di Rosa Ana De Santis

La chiamano “Ruby2” la vicenda che inchioda nuovamente il Presidente del Consiglio alle pagine più squallide del gossip e del sesso a pagamento. Tarantini e consorte in carcere, da un lato, e Valter Lavitola, ex direttore dell’Avanti, trattenuto a Sofia da affari con Finmeccanica - come recitano le fonti ufficiali - sono i vertici di un triangolo di estorsione e ricatti. Tra le telefonate intercettate, oltre alle chiacchiere sulle consumazioni carnali e il carnet delle prestazioni, c’è qualcosa di più piccante ancora.

Ad un Lavitola angosciato che vorrebbe chiarire la sua posizione nell’inchiesta avviata dai pm napoletani, Berlusconi avrebbe risposto, in una conversazione del 24 agosto scorso, di rimanere in Bulgaria e di non tornare in Italia: “Resta dove sei”, consiglia il Premier.

E’ arrivata immediatamente la reazione di Ghedini. Una telefonata tutta da verificare, una frase non completa, un premier che semplicemente dimostrerebbe la propria estraneità alla vicenda. Ci pensa Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, a smontare la smentita, riproponendo la tesi delle vicende private e il tormentone, quasi divertente, del Grande Fratello dei giudici che controllano la vita personale del premier.

Difficile, questa volta forse più del solito, argomentare la tesi della vita personale del capo di governo come ininfluente sulla credibilità istituzionale. Qui c’è un oltraggio ulteriore e sfacciato. Abbiamo a che fare con un uomo che, venuto a conoscenza di essere indagato dalla procura di Napoli, chiede consiglio al capo del nostro governo (già difficile da capire questa prossimità di contatto e relazione se c’è estraneità) e riceve la benedizione a rimanersene nascosto, a proseguire da latitante per mettere a tacere quel mondo di estorsione in cui Berlusconi sta affondando. Dietro ai suoi vizi indomabili, tra le locuste come il fedele Fede o i faccendieri alla Tarantini e Lavitola.

Una sorta di replay del consiglio dato tempo addietro a Ruby, quello di definirsi la nipote di Mubarak? La sensazione è che questo sia indifendibile anche per quei compari del Pdl che finora si sono prestati alle giustificazioni più basse. Ci ha pensato per ora il PD a chiedere una smentita e un intervento del Capo dello Stato. Un capo di governo che consiglia un latitante su come evitare la legge è l’apice della storia politica di Berlusconi e del paese che l’ha votato. Forse non il fatto più grave, ma certamente il più insultante, ammesso che sia possibile stilare una classifica delle nefandezze cui ci ha abituati il cavaliere.

Uno schiaffo dato a un paese che, in un’altra amena conversazione privata, direbbe Cicchitto, Berlusconi aveva definito di “merda”. I tempi degli spot patinati, quelli televisivi e quelli a Palazzo Chigi, finti, ma almeno decenti, sono passati. Questo è tutto il peggio dei reality.

 

 

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