di Daniele Rovai

Il 24 dicembre 2009, si è aperto il primo cantiere per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, come scrivono tutti i giornali nazionali. Si tratta dello spostamento di 1 km e mezzo della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria che attraversa Cannitello, il paese della costa calabra che dovrebbe ospitare il pilone principale del futuro Ponte. La “variante di Cannitello” nasce come cantiere propedeutico alla costruzione del Ponte sullo stretto sin da quando, nel 2001, quell’opera viene inserita dal CIPE (delib. del 21 dicembre 2001) all’interno della “legge obbiettivo” voluta dal governo Berlusconi per dare all’Italia infrastrutture moderne per rimanere agganciati all’Europa dei mercati. La ferrovia deve essere spostata per poter costruire il cantiere.

Nel 2006, dopo diversi anni che hanno visto questa grande opera morire e rinascere più volte, il CIPE, Comitato Interministeriale per la Progammazione Economica, approva la cosidetta “variante di Cannitello” (delib. del 6 marzo 2006) sganciando l’opera dal progetto del Ponte, come del resto chiedeva da tempo la Regione Calabria, ed inserendola nel più ampio disegno di ammodernamento de “l’asse ferroviario Salerno-Reggio Calabria-Palermo-Catania”. Il cantiere diventa parte del progetto di sviluppo del “Corridoio plurimodale tirrenico - nord Europa”. La motivazione è che l’opera apporterà “indubbi vantaggi sia al trasporto passeggeri a lunga percorrenza che al trasporto ferroviario regionale”.

Il progetto viene addirittura ampliato: il nuovo pezzo di strada ferrata sarà costruito “in affiancamento alla vecchia linea” - non si smantella niente, né si fa posto ad alcun cantiere per il Ponte - per permettere il successivo interramento dell’intero tratto ferroviario di Cannitello; sarà costruita una galleria artificiale che “renderà disponibile la parte più cospicua del fronte mare”, ripristinando addirittura la stazione soppressa da decenni. Niente male per un paese che vive di turismo.

L’opera viene perciò suddivisa in due lotti separati: il primo, il cantiere originale, che prevede la costruzione della nuova linea; il secondo, un nuovo cantiere, che prevederà l’interramento di quella linea. Viene definito anche il costo: per il primo serviranno 19 milioni di euro e c’é già il progetto definitivo. Per conoscere l’importo necessario all’interramento e alla costruzione della galleria si dovrà invece aspettare il “progetto preliminare” che sarà realizzato dal committente dell’opera. Dagli studi di fattibilità prodotti dagli uffici del ministero si è calcolato una spesa non inferiore ai 224 milioni di euro.

Per la realizazione del progetto viene scelta R.F.I., cioè il proprietario della linea ferroviaria. Lo Stato, azionista di riferimento, gli riconoscerà, a partire dal 2007, “un contributo” di 1,6 milioni di Euro ogni anno per 15 anni (cioè 24 milioni di Euro). In pratica l’opera sarà finanziata aprendo un mutuo che sarà pagato, interessi compresi, dallo stato.

A marzo del 2006, dunque, il CIPE approva la “variante di Cannitello”, cioè il cantiere che apre oggi, e affida ad R.F.I. il progetto per la “variante finale alla linea storica in località Cannitello”, cioè l’interramento, che otterrà il via libera con una successiva delibera del CIPE appena R.F.I. avrà realizzato il “progetto preliminare”. Tutto molto chiaro.

Ed eccoci ai giorni nostri. Il 29 luglio del 2009 il ministro Matteoli chiede al CIPE di riesaminare la “variate di Cannitello” perché è sua intenzione cambiare il “soggetto aggiudicatore”: per il ministro il lavoro deve essere fatto dalla società “Stretto di Messina spa” e non più da R.F.I. Come si può leggere dalla delibera del CIPE, che dopo due giorni discute e accetta le motivazioni addotte dal ministro (del. CIPE del 31 luglio 2009), il cambio deve essere fatto perché la società concessionaria per il Ponte ha “provveduto a riavviare le attività necessarie per la realizzazione dell’opera”, ha “proceduto al rinnovo del vincolo preordinato all’esproprio sugli immobili interessati dalla realizzazione dell’opera stessa” e perché è essenziale “l’apertura accelerata dei cantieri rimasti bloccati o non ancora avviati nella precedente legislatura” tra cui il “Ponte sullo Stretto di Messina”.

Secondo il ministro, ed il CIPE, attribuendo la realizzazione della “variante” alla società Stretto di Messina, si assicurerà “la coerenza con gli altri interventi da eseguire nel territorio calabrese”. Inoltre, scrive sempre la delibera, “il Soggetto aggiudicatore della variante di Cannitello, indicato in RFI S.p.A. viene ora individuato in Stretto di Messina S.p.A., in quanto l’intervento è connesso e complementare al progetto del Ponte sullo Stretto”.

Cambia anche il costo dell’operazione: dai 19 milioni deliberati in via definitiva dal CIPE nel 2006, si passa a 24 milioni. Una variazione che il CIPE approva con un unica prescrizione: sarà cura del ministro Matteoli trovare i 5 milioni in più che servono “entro novembre”, cioè prima dell’apertura del cantiere. In pratica con questa ultima delibera si afferma che un “opera pubblica” che serve ad ammodernare un importante asse ferroviario non sarà realizzata dal proprietario dell’impianto ma da un “soggetto privato” tramite un affidamento diretto, quindi senza alcuna gara di appalto pubblica. Non solo: il CIPE decide anche che il passaggio di consegne tra il “soggetto pubblico”, R.F.I., ed il “soggetto privato”, Stretto di Messina spa, si risolverà con un patto riservato tra le due società che “provvederanno a definire, in apposito accordo, le problematiche connesse alla sostituzione del Soggetto aggiudicatore.”

In sostanza si ha che il cantiere apre grazie a due delibere: quella del 2006 che definisce cosa si deve fare e quella del 2009, che decide il cambio del committente ed il costo dell’opera. Variazioni che sono proposte dal ministero dei trasporti, e accettate dal CIPE, ma che non hanno alcun valore perché la delibera del 2009 integra e non abroga quella del 2006. Il cantiere che si apre è, per la legge italiana, un opera di risanamento e miglioramento dell’ambiente che il governo ha deciso di togliere dalle mani del soggetto pubblico per affidarla ad un soggetto privato che con quell’opera non centra niente. E’ tutto regolare? Non lo sappiamo.

Quello che sappiamo, a parte quello letto sui documenti ufficiali, è che qualche mese fa, per l’annuncio dell’apertura del cantiere, il governo ha fatto dichiarazioni mirabolanti che hanno conquistato le prime pagine dei giornali e le dirette televisive. Ora che il cantiere viene aperto, solo uno scarno comunicato stampa. Possibile che si annunci un opera in pompa magna e poi, quando l’opera viene inaugurata, lo si sappia leggendo semplici didascalie pubblicate nelle pagine interne dei giornali? Forse perché, ora che l’opera è partita - e tutto è nero su bianco - se si fa troppa pubblicità qualcuno potrebbe iniziare a fare domande imbarazzanti?

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