di Alessandro Iacuelli

A dirla tutta, sinceramente, della parata del 2 Giugno frega niente a nessuno. Della data, invece, a molti. Importante è infatti la ricorrenza, che vede la nascita della Repubblica e la fine della monarchia sabauda in Italia. Detto per inciso, la peggiore di tutte le monarchie d’Europa, sarà bene ricordarlo a tutti gli smemorati e a coloro che hanno poca confidenza con la storia italiana. La nascita della Repubblica e la Carta Costituzionale, chiusero il trittico della dignità italiana di metà secolo scorso, apertosi con la Resistenza antifascista. Un trittico fatto di sangue, norme ed atti indispensabili per declinare la ritrovata dignità italiana.

Proprio per celebrare la nascita della Repubblica, il 2 Giugno di ogni anno assistiamo alla parata militare. Nelle intenzioni, un tempo, c’era la volontà di dimostrare la ritrovata autodeterminazione del Paese, la sua sovranità militare, senza la quale - é vero - quella politica assume rilievo e prospettive decisamente minori. Che poi si sia passati rapidamente dalla sovranità nazionale ad essere un paese satellite degli Stati Uniti sin dagli anni ’50, questo è altro tema.

Della parata di due giorni fa, come di quella degli ultimi vent’anni, si sarebbe però potuto fare a meno. Intanto perché la nascita di una Repubblica che sancisce l’uscita italiana dalla guerra sarebbe meglio fosse celebrata senza armi. Poi perché la parata è un’ipocrisia formale e sostanziale: formale perché mette in mostra divise tirate a lucido per un comparto come quello della Difesa che brilla per scarsità e mancanza di disegno strategico. Sostanziale perché poi le novità effettive sotto il profilo degli armamenti sono proprio le grandi assenti: non a caso, gli ultimi acquisti di aerei ed elicotteri da combattimento, che hanno impegnato lo Stato in un esborso superiore all’entità della manovra economica, nessuno li ha visti sfilare.

Dunque vale solo la pena di chiedersi se, in un contesto di crisi come quello attuale, davvero 29 miliardi di Euro per la Difesa siano un costo inevitabile, qui ed ora. L’opportunità di una tale spesa, come di quella investita per la parata e l’utilità di una dimostrazione di muscoli che non spaventa nessuno (se non le casse della Ragioneria Generale dello Stato), sarebbero stati spunti interessanti di riflessione e di dibattito politico. Invece la discussione riguarda solo l’assenza dei rappresentanti leghisti a Via dei Fori Imperiali.

Porremmo - sommessamente - una domanda: ma a chi interessa se i leghisti partecipano o no? Al netto della polemica politica contro un partito che rifiuta l’identità italiana (tranne che per le prebende e l’occupazione di posti nel sistema, attività nella quale dimostra una voracità notevole) davvero qualcuno ritiene che sia la presenza della Lega a definire il valore di una manifestazione come quella del 2 giugno?

I contenuti politici di cui gli xenofobi di Ponte di Legno sono dotati possono essere scritti sul retro di un francobollo. Dicono di usare il tricolore per pulirsi il di deretano; di svuotare le ampolle nelle sacre acque del Po; indossano ridicoli cappelli, chiedono la proclamazione della Padania e sono più che altro impegnati su due fronti: l'occupazione dei posti e i concorsi per Miss Padania.

Strillano sul federalismo fiscale ma approvano e difendono una manovra che saccheggia gli enti Locali solo per far fare cassa al Tesoro, scaricando così su Regioni, Province, Comuni e Comunità Montane l’impossibilità di far quadrare i bilanci. Si dice che anche i loro esponenti giurano sulla Costituzione Repubblicana, ed è senz’altro vero; ma giurerebbero su qualunque cosa, anche sul regolamento della catena Esse Lunga, pur di accomodarsi su qualche poltrona.

In qualunque altro Paese evoluto verrebbero spernacchiati tutti i giorni, prima e dopo i pasti; qui li si fa diventare determinanti anche per il dibattito politico, oltre che per la sorte personale del Premier.

Si potrà facilmente obiettare che proprio il possesso delle chiavi di Palazzo Chigi assegna loro un ruolo: ma allora sarebbe meglio discutere su questo, non su una presenza che, semmai, avrebbe ulteriormente sporcato il palco della parata. Bastavano gli indagati presenti, per il nostro stomaco: non c’era bisogno di vedere anche i leghisti. Anche i migliori farmaci gastroprotettori hanno i loro limiti.

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