di Nicola Lillo

La “primavera pugliese” è terminata, morta nello scontro intestino alla sinistra. Nichi Vendola, attuale governatore della Regione, e Michele Emiliano, sindaco di Bari, sono in procinto di compiere un harakiri degno di nota. Se l’intento fosse quello di perdere la Regione, i due amici-nemici si troverebbero sulla giusta via. Il “casus belli” si chiama Udc, per intercessione di Massimo D’Alema.

È lui, infatti, che vuole nella sua amata Puglia l’alleanza con il partito di Casini. Circostanza che metterebbe al tempo stesso fuori gioco Nichi Vendola, non certo apprezzato dal partito dell’Unione dei Democratici Cristiani (il più volubile tra i partiti, date le differenti e divergenti alleanze, con i papabili vincitori, nelle 13 regioni in vista delle elezioni del 2010). Ma neppure il governatore uscente ha una minima intenzione di creare una coalizione con Casini. È da qui che si dipana il problema. Ed è Emiliano l’uomo che D’Alema e il Pd vedono come futuro presidente della Regione.

Ma andiamo per gradi. “Vendola è il nostro candidato, Massimo D’Alema si rassegni”, “sono convinto che la coalizione, anche con l’Udc, vorrà Nichi” (13-9-2009): sono le parole di Emiliano. Il sindaco di Bari non ammette, inizialmente, alcun suo interesse alla presidenza della Regione. Anzi, appoggia candidamente, in opposizione a D’Alema, la candidatura del suo amico Vendola.

Il primo di dicembre Emiliano, cambiando drasticamente prospettiva, dichiara: “Non mi candido, resto sindaco. Ma a Nichi dico: fatti da parte”. “Con Vendola - aggiunge - perdiamo di sicuro e non è che amministrare gli sia uscito così bene” (riferendosi, chiaramente, alle inchieste giudiziarie nei confronti della sua Giunta, che hanno portato alle dimissioni di un assessore). Emiliano continua nella sua invettiva all’ormai ex-amico. “Faccia il nome del candidato e si liberi da un ruolo che gli pesa. La scissione non gli ha giovato: è un governatore senza partito. (…). La primavera del 2005 è finita, bisogna capirlo e voltare pagina”.

Se non che, alcuni giorni dopo, la sua posizione viene nuovamente stravolta, candidando se stesso per le regionali. La situazione che si viene a creare è quella di due uomini per una sola poltrona. Ed è Vendola il primo a parlare di primarie: “Io non mollo” (8-9-2009). Intanto, il governatore della Puglia replica a D’Alema, il quale non ritiene scontata una sua rielezione, affermando che “le primarie sono un laboratorio per la sinistra”, e chiosa: “Caro Massimo, stop agli inciuci”. Ma neppure le primarie sembrano, inizialmente, andare bene.

Anche in questa circostanza nuovo colpo di scena e cambio di rotta: “Nichi, somigli a Berlusconi. Non fare il capo popolo. Chiedo a Vendola che le primarie siano fatte in modo regolare”. E che primarie siano. Gran parte del Pd resta a bocca aperta. È una sorpresa per tutti. “A questo punto, le primarie, le voglio io. Nichi la smetta di parlare di appelli al popolo. Immagini la politica come fatta dai partiti”. Quella di Emiliano è una scelta però personale. Sarà il segretario regionale Sergio Blasi, il 29 dicembre, a confermare le primarie, “aperte” ai sostenitori del centro sinistra e dunque non soltanto agli iscritti ai partiti della coalizione.

Ma la scelta di Emiliano comporta una richiesta. Un nuovo “do ut des” in questa politica, oramai, mezzo-inciucista. Il sindaco di Bari, infatti, chiede in cambio a Vendola, una sorta di provvedimento personale: ovvero che il consiglio regionale modifichi la legge che riguarda l’ineleggibilità dei sindaci, secondo la quale per candidarsi, lo stesso Emiliano, dovrebbe dimettersi, rischiando di perder sia il Comune, che la Regione. La risposta di Vendola è fulminea: “Non posso interferire sull’attività legislativa. I consiglieri sono chiamati a votare senza vincoli di mandato”. Una legge ad personam dunque. Sembrerebbe quasi che questi provvedimenti personali non vadano bene in quel di Roma, ma in Puglia si.

Intanto la bufera si amplia anche sulle date delle primarie. Vendola aveva proposto il 17 gennaio, il suo rivale il 24. Tra le due giornate, il 19 gennaio, si terrà però il consiglio regionale che si esprimerà sulla legge sull’ineleggibilità del sindaco. Se non dovesse essere modificata Emiliano sarà costretto alle dimissioni, provocando nuove elezioni al Comune. Intanto Vendola stempera le tensione ribadendo che, in caso di sconfitta, sosterrà Emiliano, il quale a sua volta ha inviato una lettera aperta a Nichi tramite facebook.

Ma sembra non bastare. È del 31 dicembre la notizia secondo cui il sindaco Emiliano avrebbe ritirato la candidatura: “Senza la modifica alla legge elettorale regionale non si può fare nulla: nessuno può costringermi a candidarmi contro l'interesse di Bari”. Per poi precisare: “Non mi pare proprio che esprima una rinuncia ad alcunchè: si tratta solo di considerazioni politiche che riservatamente avevo trasmesso al segretario del mio partito e che lui ha reso pubbliche con il mio consenso”. Emiliano chiarisce ancora affermando di essere “dell'opinione che questa partita, come avevo sempre detto in precedenza, non è la mia, ma è quella del presidente uscente che adesso deve decidere se consentire la formazione di un'ampia coalizione indicando un altro candidato oppure se ritiene la sua candidatura indispensabile, raccogliere comunque la coalizione più corta e cominciare immediatamente la campagna elettorale”. Dunque, o si elimina la norma sull’ineleggibilità del sindaco, oppure Emiliano rifiuterà di partecipare alle primarie, garantendo (secondo la sua opinione) una sonora sconfitta per il Pd. La scelta a Vendola.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy