di Rosa Ana De Santis

Il testo approvato ieri alla Camera dei Deputati ha spazzato via ogni ipotesi ulteriore di lavoro trasversale tra gli schieramenti e due anni di lavoro di commissione sul testo originario licenziato al Senato nel marzo del 2009. Pesantissime le restrizioni sulla Dichiarazione Anticipata di Trattamento: sostanziale fulcro di tutto il dibattito politico di questi anni che il testo Calabrò è riuscito a svuotare di ogni contenuto e di ogni indicazione vincolante da parte del malato.

Nel testamento sarà possibile indicare il nome, il cognome e il divieto ad ogni accanimento terapeutico (peraltro sempre condannato) ma non ci si potrà rifiutare di essere tenuti in vita contro la propria volontà. In una parola il testamento biologico diventa una scatola vuota, una cornice giuridica a una sostanza tutta pietistica di accondiscendenza verso il dolore e la malattia, con in appendice un’alleanza densa di paternalismo tra medici e familiari che trasforma la volontà della persona in un orpello inutile, comprensibile, ma privo di valore legale e di carattere puramente orientativo.

La legge, così come è, non aggiunge nulla a quanto accadeva prima del caso Englaro e, anzi, mette nero su bianco l’impossibilità che alcuno dia indicazioni vincolanti su come finire la propria esistenza in accertate condizioni di sopravvivenza quali erano quelle, ad esempio, della giovane Eluana. La legge è una sintesi perfetta della “piccineria italiota”: non si avalla alcuna evoluzione della morale e dell’autodeterminazione in nome della vocazione dogmatica e confessionale di alcuni, mai estirpata del tutto dal Parlamento. Si legifera per tornare indietro, così indietro da dimenticare persino le sentenze di Tribunale che in nome della Costituzione hanno legittimato quanto Eluana chiedeva per la propria vita.

Plausi alla legge dal Sottosegretario Roccella, dall’ala binettiana, dai cattolici sparsi, ma non da tutti, come ad esempio osserva Rosy Bindi rimproverando alla legge proprio la sua parzialità etica e la sua intrinseca antidemocraticità.

Sono 15 i deputati del PD astenuti e qualche dissenso s’è registrato anche all’interno della maggioranza: Capezzone per fare un nome. Ora la legge torna al Senato per la terza lettura dove la votazione andrà liscia e a quel punto la partita politica andrà riconsegnata agli italiani, come assicura Ignazio Marino, per la raccolta delle firme e il conseguente referendum.

Sarà a quel punto che la campagna mediatica tornerà con violenza a diffondere il terrorismo dell’eutanasia, della selezione dei pazienti e di ogni peggiore abuso. Il dibattito riprenderà quei toni da mercato e quegli anatemi dei giorni in cui Beppino Englaro cercava solo di difendere la volontà di sua figlia.

Abbiamo già qualche simpatica anticipazione. Proprio nel bel mezzo del dibattito parlamentare la Binetti si è lanciata in un monito e in una denuncia per impedire la vendita ai minori di un videogame violento dal nome “Euthanasia” presto distribuito in tutti i punti vendita. Insomma sarà utilizzato tutto, ma proprio tutto per confondere e spaventare, per non far comprendere, per utilizzare termini e facoltà in modo strumentale e non veritiero.

Questa non doveva essere una legge per istituire l’eutanasia (come se questa non fosse un atto di civiltà e di puro liberalismo), doveva essere molto meno. Doveva essere una legge di rispetto e di difesa dell’integrità fisica e morale di ognuno di noi. Di tutti coloro che non vogliono un tubo nella pancia e 17 anni di piaghe senza possibilità di tornare indietro.

Rispetto di tutti coloro che non credono nei miracoli e che quando la morte li sorprende, ma non li porta via del tutto hanno dei valori e delle idee sulla vita da far rispettare, da lasciare in eredità. Una legge anche per tutti coloro che vogliono il contrario. Un testamento, ecco tutto quello che questa legge doveva dare ed ecco quello che sarà vietato. Quell’ultima parola di chi non può più parlare.

Ieri, davanti a Montecitorio, sotto il fuoco del sole che sembrava volesse sciogliere l’asfalto del piazzale, si sentivano le voci del Parlamento. Si udivano gli interventi, risuonavano nella piazza vuota dove timidamente resisteva il sit-in che ricordava Eluana, Welby e tutti quei testamenti che questo governo, zeppo di immoralità e corrotto, ha buttato via, ha ignorato e non ha compreso. Per difendere il nulla e il tutto. Il nulla del divieto e il tutto di un’ortodossia confessionale.

Il governo che ha calpestato tutti i comandamenti in nome della libertà più abusata e più vuota e non riesce a dare valore all’unica e fondamentale libertà che ogni persona possiede: come vivere e come non vivere. La più innocua e la più potente. Quella che abolisce l’architettura del dolore e della consolazione. Quella che toglie il velo e l’edulcorata glassa della compassione. Quella che in tanti stanno aspettando per quando qualcuno avrà pietà.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy