di Monica Capo

Sembrava strano, che il risultato del Referendum dello scorso giugno non fosse ancora stato messo in discussione, ma si poteva sicuramente immaginare che la smania di "far cassa", in questo momento economico così difficile per l'Italia e non solo, non avrebbe guardato in faccia  a nessuno, tanto meno ai 28 milioni di cittadini italiani che avevano partecipato, in massa, a quel voto.

E così, in questa calda estate, preludio di un autunno caldissimo, "purtroppo il governo, non solo non ha ancora attuato le indicazioni referendarie retrocedendo sulle privatizzazioni già attuate e abolendo i profitti sull'acqua ma, con la manovra economica in fase di discussione parlamentare e già approvata con Decreto Legge n. 138 del 13 agosto scorso, ha riproposto (negli articoli raggruppati sotto il Titolo II) in altra forma la sostanza delle norme abrogate con volontà popolare."

E' quanto denuncia, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, che in una lettera aperta dichiara "l'articolo 4 ripresenta il vecchio Decreto Ronchi e persino nuove date di scadenza per le prossime privatizzazioni dei servizi pubblici locali."

Sempre secondo il Forum addirittura "l'articolo 5 arriva a dare un premio in denaro agli enti locali pur di convincerli a lasciare al mercato delle privatizzazioni i propri servizi essenziali per le comunità." Un premio che, continua ancora il Forum, "dovrebbe servire per fantomatici investimenti infrastrutturali quando invece ai Comuni vengono sottratti trasferimenti essenziali per le loro funzioni."

Poi, il Forum si rivolge "a tutte le forze politiche affinché non deformino l'esito referendario e rispettino l'indirizzo chiaro della volontà popolare" e al Presidente della Repubblica "affinché, in aderenza al Suo ruolo di garante della Costituzione, non permetta che siano riproposte leggi che violano l'esito dei referendum popolari."

E' davvero avvilente che, mentre si assiste a un continuo rimpallo di responsabilità sulla situazione reale del paese e all'incapacità di chi ci governa, di produrre una manovra finanziaria equa e responsabile, che ci permetta di uscire dal rischio recessione, l'unica cosa che si riesca a inventare, sia quella  di rovesciare un risultato referendario democraticamente raggiunto.

C'è, da ammettere, che formule come "tagliare i costi della politica" o "ridurre i privilegi del Vaticano" ormai a sentirle recitare così spesso, sembrano aver perso tutto il loro valore e la loro efficacia, riducendosi a uno stanco refrain, ma va ricordato lo stesso che, ad esempio, grazie all'articolo 6 dei Patti Lateranensi, la Chiesa Cattolica non paga l'acqua, perché spetta allo Stato, che negli anni scorsi si è fatto anche carico di ben 25 milioni di Euro, di arretrati.

Ecco, come recita il suddetto articolo: "l'Italia provvederà, a mezzo degli accordi occorrenti con gli enti interessati, che alla Città del Vaticano sia assicurata un'adeguata dotazione di acque in proprietà. Provvederà, inoltre, alla comunicazione con le ferrovie dello Stato mediante la costruzione di una stazione ferroviaria nella Città del Vaticano, nella località indicata nell'allegata pianta (allegato 1) e mediante la circolazione di veicoli propri del Vaticano sulle ferrovie italiane. Provvederà altresì al collegamento, direttamente anche cogli altri Stati, dei servizi telegrafici, telefonici,
radiotelegrafici, radiotelefonici e postali nella Città del Vaticano. Provvederà infine anche al coordinamento degli altri servizi pubblici. A tutto quanto sopra si provvederà a spese dello Stato italiano e nel termine di un anno dall'entrata in vigore del presente Trattato. La Santa Sede provvederà, a sue spese, alla sistemazione degli accessi del Vaticano già esistenti e degli altri che in seguito credesse di aprire. Saranno presi accordi tra la Santa Sede e lo Stato italiano per la circolazione nel territorio di quest'ultimo dei veicoli terrestri e degli aeromobili della Città del Vaticano.

E, se si cominciasse finalmente a passare dai ritornelli ai fatti, invece di considerare lettera morta le scelte elettorali, dei cittadini italiani?

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