di Ilvio Pannullo

Che il governo non navighi in acque tranquille non è certo una notizia: dall’ormai celebre “faccia a faccia” consumatosi tra la seconda e la terza carica dello Stato con tanto di dito puntato al cuore del berlusconismo, quel culto del leader che tanto male ha fatto all’Italia, si procede a vista attenti ogni giorno a cogliere gli umori delle due fazioni interne alla maggioranza. È in questo quadro che s’inserisce l’ennesima provocazione di Generazione Italia, l’associazione fondata dal finiano Italo Bocchino e che vede nel comitato nazionale tutto il gruppo di Futuro e Libertà, recentemente costituitosi in Parlamento.

Sul sito del think tank megafono del Presidente della Camera Fini campeggia il simbolo di una stella rossa a cinque punte con una falce e martello sovraimpressa sul simbolo del Pdl. Il titolo dell’articolo in home page è: “Gli squadristi della libertà preparano la contestazione a Fini”. Giocando intelligentemente d’anticipo Bocchino, Granata e soci puntano a disinnescare la trappola pensata e tagliata su misura per minare la credibilità pubblica del loro comandante. E i toni sono adeguati alla gravità della situazione.

L’articolo attacca così: “Se mai servisse una conferma della deriva sinistrorsa/comunistoide del Pdl, ecco a voi l’ennesima conferma. Stamane riceviamo una telefonata: un nostro amico napoletano - si legge nell’articolo - ci informa che è stato contattato da un consigliere provinciale del Pdl che gli ha fatto una richiesta particolare. Choc, aggiungiamo noi. ‘Stiamo organizzando con la Brambilla una contestazione a Fini quando parlerà a Mirabello. Riesci a riempirmi un pullman? E’ tutto a spese del partito”. Si legge ancora nell’online: “Gli daranno anche il panino, in puro stile Cgil e magari anche un libretto rosso con tutte le istruzioni per contestare il nemico del popolo.

Siamo davvero arrivati a un punto bassissimo: il ministro del Turismo, invece di organizzare pullman di turisti stranieri alla volta della Provincia di Ferrara, nella magnifica Terra degli Estensi, perde tempo a organizzare pullman di squadristi della Libertà (?!?) per contestare la terza carica dello Stato. D’altronde, cosa potevamo attenderci da un ministro del Turismo che trascorre le proprie vacanze in Francia? Siamo alle comiche finali. E questa volta per davvero”.

Ovviamente scoppiata la bomba non poteva mancare l’immediata ed inutile smentita in pieno stile berlusconiano - dopotutto è pur sempre una sua pupilla - del Ministro Brambilla che ha dichiarato: “Simili meschini attacchi testimoniano solo la pochezza e la scarsità di contenuti politici di chi li compie” e aggiunge “ho già dato mandato ai miei legali di procedere nei confronti di chi ha formulato tali contenuti diffamatori e di chi eventualmente ne darà diffusione”.

La temperatura si alza e la controreplica non si fa attendere. A stretto giro arrivano le dichiarazioni del deputato Fabio Granata, che per essere sicuro di andare a segno rilascia alle agenzie un commento sulla norma in discussione del processo breve, la vera ossessione del Premier senza la quale rischierebbe di venire addirittura processato come un normale cittadino per i reati da lui commessi fuori dall’esercizio delle sue funzioni: “Sul processo breve non accetteremo mai una norma retroattiva che sarebbe un’amnistia mascherata che cancellerebbe migliaia e migliaia di procedimenti in corso”.

Questa la dura presa di posizione, ai microfoni di Cnr media, del deputato del Fli. “E’ un tema questo - ha aggiunto Granata - molto delicato, su cui vogliamo discutere e abbiamo il diritto di discutere. Abbiamo il diritto e il dovere di portare avanti le nostre idee. Lo abbiamo fatto con la creazione dei gruppi parlamentari e con Generazione Italia. Agosto ha segnato delle divisioni molto nette. Se tutto questo si trasformerà in un partito dipende dalla nostra volontà, certamente, ma anche da come si evolverà la situazione politica”.

In un’altra intervista radiofonica, a Radio Radicale questa volta, Granata offre poi agli ascoltatori una calendarizzazione dell’ormai prossima crisi di governo. Parlando del 16 di settembre, giorno in cui il collegio dei probiviri del Pdl dovrebbe discutere l’espulsione dello stesso Granata, di Briguglio e di Bocchino, dichiara: “Non siamo molto preoccupati della riunione dei probiviri, perché non riteniamo possibile che un grande partito possa mettere sotto processo qualcuno perché ha espresso delle opinioni. La questione vera è legata innanzitutto all’espulsione sostanziale di Gianfranco Fini dal partito che ha co-fondato. Quella è una questione dirimente, e poi c’è la nostra questione”. Insomma il solido squallido teatrino della politica italiana con personaggi decotti privi di una vera credibilità politica da spendere per accreditarsi presso i cittadini.

Bandiere come quella della legalità, infatti, non possono essere sventolate da tutti. Specialmente da chi nei momenti decisivi è sempre stato assente, come dimostrano le quasi quaranta (!) leggi ad personam votate dai redenti finiani, ora riabilitati come difensori delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione Italiana. Tutto appare opaco, falso, immaginato e studiato per le esigenze televisive.

I media hanno infatti imposto alla politica del nostro paese non solo il linguaggio, lo stile, ma anche le regole e i modelli di organizzazione. Infine, come colpo di grazia, gli attori. Dai partiti di massa, ideologici, organizzati sul territorio, si è passati a partiti senza società, organizzati al centro e inesistenti in periferia. Ma, soprattutto, personalizzati, influenzati dalle logiche della comunicazione e del marketing. Perché è questo che ciò fanno, è questo il loro lavoro: vendono idee, spacciano opinioni non certo perché ci credono, ma perché in un dato momento “tirano”.

Il tutto per strappare il voto di qualche cittadino, magari telespettatore e sicuramente dotato di scarsa memoria. Volano gli stracci e si scannano su tutto, si grida al tradimento salvo che poi non cambia mai nulla. Come altrimenti spiegare, capire, descrivere, la struttura oligarchica della democrazia nel nostro paese in apparenza sempre uguale a se stesso, cioè apparentemente democratico?  

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