di Rosa Ana De Santis

Il clamore ancora una volta si è scatenato intorno al mondo delle donne e del sesso mercenario. Il piatto succulento del gossip. Il centro benessere di Via Salaria e il lavoro generoso delle massaggiatrici sembrerebbe esser diventato l’argomento di punta delle contestazioni a Guido Bertolaso. Anche qui, come nel caso illustre del premier, del privato e delle abitudini erotiche degli uomini di potere, potrebbe non importare granché a nessuno, se non alle famiglie coinvolte. Quando le donne diventano però moneta corrente, un premio, un favore o una tangente, quando lo scambio sessuale è solo il segno tangibile di una circolazione sommersa di favori e relazioni poco onorevoli, allora esiste un problema che è tutto politico e che chiama in causa il peccato originario della corruzione.

Interessa quindi poco con chi si rilassa Bertolaso: a rendere dovute le sue dimissioni bastano i rapporti amichevole con gli sciacalli. Ma quando il prode Bertolaso dice di essere disposto a dimettersi solo se glielo chiederà il suo capo, esprime tutta la cultura - rilassata? - che ha del servizio pubblico. Roba loro è; se non lo fosse, se fosse al servizio del Paese, avrebbe avuto pochi denari, diverso percorso e diverso esito. La Protezione Civile Italiana, invece, proprio perché roba loro, ha conquistato negli ultimi anni un potere enorme e una straordinaria libertà d’azione. A reti unificate è stata spacciata la presunta neutralità/capacità di Bertolaso, incensato come sacerdote della sicurezza nazionale tanto dal governo come dall’opposizione, come sempre inerte e letargica. Peccato che oltre al tempismo dell’intervento in emergenza, con corredo di appalti fulminanti e costruttori sorridenti - come confermerebbero le intercettazioni sul caso del terremoto dell’Aquila - siano state disattese del tutto le opere di prevenzione. Le frane di Messina, per citarne solo alcune, fino ai recenti episodi dei paesi circostanti, ne sono purtroppo l’ennesima amara conferma.

Il Bertolodo, come già lo chiamano, è la riproduzione caricaturale di una pantomima di governo cui siamo già abituati. Condottieri integerrimi assediati da uomini sbagliati e da giudici faziosi. Brave persone in pasto ai comunisti togati. Gare fantasma necessarie alla conservazione del potere. Potere che deve essere assoluto, al di sopra della legge; intoccabile per essere efficiente ed efficace contro lo Stato lento e ostaggio dei partiti. Questo ha raccontato la propaganda televisiva mentre sui morti caldi qualcuno, così pare, disegnava già la ricostruzione dell’Aquila aumentando gli zeri del proprio conto in banca.

Il business principale é rappresentato dalla trasformazione di ogni intervento pubblico - ricostruzione e grandi eventi - a questione in capo alla Protezione Civile. In nessun'altro Paese del mondo é così, ma nessun'altro Paese ha questo governo. Senza controlli della magistratura contabile, senza i lacci delle gare pubbliche, mascelle allenate all'alta voracità hanno visto il modo per avere "il Paese in mano". Quella degli appalti pubblici e delle grandi opere, insieme alla sanità privata e alle commesse all'estero, é dunque il grande collettore della corruttela pubblica e privata; rappresenta, in tutta evidenza, la relazione tra politica e affari, laddove per politica s'intendono i padrini dell'emergenza e per affari i bilanci dei macabri nottambuli telefonici, i mascalzoni delle fatture immaginate sulla contabilità della disperazione.

Un altro esempio é stata La Maddalena, prima circuita e poi abbandonata dalla banda degli onesti: solo una delle manifestazioni tangibili di come lo scempio sia il core business dei presunti imprenditori. E mentre L’Aquila e la sua provincia ancora aspettano il raggiungimento minimo della percentuale di aiuti promessi, c’è chi si rilassa entrando dalle porte sul retro. Le indagini in corso, che sembrerebbero individuare un intreccio sordido tra il Mangiafuoco degli appalti dei Grandi Eventi della Protezione civile, l’imprenditore Anemone, e i ringraziamenti “megagalattici” organizzati per sdebitarsi con Guido Bertolaso, dovrebbero bastare, per pudore, a sospendere per sempre il decreto del governo sulla trasformazione della Protezione Civile in SpA.

La norma, ha comunicato Fini ieri sera, é stata stralciata. Del resto, persino il gran visir del governo, Letta, aveva suggerito alcune modifiche di sostanza al provvedimento di privatizzazione. Vedremo se verrà ripresentata con un clima più propizio o definitivamente abbandonata, la voracità delle ‘ndrine degli amici spesso supera la decenza. Sarà bene quindi vigilare. Ma l'importante non é solo evitare la trasformazione in S.p.a. della protezione civile: é altrettanto importante che essa sia ricondotta alle funzioni istituzionali cui é predisposta, non permettendo che venga trasformata in una società edilizia per ogni opera, grande o piccola che sia; si deve riconsegnarla alle verifiche ed ai controlli della Corte dei Conti. Le emergenze declinate come eventi diventerebbero altrimenti la tavola imbandita degli appalti e dei profitti e, ogni prevenzione di disastri, un inutile quanto furbo trapasso di denaro pubblico verso agli affari privati. Le risate sadiche nella notte del sisma ci hanno già dato l’idea del gusto che hanno gli affari della morte.

Il decreto che ora é stato stralciato, permetteva non a caso di bloccare ogni azione giudiziaria fino al 31 gennaio 2011, oltre a bloccare tutte quelle pendenti. Vedremo cosa verrà fuori dall'inchiesta della magistratura. vedremo se avranno ancora voglia di ridere sui cadaveri che diventano business. Quello della banda Anemone é un sorriso che viene dall’inferno e vederli marcire in galera sarebbe una paga buona per simili esseri. Quella invece di vigilare affinché l'inchiesta non faccia sconti è un’occasione di lotta che un’opposizione sveglia non dovrebbe perdere: per cantarle chiare non serve Sanremo. Serve invece mobilitare il Parlamento e le piazze per un’emergenza nazionale. La prima senza Bertolaso. 

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