di Cinzia Frassi

Sono “spese inutili”, a sentire il Carroccio, quelle che andrebbero messe sul tavolo per la celebrazione dei 150 anni della Repubblica Italiana, opere ed eventi che interesseranno tutto il 2011. Negli ultimi tempi i fazzoletti verdi non hanno mancato un'occasione per entrare nelle prime pagine di quotidiani e telegiornali con i soliti toni. L'importante è che di loro se ne parli. Così dopo le polemiche attorno all'Inno di Mameli, le bandiere regionali, i dialetti e le ronde, ecco che l'insistenza della Lega tocca l'anniversario più importante della storia della Repubblica: l'Unità d'Italia. "Il modo migliore per dare un senso di svolta e di significato politico a quest’anniversario è quello di valorizzare tutto ciò che riguarda il patrimonio storico, con provvedimenti che possono essere presi senza spendere praticamente un Euro". Questi i chiarimenti di Mario Borghezio, l’europarlamentare leghista dai trascorsi in Ordine Nuovo, in una recente intervista al quotidiano on line Affaritaliani.it. Senza spendere un Euro? Troppo tardi. Fu l’ultimo governo Prodi ad occuparsi inizialmente del progetto, improntando un programma fatto di opere ed infrastrutture e di eventi di carattere culturale, affidando ad un Comitato interministeriale ad hoc la pianificazione e l’organizzazione della storica ricorrenza. I cantieri di alcune opere presero il via e sono ora in fase di completamento, come il nuovo Parco della Musica e della Cultura a Firenze e il nuovo Museo archeologico nazionale a Reggio Calabria; per altre a quanto pare sembra arrivato il cartellino rosso.

Giusto per dare l’idea della pioggia di denaro di cui stiamo parlando, per citare solo alcune delle opere dedicate al 150esimo, abbiamo la bella somma di 66 milioni di Euro per il museo Mediterraneo dell'arte nuragica e dell'arte contemporanea di Cagliari, per i restauri del Mastio della Cittadella di Torino altri 23 milioni di Euro, per il famoso Concept internazionale della fotografia e della televisione a Milano ben 20 milioni e, per la ristrutturazione del Teatro San Carlo di Napoli, 39 milioni. Nemmeno un Euro? Va sottolineato che, per l’occasione, venne istituito un Comitato dei Garanti presieduto dal Presidente Emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (con il compito di monitorare il programma) il quale non ha speso una parola circa il fiume di denaro stanziato.

Tuttavia, non è tanto il fatto che venga messo sul tavolo questo bel gruzzoletto, quanto le modalità con le quali si spende. Sì, perché ogni volta che nel nostro paese si tratta di realizzare opere pubbliche, anche in occasione di eventi particolari - vedi Expo 2015 - quindi di stanziamenti con vari zeri, si inizia con deroghe a normative comunitarie in merito alle procedure di valutazione di impatto ambientale, di affidamento di lavori, servizi e forniture, cioè di appalti. Per non parlare di contabilità, d’incarichi dirigenziali, di sponsor e via dicendo. Tutto all’insegna dell’urgenza, dell’eccezione e della disinvoltura che ci caratterizza. Questa sarebbe la questione sulla quale discutere.

Il governo Berlusconi, tuttavia, pensa ad una revisione del programma, quanto meno per ciò che riguarda quelle opere ancora da realizzare e soprattutto per gli eventi collaterali, per risolvere con iniziative popolari, grandi eventi e ricchi premi e cotillons. In sostanza, il governo Berlusconi vorrebbe rifarsi la faccia con un’estrema prova di austerity proprio in occasione di una ricorrenza così importante? Probabilmente si, in un certo senso. Il Cavaliere e la sua innata attitudine allo spettacolo dovrebbero portarlo a mettere in campo eventi mediatici che possano oscurare tutto il resto.

Il Carroccio dimostra invece di voler cavalcare anche questa storica ricorrenza nel solito modo: radicalizzare la questione meridionale, ma soprattutto quella settentrionale, come se mafia, clientelismo e corruzione fossero appannaggio di una sola parte del territorio italiano. Ci tiene in pratica ad essere il più populista dello schieramento di governo cui appartiene, cosa tra l’altro non facile.

L'Unità d'Italia rappresenta ciò che il fazzoletti verdi hanno sempre combattuto: la nazione, ma soprattutto il popolo italiano che vorrebbero diviso almeno in nord e sud. Certo funziona, nel senso che ha fatto e ancora fa guadagnare al partito di Bossi continui nuovi consensi. I suoi metodi sempliciotti in fondo pagano, soprattutto in una stagione politica che brilla solo per povertà d’idee, progetti politici sostanziali e per farci rimpiangere sempre più la famosa prima Repubblica: loro invece, montano i gazebo nelle piazze e continuano a fomentare i soliti luoghi comuni, lasciando perdere quelle che sono le problematiche reali del Belpaese. Di quelle è meglio che non si parli. Il fatto è che l’era più populista d’Italia e il mediocre livello culturale e sociale che caratterizza gran parte della società italiana, ben preparano il terreno ai desideri di secessione in verde.

Tutto sommato la Lega parla alla pancia e al portafogli alla quarta settimana, in uno scenario politico senza alternative. Sarà l'ennesima vampata d'agosto che evapora il buon senso e accende la tentazione irrefrenabile di fare teatro. L'ennesima messa in scena, quella di un governo che, per attitudine dei suoi attori principali, ama la boutade, ma soprattutto la suspense che la precede e il successivo minimizzare. Poi tutto torna come prima.

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