di Luca Mazzucato

La bocciatura del lodo Alfano potrebbe rappresentare un'insperata manna dal cielo per l'azzoppato premier. Impersonare la vittima del complotto delle toghe rosse si è sempre dimostrata la carta vincente negli ultimi quindici anni. A meno che questa volta le pressioni psicologiche non siano più sostenibili per la salute mentale del premier, come suggerito da Veronica Lario. Passata l'ebbrezza per la sentenza della Corte Costituzionale, che ha ricordato l'esistenza in Italia di almeno una istituzione al riparo dal manovratore, è necessario riflettere a mente fredda sui nuovi scenari che questa sentenza apre. La vittoria della Costituzione sullo stato d'eccezione legale permanente, che il premier vorrebbe instaurare in Italia, ha scaldato gli animi di quella parte d'Italia che nella scorsa legislatura andava sotto il nome di “popolo dei girotondi.” Ma è ancora possibile catalizzare attorno alla difesa della legalità quella marea di cittadini indignati che risvegliò le coscienze e portò nel 2006 alla sconfitta dell'unto dal Signore?

Lo scenario del movimento di massa sembra difficile da realizzare. Innanzitutto, il Pd ha definitivamente rinnegato l'alleanza con Di Pietro, nel cui partito sono stati eletti molti degli ispiratori dei girotondi. Il Pd rincorre l'alleanza con Casini in vista delle prossime regionali, spostamento centrista che ha come prerequisito l'abbandono della polemica sulle leggi ad personam. Il fatto che Casini formerà alleanze a scacchiera, lasciando il Pd ancora una volta con il proverbiale cerino in mano, è un altro discorso. 

Allo stesso tempo, la scomparsa delle forze di sinistra dal Parlamento non consentirebbe ai nuovi girotondi quella forte copertura politica di base di cui godeva in passato. Inoltre, l'aggravarsi della crisi e la disoccupazione di massa hanno eroso la base sociale dei girotondi: chi non ha più un lavoro difficilmente si preoccupa di sofismi legali.

Ma il vero paradosso della bocciatura del lodo Alfano è tutto politico. Negli ultimi mesi, per la prima volta il consenso per il premier ha cominciato a vacillare significativamente. Berlusconi ha cercato di tenere alto il livello dello scontro, creando polemiche con i giornali ed evocando un complotto eversivo immaginario, in mancanza di un nemico concreto. La riapertura dei processi a Milano e a Roma fornirà dei nemici in carne e ossa, che il premier potrà sfoggiare in qualsiasi appuntamento elettorale. Il ritorno della saga delle “toghe rosse,” in questo senso, è un'opportunità ghiotta per Berlusconi, che tornerà ad utilizzare la strategia del vittimismo, attenuata con l'entrata in vigore del lodo Alfano.

Quando Berlusconi afferma che “finché ci sarà Santoro, vincerò per sempre le elezioni,” confessa involontariamente il perno della sua strategia elettorale. Grazie al controllo ferreo sull'informazione televisiva, ottenuta con le ultime nomine Rai e le epurazioni a Mediaset, il premier forma e manipola le opinioni della maggioranza dei cittadini a proprio piacimento. Grazie alla riapertura dei processi, l'attenzione dei media si focalizzerà sulle questioni legali e non sulle vere emergenze politiche e sociali della disoccupazione e della precarietà, le uniche in grado di sconfiggere politicamente la destra. Un vero e proprio incubo orwelliano diventato infine realtà. Le toghe rosse saranno la nuova arma di distrazione di massa.

Nel caso improbabile che il processo Mills arrivi a sentenza e che il premier venga condannato per corruzione, la maggior parte dei governi occidentali (ma non Putin e Gheddafi) metteranno il nostro Paese in quarantena. Ma difficilmente questo non avrà ripercussioni drammatiche sulla politica italiana, se Berlusconi giocherà a reti unificate la carta del complotto della sinistra e dell'autarchia, come già fatto con successo in ogni occasione.

Montezemolo scalda i motori (meglio il suo ingresso a destra che quello a sinistra, dato per certo alcuni anni fa) e corre un giro di prova insieme a Fini, aspettando la fine del Caimano e la riapertura dei giochi. Ma c'è la concreta possibilità che il premier sopravviva a tutti i suoi avversari interni, grazie all'elisir di lunga vita che il suo medico Scapagnini gli prepara e che lo fa ringiovanire di festino in festino.

A meno che... due possibili vie d'uscita. La prima, giudiziaria: che venga accertata la consegna a Marcello dell'Utri del famoso “papello” di Riina, dimostrando che Berlusconi è il misterioso garante della pace tra lo Stato e Cosa Nostra. O, piu' semplicemente, che le condizioni di salute mentale di Berlusconi siano davvero serie, come ha lasciato presagire sua moglie. Se una vittoria politica contro l'imperatore è quasi impossibile, è invece una concreta possibilità che i processi milanesi e gli scandali sessuali mandino in cortocircuito il vispo settantatreenne. Le sue dichiarazioni a caldo dopo la bocciatura del lodo Alfano sono un primo assaggio della follia dell'imperatore. Insultando la Corte e il Capo dello Stato, Berlusconi ha dimostrato un logoramento psicologico, che potrebbe aggravarsi e portare a situazioni imprevedibili. Come in un remake di “Codice d'onore,” l'unica speranza è che un Berlusconi/Jack Nickolson, in aula di fronte al giudice, perda le staffe e rivendichi fieramente: “Ma come si permette, certo che l'ho corrotto io David Mills!”

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy