di mazzetta

Quando nel corso degli umani eventi si rende necessario ad un popolo sciogliere i vincoli politici che lo legano a una leadership corrotta e tragicamente ridicola, devono cadere le barriere di classe, censo e orientamento ideologico; l'interesse comune deve avere ragione di qualsiasi resistenza o interesse particolare e la leadership deve essere rimossa quanto prima possibile. Ogni esitazione costa denaro e sofferenze e allungare l'agonia non è di nessuna utilità. L'Italia è indubbiamente il paese più corrotto tra tutti i paesi sviluppati. È anche il paese avanzato con la libertà d'informazione più compromessa. È inoltre il paese con il debito pubblico più elevato. Questi tre record non preoccupano l'attuale presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, che anzi ha ampiamente contribuito a consolidarli. Silvio Berlusconi non si è limitato a peggiorare la situazione già tragica del paese, preoccupandosi solo di consolidare il proprio potere, ma con la sua condotta privata e con quella pubblica, ancora più vergognosa nel contrastare le legittime reazioni che questa ha suscitato, si è rivelato un pericoloso eversore dell'assetto repubblicano e ha provocato danni incalcolabili all'immagine e alla reputazione del paese.

Danni difficilmente quantificabili, ancor di più in un momento di crisi nel quale servirebbe una leadership attenta e presente ai problemi di milioni di italiani che finiscono sul lastrico. Ma è chiaro a chiunque, dalle menti più fini della classe dirigente fino ai meno dotati, che il comportamento di Silvio Berlusconi ha danneggiato e continua a danneggiare il paese, trascinato in una telenovela che in poche settimane l’ha reso lo zimbello della comunità internazionale. Non c'è uno spazio sui media internazionali nel quale non si rida di Berlusconi e dell'Italia e questo è ovviamente un danno inestimabile, ancora di più in tempi nei quali il marchio e l'immagine valgono più della stessa sostanza. Un'immagine tragica alla quale corrisponde purtroppo una sostanza altrettanto tragica, nel nostro caso.

La produzione del famigerato e lunare “Lodo Bernardo” altro non é che la conferma più plateale dell'esistenza di questo danno: se non esistesse, Berlusconi non avrebbe bisogno di premunirsi con una legge che impedisce di chiedergli il risarcimento dei danni all'immagine dello Stato. Un'iniziativa che si sposa con la realtà di un leader sull'orlo della disgrazia, piuttosto che sull'apparenza ridicola che cerca di affermare: quella di un leader apprezzato universalmente che gode di grande successo popolare e che passa da un trionfo all'altro.

È appena il caso di ricordare che la condotta istituzionale del suo governo sembra informata alla demolizione della Costituzione e alla demolizione dei poteri di controllo e al porsi, lui e i suoi associati, al di sopra delle leggi e dei controlli di legittimità che valgono per tutti i cittadini e tutti gli amministratori della cosa pubblica. L'aperta ostilità alle leggi e ai poteri concorrenti, l'arroganza istituzionale che è appena culminata in un attacco frontale all'Unione Europea, le pretese d'immunità personale e la sua ostilità agli altri poteri, con i quali sarebbe invece chiamato a convivere democraticamente, hanno fatto di Silvio Berlusconi la barzelletta della politica internazionale e una grave minaccia all'integrità e all'equilibrio istituzionale del paese. L'attacco di questi giorni a quella parte dell'informazione che sfugge al suo controllo e gli esercizi di calunnia verso chi lo critica sono solo le ultime gocce a cadere in un vaso già colmo.

Poco importa che lui e i suoi sgherri denuncino questa situazione come il risultato del complotto di forze malvagie e rivendichino comportamenti criminali come legittima difesa; chiunque sia in possesso delle proprie facoltà mentali è in grado di riconoscere l'evidenza. Silvio Berlusconi si è ormai avvitato in un’escalation contro tutti e tutti, disposto a pagare qualsiasi prezzo pur di rimanere in sella. Non c'è da stupirsi, è un prezzo che pagheranno gli italiani insieme a quelli di altre sue iniziative, come la scellerata decisione d'indebitare ulteriormente il paese per comprare tecnologia nucleare obsoleta.

Ciascuna delle sue azioni è ormai stereotipata e si riduce a questo modello, chiaramente fallimentare, nel quale a fronte di un suo modesto vantaggio personale o per i suoi associati, corrispondono spese e danni enormi al patrimonio e ai valori di questo paese. Spesso per tacitare o accontentare qualche delinquente che approfitta della sua debolezza.

Non è quindi l'ideologia che deve motivare classi dirigenti e popolari a liberarsi del suo governo, perché qualsiasi perplessità ideologica è soverchiata massicciamente dall'incombente distruzione dell'interesse e della reputazione nazionale. L'esempio degli Stati Uniti e del prezzo che stanno pagando dopo due mandati dell'amministrazione Bush, dovrebbe rendere l'idea di cosa attende il paese qualora sia permesso a Berlusconi di rimanere ancora al governo; la stessa implosione della destra statunitense è il risultato dell'abbandonarsi a un leader impresentabile.

Se il paese può sopportare le sue storie con minorenni e prostitute, se può sopportare la sua catena di patetiche e contraddittorie scuse, a mascherare la sua inadeguatezza morale nel ricoprire il ruolo di presidente del consiglio; non così può permettersi di accettare lo tsunami di fango con il quale Berlusconi sta provando a dimostrare che l'intero paese è sporco come lui appare sporco. Ugualmente infantile e pericoloso è l'espediente di accusare l'Unione Europea dei propri fallimenti, aprendo a tal fine un aspro e insensato confronto con i nostri confederati europei, un conflitto nel quale vorrebbe farsi campione di quella dignità nazionale che invece calpesta quotidianamente.

Interesse e dignità nazionale sono gravemente compromessi e queste lesioni non mancheranno di far sentire i loro effetti in futuro, accanto alle conseguenze dello smantellamento dello stato sociale, dell'istruzione pubblica e al degrado della vita pubblica. L'irrilevanza dell'Italia sulla scena internazionale e il suo conseguente isolamento, sono un danno attuale e reale, facilmente verificabile. Solo dittatori e leader sanguinari si accompagnano ormai a Silvio Berlusconi, mentre i capi di governo dei paesi più democratici temono la sua sola vicinanza in occasione delle occasioni internazionali alle quali presenzia.

Così anche in Italia, a lui s'accostano solo prosseneti e personaggi dalla reputazione ugualmente compromessa. Una debolezza che lo espone a ricatti di ogni genere; da quelli dei sedicenti partiti del Nord e del Sud fino a quelli delle mafie locali e che lo costringe all'alleanza esclusiva con soggetti altrettanto impresentabili, altrettanto ostili all'interesse generale. Una situazione che determina un vuoto di potere del quale i forti fanno stracci dei deboli e il degrado morale e quello materiale s'avanzano rapidissimi

Quale che sia la rete d'interessi che sostiene Silvio Berlusconi non può esimersi dal riconoscere che la sua presenza al governo è foriera di danni ben più ingenti della somma dei meschini vantaggi individuali che distribuisce ad amici e clienti. Quale che sia la sete di potere delle forze politiche che sostengono Silvio Berlusconi, non possono fare e meno di notare che il prezzo che pagheranno, continuando a sostenere una condotta tanto folle, è di molto superiore ai vantaggi che stanno lucrando al governo. Quali che siano gli interessi immediati d'industriali e finanzieri, non possono fare a meno di rilevare l'imponente distruzione di ricchezza in corso e il degradare di tutti gli indici economici in misura impressionante. Infine, quale che sia l'ignoranza della base sociale che lo sostiene, non sarà difficile convincerla dell'opportunità di liberarsi del soggetto e portarla ad applaudirne la caduta con lo stesso entusiasmo con il quale ne ha salutato l'ascesa.

Silvio Berlusconi non possiede doti sovrannaturali, ha solo un controllo estesissimo sui media e sulla creazione del senso, ha il dominio dell'informazione. Un controllo che la volontà politica e popolare gli può sottrarre – legittimamente - dalla sera alla mattina con una normativa antitrust simile a quelle adottate da tutti i paesi d'Europa, senza che nel paese si alzi alcuna ribellione o dissenso che non sia quella dei suoi dipendenti.

Nemmeno manca nel paese una lunga tradizione di governi poco ortodossi, si chiami governo tecnico o elettorale; si rimpastino i ricordi dell'unità nazionale o si tenti la strada dell'innovazione, non sono certo le soluzioni tecniche a mancare. Liberare con urgenza il paese dal peso dell'anomalia rappresentata da Berlusconi resta quindi responsabilità evidente della classe dirigente italiana e resta una sua scelta obbligata e coerentemente egoista, perché continuando così resterà ben poco da dirigere. Con il rischio reale che il malcontento popolare tracimi e trascenda, sprofondando ancora di più il paese verso il caos e verso danni ancora più severi.

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