di Mariavittoria Orsolato

“La Democrazia è in pericolo!”. No, non pensate che lo sia perché per un mese la già flebile informazione nostrana sarà privata dei contenuti politici o perché, a quanto è dato capire, le nostre istituzioni pullulano di corrotti e corruttori. Se la democrazia rischia grosso è perché i giudici non hanno ammesso le liste Pdl alle regionali in Lazio e Lombardia, parola di Mr. B. e della sua cricca.

Le Corti d’Appello di Milano e Roma hanno rigettato il listino di Formigoni “Per la Lombardia” per l’invalidità di 514 firme, mentre in Lazio hanno escluso le liste Pdl per Renata Polverini in virtù di un clamoroso ritardo - complice il panino di Alfredo Milioni - nella consegna della documentazione utile. Se per la candidata alla presidenza del Lazio la Corte d’Appello di Roma ha fatto dietrofront, accogliendo il ricorso all’esclusione del listino, per il casto e pio Formigoni potrebbero non esserci santi che tengano.

Le motivazioni dei giudici amministrativi milanesi non hanno nulla di eversivo, è pacifico; ma la consultazione elettorale della regione azzurra per antonomasia, privata del vessillo del partito che dovrebbe essere di maggioranza, è un’anomalia cui il brainstorming di berluscones vuole porre rimedio, possibilmente con un decreto legge ad hoc. Il premier, decisamente contrariato, avrebbe dapprima pensato alla solita legge/pezza, convinto erroneamente di poter ammiccare all’opposizione: poi, vista la sola disponibilità dell’Udc di Casini, pare aver optato per un decreto d’urgenza. Di certo non c’è ancora nulla e l’incontro tra Berlusconi e Napolitano non pare aver sciolto i dubbi su quali e quante eccezioni il Pdl potrà contare. Forse un altro Consiglio dei Ministri, straordinario, darà modo di piegare le correnti interne al Pdl. La voce del padrone si farà sentire.

Nel frattempo Roma e Milano sono state tappezzate a tempo di record con manifesti recanti la scritta “Vogliono cancellare la democrazia. Fatti sentire” e un implicito invito a fare le barricate per sostenere il diritto alla vita elettorale delle liste “vittime di un sopruso”. Fermo restando che il Popolo della libertà ha un innato sense of humor - vedi le manifestazioni “contro il regime” di Romano Prodi - la reazione scomposta del partito del premier, costretto a chiedere la protesta contro le istituzioni e le regole da esso rappresentate, denota quella mancanza di lucidità che solitamente prelude al caos partitico: se infatti qualcosa in pericolo c’è, quello è proprio il partito di governo.

La faciloneria con cui il centrodestra si sta preparando a quello che dovrebbe essere il rendez-vous con un elettorato inevitabilmente colpito dagli ultimi scandali, dimostra chiaramente come ormai la voce di Padron’ Silvio non incuta più quel timore reverenziale che in 16 anni ha fatto del leader quella figura in grado di concertare corpi e assonàre animi. Formigoni e Polverini sono gli agnelli sacrificali di quello che più che una banale svista sembra un ammutinamento: dopo la vittoria del 2008 Berlusconi non ha dimostrato di voler cambiare il suo registro fatto di autoritarismo populista e persecuzione di obiettivi personali; al contrario, ha continuato nelle sue sperequazioni, dimostrando come in realtà la sua corte politica non conti nulla ai suoi occhi e alle sue tasche.

I continui battibecchi a mezzo stampa con Fini e l’astio manifesto tra i due correntoni del partito del predellino, stanno a comprovare come il collante concettuale della macchina berlusconiana ormai non faccia più presa. Proprio la mancanza di questa base ha reso macroscopici gli errori commessi in Lazio e Lombardia, delegittimando per l’ennesima volta il premier e aprendo la strada a quello che sarà l’inevitabile divorzio tra i forzisti devoti ad Arcore ed i finiani della fu An.

C’è quindi puzza di decomposizione: il frettoloso trapianto dei due cuori del centrodestra in quel frankestein politico che ormai da due anni ci governa, ha avuto più d’una crisi di rigetto e ormai serve ben poco inveire contro giudici “talebani” complottanti e fantomatici “furbi” a cui piacerebbe falsare i risultati (ovviamente plebiscitari) della tornata elettorale. Gli specchietti per allodole mediatiche confezionati dai Minzolini di turno non hanno più senso davanti alla manifesta incapacità della leadership di gestire una situazione di crisi a cui nemmeno San Bertolaso saprebbe porre rimedio.

Non resta che aspettare e rimanere in questo limbo politico: perché, sia chiaro, se anche Berlusconi e i suoi dovessero improvvisamente scomparire dalla scena - fagocitati da chissà quale scandalo o dal semplice autodafé - allo stato attuale delle cose non esiste né una figura, né un partito in grado di colmare decentemente quello che è un vuoto istituzionale in regime da decenni. Se la bolla berlusconiana dovesse effettivamente scoppiare, i risultati potrebbero essere esplosivi.


 

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy