se l’immoralità della Chiesa sembra ancor più odiosa perché commessa da chi diffonde il messaggio di Gesù, tutto amore e fratellanza è, nei fatti, qualcosa che appartiene ai fedeli, prima che ai cittadini, ovvero a coloro che accettano le condizioni gerarchiche e assolutistiche della Chiesa nel momento in cui si dicono cattolici di fede romana. La Chiesa risponde ai suoi fedeli, lo Stato ai cittadini. Per questo se è certamente vero che la condanna della Chiesa ha perso la credibilità che avrebbe potuto avere, questo è vero non di più che in passato, quando non sono comunque mai mancati corruzione e abusi nello Stato di Dio.

E’ di questo piuttosto che la Chiesa deve ricordarsi quando entra nella vita delle persone, quando calpesta le ultime volontà di chi soffre, quando impedisce a un fedele divorziato di avvicinarsi all’Eucaristia o quando a due conviventi non riconosce l’identità di una famiglia. Il torto più vero la Chiesa lo fa a queste persone. Non se dice a un uomo che è un puttaniere visto che lo è. Non se dice alla Lega che il razzismo e la xenofobia sono tracce di antiumanità. Perché razzisti e xenofobi lo sono.

In tutto ciò è semmai il PD l’unico interlocutore che dovrebbe tacere. Applaudire a Bagnasco pur di avere un voto in più, (e che voto!) contro il Governo, è davvero troppo. O forse troppo poco per pensare che vincere così sarà davvero vincere.

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