di Alessandro Iacuelli

Una pesante rappresaglia. Di questo si tratta. Perché il “fortino” di Napoli ha resistito alla calata dell'orda elettorale del PDL, che in Campania ha preso Regione, Provincia di Napoli e diversi comuni, ma è mancato il capoluogo per fare il cappotto. Altro che “emergenza rifiuti”, o incapacità del Comune o dell'Asia a ripulire la città. I rifiuti a terra in questo momento sono da rimuovere, ad ogni costo, e subito. Intanto si può ragionare su piani più sensati sulla lunga distanza temporale. Ma come risolvere il problema dell'accumulo di RSU nelle strade di Napoli adesso?

La soluzione era stata trovata, con un accordo fra Prefettura, Regione, Provincia e Comune. Soluzione che avrebbe consentito di liberare Napoli dai rifiuti in 5 giorni, tramite la realizzazione di un sito di trasferimento collocato nella stessa Napoli. A questo punto è scattata la rappresaglia politica dei perdenti. Questa soluzione è naufragata, ed anche in modo poco trasparente e degno degli anni più bui della storia.

Tanto per cominciare, durante la raccolta dei rifiuti nella zona del centro storico cittadino, sono avvenuti alcuni fatti inquietanti che hanno impedito la raccolta dei rifiuti e che sono stati già segnalati alle forze dell’ordine. Come già avvenne all'inizio del 2004, e poi in altre occasioni, si è resa necessaria la vigilanza da parte della polizia verso i mezzi di raccolta. E non è certo per fatti di camorra. Semmai, per la vendetta del sistema politico-affaristico che da sempre lucra sui rifiuti solidi urbani.

La rappresaglia di chi voleva mettere le mani sull'affare di Napoli è cominciata con i dipendenti delle società che, in subappalto, gestiscono la raccolta in alcuni quartieri città. Fomentati nel modo giusto, spaventati dall'ipotesi di perdere il posto di lavoro e lo stipendio, di notte hanno impedito fisicamente la raccolta, e non certo con le buone maniere. Poi c'è l'aspetto politico. Che stavolta ha un solo colore: l'azzurro.

Non solo perché in una delle società che gestiscono la raccolta è impegnato finanziariamente un ex consigliere provinciale di Forza Italia, recentemente arrestato, ma soprattutto grazie all'opera di intralcio al nuovo piano rifiuti comunale messo in opera dal Presidente della Giunta Provinciale, Luigi Cesaro. Suo il compito, da molti mesi, di individuare il luogo dove depositare gli RSU di Napoli: non l’ha fatto. L'ha fatto invece, guarda caso, per tutti i comuni che hanno il PDL in giunta e non per gli altri.

Le tonnellate di rifiuti in più dovevano essere destinate, secondo accordi precedenti, ad altre Regioni. Pertanto fa parte della stessa rappresaglia il “veto” marcato Calderoli sull'invio di monnezza napoletana in territori esterni. Fa parte tutto dello stesso piano, marcato probabilmente Silvio Berlusconi, che all'indomani del risultato del ballottaggio napoletano aveva subito lanciato l'anatema sui napoletani, giurando di farla pagare cara. Lo sta facendo.

E' facile immaginare quanto sia fragile un sistema di rifiuti integrato. Integrato nel senso che non è controllato da una sola istituzione. Al comune spetta la raccolta dai cassonetti, ma la gestione del trasporto e dello stoccaggio, a norma di legge, è nelle mani della Provincia. Poi, spetta alla Regione decidere dove sversarli. E la Regione trova sempre dove sversare i rifiuti dei comuni guidati dal centro-destra, ma per Napoli, puntualmente, il posto non si trova. Se il posto non si trova, i camion dell'ASIA e delle società che lavorano per l'ASIA restano pieni, e il giorno dopo non possono effettuare una nuova raccolta. E il gioco della rappresaglia è fatto.

Siamo ormai oltre le 2600 tonnellate rimaste a terra, nelle strade, a ostruire passaggi. Ma il senso di responsabilità manca e si prosegue nel gioco politico del voler minare la nuova giunta comunale. Sulla pelle della gente.

Il gioco allo sfascio non termina qui. Nei giorni scorsi, è apparso su Youtube un video amatoriale in cui si vede un camion della raccolta rifiuti che, invece di raccoglierli, li spinge da un lato e addirittura riversa in strada il contenuto dei cassonetti accanto. Il video ha fatto il giro della rete, con didascalie tipo “Ecco l'ASIA come raccoglie i rifiuti”. Peccato che il camion sia della società cooperativa Lavajet, che lavora in subappalto per l'ASIA. Il presidente di Lavajet è Giancarlo Vedeo, dirigente provinciale del PDL a Savona.

Il piano di rappresaglia è chiaro: forzare la mano per giungere ad una nuova soluzione di commissariamento straordinario del ciclo dei rifiuti a Napoli e provincia. In tal modo, attraverso la Protezione Civile che risponde direttamente alla Presidenza del Consiglio, l'affare lucroso della monnezza napoletana tornerebbe “nelle mani giuste”, eliminando dai giochi una giunta comunale di un altro colore, che si oppone all'inceneritore che si vorrebbe costruire a Ponticelli, sulla cui costruzione sono pronti a metterci le mani gli imprenditori amici del cuore di quel Calderoli che blocca il decreto sull'esportazione extraregionale. E il cerchio si chiude.

Al momento di scrivere, è stato convocato un altro tavolo presso la Prefettura di Napoli, presenti il presidente della Giunta Stefano Caldoro, con l’assessore all’Ambiente Giovanni Romano, il vicesindaco di Napoli Tommaso Sodano, l’assessore all’Ambiente della Provincia Giacomo Caliendo e rappresentanti di altre province campane. L'accordo raggiunto è che Napoli potrà portare i rifiuti in altre province della stessa Campania.

Potrebbe funzionare, sulla breve durata ovviamente, se non che nel frattempo sono entrati in agitazione proprio i lavoratori di Lavajet, per cui anche per oggi c'è il rischio che i rifiuti non possano neanche essere raccolti, anche facendo fare gli straordinari a uomini e mezzi dell'ASIA. Quando poi Lavajet riprenderà a lavorare, allora assisteremo al prossimo bastone tra le ruote. Marcato ancora una volta PDL.

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