di Alessandro Iacuelli

Alla vigilia delle primarie, la vita noiosa del PD si è animata: Rutelli se ne va. Non ancora, dice lui, ma manca poco, capiscono tutti. Il segnale è stato dato alla conferenza stampa di presentazione del suo libro, dal titolo “La svolta: lettera ad un partito mai nato”. Un titolo più che altro autobiografico, dal momento che sono state numerose le “svolte” dell’ex ragazzo di Torre Argentina e la stessa mancata nascita del PD ha in lui uno degli alfieri principali. Ma “la svolta”, in effetti, appare la cifra più adatta a rappresentare il tortuoso cammino dell’errante senza pace. Di svolta in svolta, dai radicali fino al PD, passando per la Margherita, in effetti il piacione della politica romana non si è fatto mancare niente. Negli intersizi delle sue numerose svolte, ha trovato la candidatura a Premier, la carica di Sindaco della Capitale e diversi altri incarichi di minore livello, fino alla trombatura annunciata alle ultime comunali ad opera di Gianni Alemanno, che avrebbe perso con chiunque, ma che ha vinto con Rutelli.

La svolta principale di Rutelli è certamente stata quella del passaggio dalla cultura laica ed anticlericale, propria della sua militanza nel Partito Radicale - nel quale durante gli anni ’80 ricoprì anche l’incarico di tesoriere - all’abbraccio mistico dell’identità religiosa. Un percorso iniziato da sindaco di Roma, evolutosi poi (decisamente in modo inglorioso) con i “coraggiosi” e i Teo-dem. Dal rappresentare la voce dei diritti civili al farsi megafono di Paola Binetti, il percorso, pure non semplice, è stato lineare: di svolta in svolta, infatti, “er cicoria” non ha mai perso di vista il luogo da dove era partito a quello dove voleva arrivare, anche solo per marcare le differenze oltre il richiesto.

Ed oggi, quando il nodo non tanto dell’identità, quanto della sopravvivenza, del partito democratico sembra arrivare al pettine, Rutelli annuncia la sua ultima rottura. Nessuna sorpresa, per carità: persino i sassi sapevano delle ambizioni rutelliane e tutti sanno che - qualunque sarà l’esito delle primarie - il suo futuro ruolo nel PD sarebbe stato ogni giorno più marginale. Da qui la volontà di trovare una nuova collocazione: e Casini, che di ricollocazioni è un grande intenditore, ha pensato bene di spalancargli le porte dell’Udc.

“La Margherita, dice, non tornerà, ma così come sta procedendo, il PD è un grande tradimento delle idee che diedero vita al progetto. Spiega “er cicoria” che il PD va ormai verso l’identità di ultimo partito della sinistra italiana e che, a questo destino, lui si oppone: “A sinistra no - dice - è una strada senza uscita”. Come si è arrivati a essere l’ultimo partito della sinistra (soprattutto senza che nessuno, soprattutto gli elettori di sinistra se ne sia accorto)?

Lo spiega lui, con parole come al solito chiarissime: “E’ mancato il coraggio di scegliere e tracciare la propria strada. La nascita di un partito riformatore, di questi tempi, avrebbe comportato la costruzione di una nuova narrazione e il fascino e la concretezza di un’azione ben organizzata nella società italiana”. Coloro che eventualmente trovassero nebulose le parole e oscuri i concetti, potranno rifarsi con il concetto che segue: “La debolezza della proposta ha reso sfumata la differenza rispetto ad avversari e vicini. L’inevitabile conseguenza - chiosa Rutelli - è che il PD diviene una variante nello sviluppo della storia della sinistra”. Chiaro, no?

E adesso? Per cambiare, conclude Rutelli, si dovrebbe formare un governo di ricostruzione e rilancio dell’economia, un governo del presidente con larga base parlamentare, l’interruzione dei conflitti distruttivi, un programma ambizioso di tre anni, pero poi - nel 2013, arrivare all’appuntamento con una competizione tra due schieramenti alternativi, basati su alleanze di nuovo conio”. Tra le declamazioni e i progetti non si sa dove la confusione regni maggiore. Per il PD, oggettivamente, quella dell’uscita di Rutelli è una buona notizia, che contribuisce a dipanare le contraddizioni sui temi etici e sulla conseguente collocazione politica. A patto però che i suoi coraggiosi teo-dem, lo seguano.

 

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