di Rosa Ana De Santis

La serrata polemica tra Calderoli e i vescovi arriva a toccare il fondamento storico del rapporto tra Italia e Vaticano: il Concordato. Un’impasse difficile da sciogliere anche per un abile prestigiatore come il premier. La Lega ci ripensa subito e arriva in tempo utile la nota ufficiale: il Concordato non si tocca e rimane tutto così com’è. Nei giorni scorsi lo scambio di battute tra Calderoli e i vescovi si era inasprito sui tema dell’immigrazione e la politica dei respingimenti. Nel suo manifesto antimusulmano, il ministro della semplificazione normativa ha ribadito che se l’approccio della Chiesa deve comprensibilmente ispirarsi all’amore cristiano, il governo deve agire secondo le logiche dell’efficacia e della concretezza. Rispondono Avvenire e Famiglia Cristiana con editoriali durissimi che definiscono “grottesca” la politica del Carroccio. Del resto, rispondere agli sbarchi con un capo d’accusa è un rimedio che sarebbe doveroso definire immorale oltre che idiota. La soluzione elementare ed ecumenica proposta da Calderoli sulle diverse aree di competenza, sbriciola in un colpo la tela che da molto tempo il Vaticano tesse nelle sedi istituzionali e che va nell’opposta direzione, quella di un pressing nemmeno troppo occulto sull’Esecutivo.

Mentre la Lega persegue la maratona dell’intolleranza, suscitando le critiche durissime di mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio per i Migranti, il Presidente del Consiglio parteciperà alla Perdonanza dell’Aquila, sedendo a messa e a tavola con il cardinal Bertone. La separazione dalla Chiesa non conviene a nessuno, tantomeno a una maggioranza che, mai come adesso, rischia di perdere i voti cattolici.

Così se lo scenario drammatico dell’Abruzzo aveva giovato all’immagine del premier, alla sua dottrina “del fare” e ad un G8 molto cinematografico, ora diventa un’altra volta occasione preziosa per recuperare il legame raffreddato, almeno sulla stampa, con i vertici del clero.

I costumi del premier, castigati dalle pagine di Avvenire e la xenofobia a buon mercato dai leghisti qualche terremoto nei rapporti con il governo non potevano non procurarlo, di fronte ad un paese che di cultura cattolica è infarcito fin nel midollo, Ora si tratta di vedere cosa succederà per pareggiare i conti in termini di contropartite di potere e vantaggi in favore del Vaticano. Perché il rapporto tra questa maggioranza e lo Stato Pontificio s’ingrassa così.

Avrà ragione Berlusconi quando ricorda che i rapporti con la Chiesa sono quelli di sempre? Non c’é alcuna dialettica autentica, nessuna premessa di scontro, tantomeno di convergenza. Non c’è la ricerca di dividere gli ambiti e le competenze di potere, come vorrebbero farci credere Calderoli e i suoi, tantomeno un’ispirazione ai valori cristiani, piuttosto difficile da difendere quando il capo del governo si trova al centro di scandali e promesse di favori importanti con lucciole d’alto borgo. Questo metodo e questa storia non ci riguarda più. Magari dover conquistare laicità dall’ortodossia del clero cattolico, magari fosse questo il piano del ragionamento.

I nuovi patti lateranensi stanno tutti nell’elenco delle contropartite che il Vaticano chiede al governo. Pensiamo al caso Eluana Englaro, all’improvviso e anche un po’ maldestro impeto di fede di Berlusconi e all’impegno in prima fila del Ministro Sacconi; quindi all’accelerazione che il testo di legge ha subito in Parlamento a sfregio di ogni lavoro congiunto con l’opposizione e di ogni annunciata riflessione di studio. Più recente il caso della pillola RU486 e la difesa impazzita dei divieti del sottosegretario alla salute Roccella. Difesa ridicola che è tornata a rivisitare in chiave proibizionista diritti e libertà che credevamo in buona parte riconosciuti una volta per tutte con la legge 194. Da ultima – ma non sarà l’ultima - la reazione del Ministro dell’Istruzione alla sentenza del TAR sull’ora di religione nelle scuole.

Sugli immigrati si consuma un’altra battaglia che vedremo forse liquidata con moniti sulla morale dell’accoglienza e poco di più. Tutto è stato già deciso e i clandestini, rei di essere poveri o rifugiati in fuga, continueranno a morire tra le preghiere quando non saranno utilizzati a nero nelle nostre città. Utili, sono utili a tutti. La Chiesa questa volta, aldilà del “lavoro sporco” che fanno i preti impegnati nel sociale, non muoverà un dito contro questa legge. La sanatoria di colf e badanti strappata alla legge serviva a un paese intero, nessuna crociata di valori.

Nei titoli di questi giorni si respira uno scontro forte tra la Chiesa e il governo, ma è fumo ed immagine e poco ha a che vedere con una questione di morale religiosa tantomeno con una battaglia per la laicità di questo Paese. La Chiesa lascia passare la legge sui clandestini che interessa meno i poteri forti e si prepara a chiedere il conto sulle donne di questo paese e negli ospedali. Nei luoghi della sofferenza esistenziale, la grande cassaforte del prestigio culturale del clero.

Mentre il domino del do ut des prosegue, Berlusconi va in confessionale a sciacquarsi la coscienza, in una sede di sicuro impatto mediatico, a riabilitare una vita un po’ troppo sopra le righe per poter non essere pubblicamente ammonita. L’Abruzzo aspetta il premier e la scena che vedremo sarà quella di un nuovo sodalizio con il clero, alleanza di poteri. La sensazione è che l’indulgenza del perdono di lontana memoria avrà un prezzo alto e che lo pagheremo tutti.

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