di Mariavittoria Orsolato

“Non scenderemo in piazza perché la vera opposizione si fa in Parlamento”. Così parlò Pier Ferdinando Casini alla vigilia della manifestazione che, lo scorso sabato, ha visto a Roma oltre duecentomila persone, arrivate da tutta Italia per protestare contro lo spudorato aggiramento delle regole attuato dal Governo con il decreto salva-liste. Che la dichiarazione fosse in controtendenza rispetto alla pur insperata mobilitazione di quel Pd con cui divide i banchi della minoranza, ce lo si poteva aspettare da uno che con lo scudo crociato ci si è costruito la sua fortuna; quello che però si auspicava - soprattutto in vista della prossima chiamata alle urne - era che almeno Casini avesse il buon gusto di non smentirsi nell’immediato: quella è roba da premier e non gli si addirà mai.

Da quanto si è potuto apprendere leggendo il blog di Massimo Donadi, capogruppo alla Camera dei flagellatori dell’Idv, erano infatti ben 17 i deputati dell’Udc assenti martedì al dibattimento sulla costituzionalità del decreto salva-liste: Michele Vietti, primo firmatario della mozione del partito, Rocco Buttiglione, Paola Binetti, Lorenzo Cesa, Francesco Bosi, Angelo Cera, Luciano Ciocchetti, Teresio Delfino, Antonio De Poli, Gian Luca Galetti, Mauro Libè, Gabriella Mondello, Savino Pezzotta, Michele Piasacane, Lorenzo Poli Nedo, Domenico Zinzi e ovviamente lui, Pier Ferdinando Casini.

Tenendo conto che la maggioranza è riuscita a salvare il decreto in corner, con uno scarto di soli 13 voti, possiamo leggere il comportamento dei deputati scudocrociati come l’ennesimo regalo fatto a quelli che dovrebbero osteggiare ma con cui in realtà si ritrovano spesso ad amoreggiare. La storia della fu Democrazia Cristiana è infatti costellata di alleanze di facciata e intrisa di impareggiabile cerchiobottismo: è sufficiente vedere come per le regionali nel Lazio il partito di Pierfurby si sia schierato con Renata Polverini e con la peggiore rappresentanza del Pdl, vedi quel senatore Fazzone che meno di un anno fà impedì il commissariamento del comune di Fondi per infiltrazioni mafiose.

Pungolati in merito al colpo basso inferto a quella stessa opposizione da loro rappresentata alle Camere, gli esponenti dell’Udc non hanno potuto resistere alla ghiotta occasione di vittimismo in stile Azione Cattolica, e con Cesa hanno replicato candidi: “L’Udc non può contare né sui potenti mezzi televisivi né sulle disponibilità economiche del Pd e del Pdl. Per questo anche i suoi parlamentari vanno in prima persona nelle regioni dove si vota a fare campagna elettorale tra la gente”. Chapeau.

Date le premesse non ci si riesce a proprio a capacitare dell’insistenza con cui Bersani e il suo Pd vadano cercando l’alleanza di cotante personalità politiche: l’episodio della Puglia, in cui il partito pur di avere al suo fianco Casini era arrivato a rinunciare  alla naturale intesa con Nichi Vendola - ovvero l’unica figura in grado di rappresentare perlomeno decentemente la sinistra istituzionale -, dovrebbe ben rendere il livello di schizofrenia raggiunto dal monstrum politico voluto da Walter Veltroni. La spirale distruttiva che Bersani e i suoi hanno imboccato, scegliendo di fare sistematicamente ciò che ai loro elettori non piace, è palese in quello che potrebbe sembrare dilettantismo politico, ma che i più attenti sapranno decifrare come innegabile spaesamento di fronte alle continue sfide che un governo quale il Berlusconi quater di continuo propone.

Partecipare da protagonisti alla manifestazione di quel popolo viola snobbato e addirittura osteggiato solo 4 mesi fa, è prova incontrovertibile di come ormai i vertici siano definitivamente scollati da quella base che ha fatto dei residui del Pci un partito quantomeno eleggibile. Chi una volta avrebbe votato i Ds, ora vota Di Pietro e le sue fin troppo semplici soluzioni, mentre chi prima, seppur turandosi il naso, si recava alle urne a mettere una croce sul male minore, ora si rassegna all’evidenza del fatto che ad oggi, in questa infinita telenovela politica, non ci siano reali alternative all’annichilimento.


 

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